"Così dice il Signore: «Una voce si ode da Rama, lamento e pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, rifiuta d'essere consolata perché non sono più» Geremia 31:15.
India: bimba di nove anni stuprata e torturata, in fin di vita
Delhi - Una bambina di nove anni è in fin di vita dopo essere stata brutalmente violentata da un uomo che l’ha avvicinata in strada insieme a due amiche. Le due bambine hanno dichiarato che lo stupratore ha chiesto di seguirlo e la bimba ha accettato, mentre le altre due si sono allontanate. Lo stupratore l’ha legata e imbavagliata per poi stuprarla ripetutamente e sottoporla a sevizie. Lee urla della bambina e le invocazioni di aiuto hanno allarmato le amiche che hanno avvertito la madre. La bimba è stata trovata e si trova ora in terapia intensiva, dove è stata sottoposta a un intervento chirurgico.
Obama premia attivista gay accusato di crimini sessuali nei confronti di un 14enne
PHOENIX - L’attivista gay Caleb Laieski, che è stato insignito del posto di “consigliere” per Phoenix dal sindaco Greg Stanton e onorato dal presidente Barack Obama alla Casa Bianca.
Caleb Laieski, è stato incriminato su più di una dozzina di capi di cattiva condotta sessuale con un minore di età inferiore ai 15 anni.
Caleb Laieski, ora 18enne, all’epoca dei fatti aveva 17 anni mentre la sua presunta vittima, un caro amico conosciuto su TrevorSpace (un sito di social media per i bambini e giovani omosessuali di età compresa tra 13-24 anni), 14.
Svezia: si ad adozione per pedofili Procede a ritmo incalzante la lotto contro le discriminazioni in Scandinavia. Si può discriminare un pedofilo impedendogli di adottare un bambino? Ma no, sarebbe ‘rassismo’. Ecco che ad un condannato per tale reato, è stato dato il permesso di adottare un bambino in Svezia, nonostante abbia abusato sessualmente di un bambino di cinque anni.
Le autorità svedesi dicono che l’uomo, di quasi settant’anni, ora non è più un pericolo. L’uomo, dalla città di Helsingborg, condannato per una novantina di vari reati, ha molestato una ragazza del suo quartiere nel 2004, secondo The Local . E avrebbe stuprato una giovane ragazza adolescente.
Ora intende adottare il suo figliastro di 10 anni in seguito alla morte della madre del ragazzo, che l’uomo ha sposato nel 2009. La madre e il padre biologico avrebbero autorizzato la domanda di adozione. Fonte
India: 100 bambine cristiane abusate in treno
India – Continuano le aggressioni sessuali di gruppo in India. Una scolaresca di circa 100 bambine è stata oggetto di molestie sessuali e di brutali aggressioni da parte di alcuni giovani su un treno, nello stato settentrionale del Bihar. Le violenze sulle ragazzine sono durate per quattro ore. Le scolare, appartenenti a una scuola cattolica della città di Dhanbad, stavano tornando da un’escursione di due giorni nel capoluogo di Patna e, insieme a tre insegnanti, erano salite su treno per tornare a casa...continua Bimba di 3 anni affidata ad una coppia gay. "Vive con loro da febbraio".
BOLOGNA - Bimba di tre anni affidata temporaneamente ad una coppia gay. Questa è la decisione presa dal tribunale dei minori dopo aver valutato la condizione familiare. «C'è benessere e serenità», ha sancito il giudice in quella che per molti è stata una sentenza choc.La bambina vivrà temporaneamente insieme a due papà che con la bimba non hanno legami biologici: una coppia stabile, di mezza età e con un buon reddito. La notizia è riportata dal Corriere della Sera e chiarisce che la bimba conosce da tempo le persone e ne è molto affezionata al punto di chiamarli "zii". Una scelta questa fatta per il bene della bimba e per la gioia di una coppia che sogna l'adozione in Italia.«E se per le adozioni la legge italiana parla espressamente di coppia sposata, per l’affidamento è previsto che la nuova famiglia possa essere una coppia tradizionale, meglio se con altri figli minori in casa, ma anche una "comunità di tipo famigliare"», queste le parole dell'articolo, «formata da due persone che assolvono alla funzione di genitori, o anche un single. Non c’è una voce specifica per le coppie omosessuali, ma neppure nessun passaggio che le escluda».CONVIVE CON LORO DA FEBBRAIO Prima che il giudice tutelare di Parma, il 2 luglio, disponesse l'affido temporaneo per due anni a due uomini di mezza età, la bimba di tre anni - figlia di due genitori stranieri, vicini di casa della coppia, nel Parmense - già conviveva con loro. Da febbraio, per quello che informalmente gli operatori dei servizi sociali definiscono un 'periodo di prova'. Il rapporto tra gli affidatari e la famiglia era cominciato infatti due anni fa. Prima di arrivare all'affido consensuale c'erano stati altri passaggi, come l'ok del centro per le famiglie dei servizi sociali supportati dagli psicologi dell'Ausl. La bimba aveva vissuto in precedenza in particolare con la madre, che ha un buon rapporto con i due affidatari. Chi conosce la situazione della convivenza la descrive come «molto felice e tranquilla».CONSIDERATI COME SINGOLI INDIVIDUI I due uomini ai quali è stata affidata per due anni una bimba di tre sono stati considerati come due singoli individui. Si apprende da fonti giudiziarie. Se la legge - è il ragionamento dei giudici - lo consente ad un singolo individuo, lo consente anche a due, se ritenuti idonei...continua
Pedofilia nel clero, Bergoglio ha reso illegale la denuncia dei crimini Lo strano caso della norma vaticana che inasprisce le pene per i preti pedofili. Potrebbe impedire agli appartenenti al clero di denunciare i presunti abusi.
Quando papa Francesco ha aggiornato il sistema legale vaticano criminalizzando la fuga di informazioni riservate e al contempo formalizzando una nuova norma contro i crimini sessuali, qualche perplesso sopracciglio si è sollevato. Dopo che la norma è stata resa pubblica, uno sguardo attento scorge che il papa ha di fatto reso illegale la denuncia di crimini sessuali sui minori. Secondo le nuove normative, rivelare o ricevere informazioni vaticane riservate è ora perseguibile con una pena fino a due anni di carcere, mentre i nuovi abusi sessuali nei confronti dei minori sono punibili con 12 anni di prigione. Ma poiché tutti i crimini sessuali sono informazioni riservate in virtù del De delictis gravioribus emanato nel 2001 dall'allora cardinale Joseph Ratinger (che in estrema sintesi impone il segreto pontificio sui delitti che violano il VI Comandamento e di fornire le notizie di reato solo alla Congregazione per la dottrina della fede, ndr), potrebbe non esserci più una via legale per denunciare al di fuori del Vaticano gli abusi compiuti dagli appartenenti al clero. Sulla scia dello scandalo deflagrato nel 2012 a causa della "fuga di notizie riservate", che ha portato in carcere il maggiordomo del papa Paolo Gabriele, le nuove norme saranno applicate anche agli organi della Santa Sede e di fronte a quello che a tutti gli effetti sembra un grossolano scivolone, il segretario per gli Affari esteri vaticano, monsignor Dominique Mambert, avverte i possibili scettici all'interno del Vaticano che anche loro «sono soggetti all'occhio più potente di tutti: quello di Dio». Ma questa, forse, è solo una battuta. Justin Dodd Sintesi dell'articolo pubblicato su Newslo, traduzione di Belinda Malaspina
CUNEO CRONACA RICEVE DA TELEFONO ROSA E PUBBLICA LA SEGUENTE LETTERA:“Chi ha educato il prof. Valter Giordano? Chi lo educherà? Abbiamo osservato con viva preoccupazione la ostentata manifestazione di solidarietà e incoraggiamento che ha riscosso il prof. Valter Giordano da parte di soggetti, adulti o adolescenti, che evidentemente hanno smarrito, o mai avuto chiari, o peggio ancora ritenuto irrilevanti i confini che il loro beniamino ha illecitamente varcato più e più volte, avvantaggiato dal proprio ruolo. Sgomenta l'incapacità' di cogliere l'essenza dell'abuso nell'approfittamento da parte del docente di un proprio più o meno significativo fascino intellettuale, usato anche clandestinamente per cementare una relazione sessuale invischiante e disequilibrata, nutrita dal controllo psichico totale, antitesi della parità. Il silenzio attorno a queste vittime e' incomprensibile, mentre incredibilmente suona la fanfara del sostegno all'autore della violenza, pure sottratto, per adesso, al carcere”.“Telefono Rosa Piemonte, a voce alta, vuole esprimere vicinanza alle allieve cannibalizzate dal loro insegnante. E preannunciare presenza anche in sede giudiziaria, a simbolica interpretazione del diritto di tutte a non dover diffidare dei propri educatori. Ora però e' indispensabile ancora riflettere: quanto lavoro occorre fare, e da parte di chi, e con quali competenze, perché davvero alle future generazioni vengano assicurati gli strumenti culturali ed emotivi per riconoscere e rifiutare ogni forma di violenza di genere, anche quella più vilmente camuffata?”
Billings, Mont. - Montana giudice della Corte Distrettuale G. Todd Baughe ha condannato ex insegnante di scuola superiore e stupratore, Stacey Dean Rambold, a 30 giorni di carcere per lo stupro ripetuto di una ragazza di 14 anni sua studente che a seguito di queste esperienze si suicidò... continua
Canton Zurigo A 31 anni uomo, arrestato nel marzo 2011 per aver violentato tre bambine, infatti abusato di sette bambine, l'indagine ha rivelato che i quattro nuovi casi. Rivelato nel marzo 2011, un caso di abuso sessuale di tre bambini in una scuola materna di obbedienza evangelica a Volketswil (ZH) è molto più grave di quanto ipotizzato al momento. L'inchiesta ha rivelato altri quattro casi. Il pubblico ministero di Zurigo accusa lo stupratore educatore di coercizione sessuale, abusi sessuali e pornografia... continua
Unicef: 223 milioni di minori nel mondo vittime di abusi
La violenza contro i bambini è fin troppo spesso un fenomeno invisibile: l'Unicef lancia l'allarme. Porre fine alla violenzacontro i bambini, per spingere cittadini e governi ad alzare la propria voce
Roma - La violenza contro i bambini e' fin troppo spesso un fenomeno invisibile, non ascoltato e non denunciato, ha dichiarato oggi l'Unicef, presentando un'iniziativa volta ad incitare i cittadini, i legislatori e i governi ad alzare la propria voce contro la violenza sui bambini. Questa iniziativa e' rivolta a canalizzare la crescente indignazione che suscitano le orribili aggressioni commesse contro i bambini, come per esempio gli spari contro l'allora 14enne Malala Yousafzai in Pakistan; la sparatoria di Newtown in Connecticut nel dicembre 2012, durante la quale hanno perso la vita 26 persone tra bambini e insegnanti; e ancora gli stupri subiti da ragazze in India e in Sud Africa nel 2013. "In ogni paese, in ogni cultura, la violenza contro i bambini esiste", ha dichiarato il direttore generale dell'Unicef Anthony Lake... CONTINUA LA LETTURA DELL'ARTICOLO, QUI http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/442874/Unicef-223-milioni-di-minori-nel-mondo-vittime-di-abusi
Shock Olanda: si alla Pedofilia! Clamorosa sentenza di un tribunale olandese: club pedofilo legale! di Rosario Giglio
Assen, Amsterdam - L’Olanda, come la Svizzera, è un Paese che segue molto poco le leggi della morale tradizionale cristiana e – spesso e volentieri – anche le poche, pochissime, leggi dell’Unione europea laiche e "favorevoli" all'uomo ed alla dignità della persona. Almeno le rare rimaste, in un'Europa resa ombra di sé stessa e del suo glorioso passato, da una élite di seguaci del nuovo credo "illuminato". D'altra parte – come noto – il multiculturalismo è stato da sempre il tratto caratterizzante della società olandese. Ne sono esempio le leggi piuttosto aleatorie inerenti alla vendita delle droghe leggere, quelle relative alla tratta delle donne; la questione dei diamanti insanguinati, ed ora finanche la clamorosa apertura alla pedofilia! Questo, sempre in nome di un presunto progresso. Il Club della Follia
L’associazione finita nell'occhio del ciclone mediatico (si fa per dire) è la Vereniging Martijn, ente no-profit nato nel 1982. La mente dell'organizzazione è il presidente della stessa, Marthijn Uittenbogaard, un uomo dal "curriculum di tutto rispetto". Sentite un pò: nel 2006 fondò un gruppo dal nome molto nobile e gradevole all'orecchio, il Partito dell’amore fraterno, della libertà, della diversità. L'unico problema era ed è il fine perseguito: esso propone infatti – udite, udite – l’abbassamento dell’età da 16 a 12 anni per gli atti sessuali con minori, per il voto, per il gioco d’azzardo e per le droghe leggere. Non si candidò alle elezioni per mancanza di firme… fortunatamente! Nel 2007 il sito dell’associazione fu al centro di molte critiche poiché furono pubblicate delle innocenti foto della figlia di 4 anni del principe Willem-Alexander. Martijn fu accusato, ricevette un’ingiunzione e fu costretto a pagare le spese processuali ed una multa. Nel 2011 invece il tesoriere Ad Van De Berg fu condannato a tre anni di reclusione: in seguito alla perquisizione della sua casa fu scoperta un’enorme quantità di materiale pedopornografico. Sapete com'è… questo agli occhi della "famiglia sociale" doveva forse rientrare in un concetto esteso di amore fraterno. Mah! Un verdetto aberrante
Nel 2012 il tribunale civile di Assen ingiunse lo scioglimento del gruppo poiché le proposte per legalizzare i contatti sessuali tra adulti e bambini erano contrarie alle norme olandesi. Il 2 aprile scorso la Corte d’Appello di Leeuwarden ha tuttavia affermato clamorosamente, con grande fantasia, il contrario: cioè che "i testi e le foto presenti sul sito web della fondazione non remavano assolutamente contro le leggi olandesi. Il fatto che alcuni dei membri fossero stati condannati per reati sessuali – inoltre – non andava connesso al lavoro della fondazione stessa". Alla fine – morale della favola - i giudici hanno sentenziato il fatto che gli scopi dell'associazione sono contrari all'ordine pubblico ma che comunque non ci sono minacce di destabilizzazione sociale”. Quanto a noi, ora non ci resta che attendere - sia pur con gran sconcerto – il giudizio di terzo grado, sperando che il verdetto sia completamente diverso per il bene dei bambini olandesi e non. http://www.quieuropa.it/shock-olanda-si-alla-pedofilia/
Abuso sessuale: la regola del silenzio dei Testimoni di Geova William H.Bowen ha trascorso 43 anni presso i Testimoni di Geova americano, di cui 15 come un "anziano", l'equivalente di un ministro. In seguito alla scoperta di abusi sessuali su minori commessi all'interno dell'organizzazione, conosciuti e nascosti dalla direzione di quest'ultima, ha lasciato per fondare i Testimoni di Silentlambs ("gli agnelli silenziosi", l'agnello simboleggia le vittime ridotte al silenzio), un'associazione di vittime di abusi sessuali all'interno dell'organizzazione dei Testimoni di Geova. Lyon Capitale: Hai trascorso gran parte della sua vita in Testimoni di Geova, perché improvvisamente è andato via? William H. Bowen: un "anziano" aveva confessato l'abuso sessuale di un bambino. Per quasi un anno, ho provato a fare un'istanza nei tribunali del governo statale. Ma l'ufficio legale Watchtower [l'entità legale dei Testimoni di Geova, ndr] mi ha detto di lasciare di gestire la questione ai Testimoni: in altre parole, non fare nulla, e nonostante le nuove prove di altri abusi. Quel giorno, ho dato la mia lettera di dimissioni. In termini di abuso di minori, quali sono le regole in Testimoni di Geova? "Se l'accusa viene negata, il primo sarà spiegare al denunciante che nulla si può fare di più nella magistratura. E la congregazione continuerà a tenere l'innocente accusato ", spiega la Torre di Guardia. "Mentre molti denuncianti" ricorda "hanno subito abusi da parte della stessa persona, la natura di queste memorie è di per sé troppo incerta per essere la base di decisioni giudiziarie qualora non vi siano altre prove incriminanti. " La politica dei Testimoni di Geova, che fornisce informazioni su pedofili rimangano confidenziali. I pedofili sono protetti da un codice di silenzio e di rimanere, in molti casi, la loro funzione, mentre le loro vittime soffrono in silenzio o vengono imposte sanzioni che possono arrivare fino all'esclusione. Questa politica è in contrasto con la mia etica e senso morale. continua... Fonte: http://www.lyoncapitale.fr/Journal/France-monde/Actualite/Societe/Abus-sexuels-la-regle-du-silence-des-Temoins-de-Jehovah#hautpage Israele: pedofili on line. Dall'Italia, la denuncia di Don Fortunato
Attivo un sito che promuove e difende gli impulsi sessuali degli adulti nei confronti dei bambini
La denuncia di Don Fortunato Di Noto, impegnato da sempre per la tutela dell'infanzia
La battaglia di Don Fortunato Di Noto, contro la pedofilia
Roma, Tel Aviv – Non bastano le torture, le violenze e le persecuzioni con cui gli israeliani privano della spensieratezza e dell’innocenza molti dei bambini palestinesi e delle loro famiglie; non bastano i crimini – ormai ripetuti e quotidiani – di cui si macchiano e con cui vengono messe in ginocchio intere popolazioni, colpevoli solo ed esclusivamente di essere nate sotto un cielo poco fortunato e per niente libero. L'Israele talmudica e sionista (che dell'Israele biblica non ha proprio nulla) si rende anche protagonista di episodi di pedofilia resi pubblici e “legali”, a causa dell’esistenza di un sito che – udite, udite – favorisce incontri sessuali con bambini o adolescenti e difende la pedofilia. A scoprirlo e denunciarlo, già 2 anni fa, i Volontari dell’Associazione Meter di Don Fortunato Di Noto, presbitero italiano famoso per la sua lotta contro la pedofilia e la tutela dell’infanzia in Italia e nel mondo, con all'attivo oltre 2.400 convegni, seminari e incontri sul tema.
Pedofilia on-line – L'ennesima vergogna sionista
Lo stesso Don Fortunato si è incaricato personalmente di contattare la Polizia israeliana, la Polizia Postale italiana ed anche l’Interpool, segnalando il sito incriminato “Israeli Boy Lover”, oggi trasformatosi in “Israeli Child Lover”. Ancora raggiungibile all’indirizzo www.ilcl.net , il sito israeliano promotore della pedofilia si propone come “sostegno emotivo per gli amanti di ragazze e ragazzi” ed esorta ad un “allargamento della Dichiarazione dei diritti dell’Uomo anche ai pedofili". All’interno non vi è alcuna immagine pedopornografica, ma l’orientamento è chiaro ed esplicito: si comprende subito di cosa si tratta, a partire dal simbolo con il quale si presenta, la Stella di Davide, che – tra l'altro – rappresenta e rende riconoscibili i pedofili in tutto il mondo. Lascia senza parole anche la presenza di uno psichiatra che distingue la “pedofilia buona da quella cattiva” e la pretesa di potenziali relazioni tra adulti e bambini. Si tratta di un vero e proprio crimine che, nonostante la denuncia di Don Fortunato, continua ad essere commesso ai danni dei più piccoli.
Un paio di "scontate" domande
Com'è possibile che i media non ne abbiano mai parlato? Come è possibile che ancora il sito risulti attivo? Queste sono domande che rimangono davvero senza risposta, interrogativi che non avrebbero alcuna ragione di esistere. Siamo tutti costantemente impegnati, a contatto con le TV di bandiera (o di regime, che dir si voglia) a fruire informazioni (palesemente falsate e manipolate) sulla guerra, sulla crisi economica, sull’Unione Europea, sul rigore e l’austerità. Ma, ci chiediamo: siamo tutti così "impegnati" da tralasciare argomenti come questi che meriterebbero l’attenzione di tutto il mondo? Eppure i rappresentanti politici dell’intero pianeta sono impegnati quotidianamente in incontri ufficiali di tutti i tipi, in visite in questo o quel paese. Sono impegnati a far propri i vari microfoni delle reti televisive davanti ai quali gridano il proprio sdegno per quello che sta accadendo… (?) proprio loro, mascherati con abiti formali e dotati di lingue false e velenose, protesi costantemente a smorzare le speranze di cittadini di nazioni e continenti, surrogandole con altre speranze, frutto di illusioni e sotterfugi. Ma dinnanzi ai bambini – in Paesi, ad esempio, come Siria e Palestina - questi novelli Ponzio Pilato, si lavano le mani e non fiatano. Non si può rimanere inermi a guardare: i bambini non devono essere mai privati della loro innocenza, non devono essere vittime sacrificali di menti malate ed aperte a trasgressioni sessuali di tutti i tipi.
Europa e "Governi Illuminati" allo sbando – Noi non ci arrendiamo!
La missione che ognuno di noi, singolarmente ed in collettività, deve portare avanti consiste – soprattutto – nella difesa dell'infanzia e dell’adolescenza. Affinché esse possano manifestarsi serene per tutti, indistintamente dalla razza o dall'estrazione sociale. Non dobbiamo di certo abituarci a notizie di questo genere, arrivando a considerarle come comuni, a tal punto da non fare più scalpore e da non scandalizzarci. Perchè quel giorno guardandoci allo specchio scopriremmo le sembianze di un'orrenda bestia. Al contrario, non dobbiamo dimenticare i concetti di "amore al prossimo" e "dignità, sacralità, della vita umana". Questo vale per tutti i valori che ogni uomo dovrebbe possedere come fondamento della propria anima, come pilastri principali della propria vita. E’ ora di gridare – e remare – anche contro quest'’Europa "illuminata" che ci vuole rendere schiavi di un’omologazione culturale creata ad hoc per gestire tutti noi come dei veri e propri burattini. Lo abbiamo provato sulla nostra pelle con quanto sta accadendo in merito alla "famiglia tradizionale", minata da nuove proposte di legge che mirano a rivoluzionarne il concetto: in Francia si va in carcere se si manifesta contro le unioni omosessuali; in Germania i protestanti vogliono aprirsi a nuove forme familiari e di matrimonio, in Belgio ed Olanda si assiste all’approvazione di leggi che permettono di estendere la pratica dell’eutanasia anche ai bambini: ma che mondo è questo? Di certo, non è quello in cui avremmo sognato di vivere e di far crescere i nostri figli. Non dobbiamo arrenderci però, perché le radici ed i valori dell’umanità intera – malgrado la propaganda diabolica dei media – sono altri e siamo fieri di renderci portavoce degli stessi. Lunedì, Luglio 8th/ 2013 Fonte: http://www.quieuropa.it/pedofili-di-israele-la-denuncia-di-don-fortunato-di-noto/ Pedofilia ecclesiale. Dopo tre anni di poderosa indagine sulle coperture di abusi sessuali a danno di minori, non un singolo prete sarà perseguitoLeggi
Secondo uno studio effettuato dall'Organizzazione mondiale della salute, il 56% delle ragazze è vittima di violenze sessuali da parte di parenti e familiari. In Italia circa 4.319 sono i delitti di abusi e violenza commessi sui minori. Nei paesi in via di sviluppo, invece, con il sussistere dei matrimoni precoci, le violenze subite da ragazze con età compresa tra i 15 ed i 19 anni vanno dal 67% in Benin (Africa Occidentale) al 64% in Turchia.
L'inammissibilità di questi atti, viene al tempo stesso "giustificata" da circa la metà di queste donne, le quali pensano che il marito sia autorizzato a picchiarle in determinate circostanze come l'uscita di casa senza permesso, il rifiuto di avere rapporti sessuali o nel momento in cui non si adempie al proprio dovere di madre di prendersi cura del bambino.
Eppure, talvolta, giustificando queste violenze, giustificando chi squarcia in due l'anima, il corpo, la dignità di una donna, si ottiene la morte. Tragedia che coinvolge, chiaramente, soprattutto i minori, i corpi esili, fragili delle ragazze. Destini che si marchiano di nero come la violenza, come chi tiene chiusi gli occhi per proteggersi o per non vedere. Di fronte al vortice di questa violenza che smantella vite, non può morire il "diritto alla protezione da ogni tipo di abuso, sfruttamento e violenza" previsto dalla convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Fonte: info OGGIesorbitanti, i quali non possono essere ignorati. Vanno dai 500 milioni ad un miliardo e mezzo i bambini che, quotidianamente, anche tra le loro mura domestiche subiscono abusi, violenze.
Pedofilia on line, operazioe “iGuardian”: duecento persone coinvolte, arrestati anche tre preti Le persone coinvolte sono oltre duecento. Gli investigatori: «I pedofili usavano le immagini divulgate in chat dalle vittime per ricattarle» Un'operazione ad ampio spettro contro la pedofilia, guidata dall'Agenzia dell'immigrazione e delle dogane Usa, ha portato all'arresto di 255 persone in nove paesi. L'operazione, definita «iGuardian», ha rivelato una crescente tendenza di «sextortion», vale a dire di estorsione sessuale, che vede i protagonisti operare ricatti nei confronti di minori ai quali viene richiesta la fornitura di proprie immagini a sfondo sessuale. L'operazione ha inteso identificare e salvare le vittime da chi ne abusava. «In molti casi - secondo gli investigatori - i pedofili approfittavano di immagini sessuali divulgate in chat dalle vittime per ricattarli e chiedere altre immagini di uguale o più spiccato tenore sessuale». Dal 28 maggio al 30 giugno scorsi, l'Agenzia è riuscita a identificare 61 vittime negli Usa, in Canada, Indonesia e Olanda e ha operato 241 arresti negli Usa e altri 11 in Brasile, Canada, Israele, Messico, Filippine, Singapore, Corea del sud e Tailandia. Tra gli arrestati, anche nove insegnanti e tre membri del clero. Fonte: Il Manifesto http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20130716/manip2pg/07/manip2pz/343183/
ESTRATTO DAL 5° RAPPORTO NAZIONALE SULLA CONDIZIONE DELL'INFANZIA E DELL'ADOLESCENZA (2004)
ALTROVE E IN NESSUN LUOGO INSEGUENDO LA VITA: BAMBINI SCOMPARSI E ADOLESCENTI “IN FUGA”
Nel 2003, i minori italiani e stranieri per i quali sono state attivate le segnalazioni di ricerca sul territorio nazionale e che risultano ancora da ricercare sono complessivamente 1.552, la maggior parte dei quali (618, il 39,8% del complesso) residenti al Nord, 512 al Centro (33%) e 422 (27,2%) nel Mezzogiorno. La regione che registra il maggior numero di scomparsi è la Lombardia (305), seguita da Lazio (254), Campania (229), Toscana (200) e Piemonte (137). Tra il 2000 e il 2003 i minori scomparsi in Italia sono aumentati di 624 unità, pari ad un incremento percentuale del 67,2%. Dal 2000, anno in cui erano 928, il numero dei minori italiani e stranieri per i quali sono state attivate le segnalazioni sono cresciuti progressivamente, raggiungendo le 1.167 unità nel 2001 e le 1.377 nel 2002. L’incremento maggiore si è verificato nelle regioni del Nord, dove nel 2003 i minori scomparsi erano 305 in più rispetto al 2000 ed in particolare in Lombardia (+187). Al Centro, dove nel complesso si registrano 214 scomparsi in più, l’incremento è stato particolarmente significativo in Toscana, regione in cui nel 2000 si contavano “appena” 25 minori scomparsi. Tra le regioni del Mezzogiorno, infine, la Campania registra il maggior aumento: 92 minori scomparsi in più rispetto al 2000, su un incremento complessivo di 105 unità. A fronte di un generale peggioramento del fenomeno, alcune regioni hanno visto diminuire, nel periodo considerato, il numero delle segnalazioni: Puglia (-47), Emilia Romagna (-23), Lazio (-11), Basilicata (-4). Inoltre, circa i 2/3 dei minori scomparsi sono di sesso maschile. Se nel 2000, solo 313 delle 928 segnalazioni erano riferite a bambine o ragazze adolescenti, nel 2003 le minori scomparse erano 535, a fronte di 1.017 coetanei maschi. Il 60,4% dei minori scomparsi (938) ha un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, il 26,2% (406) tra gli 11 e 14 anni mentre il 13,4% (208) non supera i 10 anni. Nelle regioni del Nord si registrano le maggiori segnalazioni relative a minori scomparsi di età compresa tra gli 11 e i 14 anni (199, 49% del complesso), e tra i 15 e i 17 anni (352, 37,5% del totale), mentre la maggior parte dei minori scomparsi di età inferiore ai 10 anni (76, il 36,5%) è residente al Centro. Gli stranieri rappresentano la stragrande maggioranza (l’85,5%) dei minori scomparsi in Italia ancora inseriti nell’archivio delle ricerche: 1.327 le segnalazioni ad essi relative registrate nel 2003, di cui 535 inerenti bambini o adolescenti non italiani residenti al Nord, 479 al Centro e 313 al Sud. Rispetto al 2000, il numero dei minori stranieri scomparsi è cresciuto di oltre 75 punti percentuali (erano 758 nel 2000) ed è addirittura raddoppiato al Nord, dove è aumentato di 268 unità. Le segnalazioni di minori scomparsi di nazionalità italiana sono cresciute, nell’arco di tempo considerato, in misura più contenuta (+32,3%), passando dalle 170 del 2000 alle 225 del 2003. L’incremento maggiore ha riguardato i minori italiani residenti nelle regioni settentrionali (83, l’80,4% in più rispetto al 2000); al Centro i minori scomparsi di nazionalità autoctona sono cresciuti del 6,4%, raggiungendo le 33 unità mentre al Sud un incremento del 17,2% ha portato il numero dei minori italiani scomparsi a 109. Macro-tipologie di scomparsi e fuggitivi. Si possono individuare sei macro-categorie e situazioni di minori scomparsi e adolescenti che fanno perdere le loro tracce. Scomparsi per decisione “volontaria” — Le motivazioni che direttamente spingono (o indirettamente costringono) bambini e adolescenti a “scomparire”, “fuggire” e far perdere le loro tracce sono generalmente legate a condizioni di disagio socio-educativo, a personali e controverse situazioni affettive e sentimentali, a condizioni familiari conflittuali, ad affermazione della propria identità, desiderio di nuove relazioni, ecc. Scomparsi “per forza” e “per sequestro” — È forse la tipologia di scomparsa più pubblicizzata e conseguentemente più nota all’opinione pubblica. Sono casi di cui molto spesso non si riescono ad individuare né l’autore o gli autori, né il movente, né la soluzione. Sono casi generalmente circoscritti ma che possono riguardare sia italiani che stranieri. Scomparsi per “sottrazione” e “contesa” — Per la maggior parte dei casi si tratta di sottrazione dei minori da parte di un padre o di una madre, separati o in via di separazione, allorquando uno dei coniugi nasconde o sottrae all’altro il figlio o la figlia. Soprattutto quando si tratta di matrimoni “misti” (e tra un cittadino/a di nazionalità italiana con stranieri/e se ne celebrano ogni anno più di 27.000), questi casi sono spesso altamente drammatici. In Italia sono oltre 500 i casi di figli contesi da genitori separati, uno dei quali viva all’estero e i paesi coinvolti nei contenziosi sono una sessantina. Nel 2001, per esempio, le cause avviate sono state 53 e le vicende risolte 9. Fin dal 1997, i genitori che vedono sottrarsi i figli dal partner straniero hanno un sito (www.bambinirubati.org) cui rivolgersi per ricevere assistenza legale e sostegno morale e psicologico. In cinque anni al sito si sono rivolte circa 800 persone: 150 di queste hanno ricevuto assistenza. Scomparsi “senza nome” e “senza identità” — È una tipologia poco nota al vasto pubblico occidentale ma drammaticamente significativa per i paesi del Sud del mondo. In essa si possono far rientrare i bambini “scomparsi” perché sconosciuti, mai registrati alla nascita ma crescono in giro per il mondo, privi di una qualsiasi identità ufficiale o di nazionalità, di un nome, di un volto, di una appartenenza familiare e sociale. In pratica non esistono. La tratta di minori è in costante crescita in Europa e coinvolge ogni anno migliaia di bambini, d’età compresa tra 8 e 18 anni, destinati al mercato del sesso, all’accattonaggio, al lavoro minorile, al traffico di organi o alle adozioni internazionali illegali. In Italia, la tratta a scopo di sfruttamento sessuale coinvolge tra le 10 e le 15mila minorenni, provenienti soprattutto da Albania, Moldavia, Romania e Nigeria. In Spagna, infine, nel 2002 i giovani sfruttati sessualmente risultavano essere 274, di cui 168 bambine coinvolte nella prostituzione. Nello stesso anno, è stata denunciata la scomparsa di oltre 8mila minorenni, mentre più di 6mila bambini stranieri sono giunti nel paese da soli, senza genitori o parenti. In Danimarca, le stime parlano di almeno 2.000 prostitute straniere, di cui molte minorenni. Cresce il numero di bambini provenienti dalla Romania trafficati per scopi criminali: solo negli ultimi 6 mesi del 2003, i casi registrati sono stati 20. Nel 2002 in Bulgaria i minori vittime di abuso sono stati 2.128, il doppio rispetto all’anno precedente: 42 bambini rapiti, 99 forzati alla mendicità e 40 alla prostituzione, tutti tra gli 8 e i 13 anni. Secondo i dati del Ministero dell’Interno di Sophia, tra il 1995 e il 2000, i minori scomparsi sono stati 158, di cui 33 sotto i 14 anni. Circa 10mila ragazze bulgare, molte delle quali minorenni, potrebbero essere state coinvolte in prostituzione, pedofilia e impiego in film pornografici. Anche in Romania la percentuale di minorenni trafficati aumenta (+25% nel 2000, +36% nel 2003). Nel caso di bambini destinati al mercato del sesso, la vittima può essere venduta diverse volte: esemplare il caso di una quindicenne venduta per 22 volte. Le vittime sono reclutate attraverso false promesse di lavoro o di matrimonio. Scomparsi, “prigionieri dell’occulto” — È una tipologia di scomparsi molto diffusa, anche se poco conosciuta, nei paesi del Sud del mondo, particolarmente in Africa e principalmente in Alto Volta, Ghana, Benin, Nigeria, Togo, dove è individuata col nome di Trokosi, che in lingua Ewe significa “Schiave di Dio”: schiavitù al femminile, dunque, in quanto ad essere colpite, fagocitate o manipolate sono soprattutto ragazze. Nel mondo occidentale, Italia compresa, il fenomeno balza agli onori della cronaca nera e in occasione di episodi eclatanti e tragici, legati a scomparse, delitti, suicidi individuali o di massa, nei quali vengono coinvolti anche bambini e adolescenti. È una forma di scomparsa che si manifesta e si attualizza all’interno delle cosiddette “sette religiose occulte”. In Italia è Roma la capitale delle “religioni alternative”, dei culti parareligiosi o magici: sarebbero 36 in tutto. Il record regionale spetterebbe alla Lombardia (81 gruppi, di cui 71 religiosi e 13 magici). I capoluoghi con minore presenza di “guru” e “santoni” improvvisati sarebbero Campobasso (2), Potenza (1) e Matera (1); tra le regioni l’Abruzzo (9 gruppi), il Molise (2), e la Basilicata (2). Scomparsi “senza nessuno” — A livello europeo, il fenomeno è divenuto solo da poco argomento di accurate indagini statistiche, riflessione culturale e legislativa. Tra il 2003 e il 2004, sono stati oltre 30mila i ragazzi stranieri non accompagnati, presenti in 10 paesi della Ue, ai quali andrebbero comunque aggiunti i “clandestini”. In Italia, la maggior parte delle segnalazioni provengono dalla Lombardia (22%) e dal Lazio (14%); seguono Piemonte (12%), Emilia Romagna (10%) e Puglia (9%). In relazione all’età dei minori stranieri non accompagnati oltre un terzo delle segnalazioni (il 35,4%) riguarda sedicenni ma è consistente anche la percentuale di quindicenni (21,2%), di diciassettenni (19,4%) e di ragazzini di età compresa tra gli 11 e i 14 anni (19,4%). I bambini tra i 6 e i 10 anni rappresentano il 3,1% dei minori stranieri non accompagnati mentre l’1,5% non supera i 5 anni.
I monaci buddisti del Bhutan accusato di aver molestato sessualmente dei ragazzi
RNS) La nazione asiatica sud del Bhutan è stato scosso da uno scandalo degli abusi sessuali in cui i giovani monaci buddisti molestati dai monaci più anziani fuggiti loro monastero e segnalato l'abuso ai giornalisti.Mentre le voci su abusi sessuali nei monasteri hanno roteato intorno a questa piccola nazione buddista per un po ', questa è la prima volta che i casi confermati di monaci minorenni molestati dai loro anziani sono venuti alla ribalta.Ogni volta che cercavo di urlare o di fatica, mi ha bloccato con il suo corpo, mise una mano sulla bocca e la coprì ermeticamente", un 11-anno-vecchio ragazzo ha detto alla rivista "The Raven", che descrive come è stato abusato sessualmente da un 20-anno-vecchio monaco in un monastero di Punakha, circa 45 km a nord est della capitale Thimphu.l monaco minorenne ha detto che lui e il suo 12-anno-vecchio amico al monastero è stato chiesto di venire a turno per dormire con il monaco anziano.Un altro monaco pedofilo, un uomo di 60 anni, molestata non solo i due ragazzi, ma gli altri due monaci, di età compresa tra nove e 11.Mesi dopo aver affrontato l'abuso regolare al monastero, i due ragazzi sono fuggiti la scorsa estate al loro villaggio nel distretto sud-occidentale della Chukha, dove si sono incontrati con Sonam Ongmo, editore del "The Raven", che ha pubblicato la storia e segnalato il caso alla Commissione Nazionale del governo per donne e bambini.Chhoekey Penjor, vice chief information officer presso la Divisione della commissione dei Bambini, ha confermato le accuse sono state trovate per essere vero ed "è stata presa azioni necessarie."l "Red Hat" setta del buddismo tibetano è la religione di stato del Bhutan, una nazione di circa 700.000 persone in Himalaya tra India e Cina.Secondo il codice di condotta nei monasteri, le autorità spogliarsi un monaco errante, buttare la farina su di lui e lo scacciano dal monastero - come hanno fatto con l'20-anno-vecchio monaco.Tuttavia, il 60-anno-vecchio monaco rimane nel monastero, "Il Corvo", ha riferito.Questa è la prima volta che l'abuso sessuale di minori tra i monaci è stato segnalato a noi", ha detto Penjor.Ha aggiunto che la Commissione aveva trasmesso il caso al corpo monastico e che il suo dipartimento aveva contribuito a istituire un ufficio di protezione dei bambini.Ma Lopen Gyembo Dorji, segretario generale del corpo monastico, ha detto che non era a conoscenza di abusi sessuali nel monastero.Il Corvo" ha citato un medico in un ospedale di Thimphu dicendo che è spesso visitata dai monaci con problemi psicologici o sessuali, alcuni primi segni di abuso.Kinley Tshering, un ex direttore di giornale, ha detto che "voci soffocate" sugli abusi sessuali nelle comunità monastiche erano lì "per un bel po 'di tempo."
Infezioni sessualmente trasmissibili e HIV sono stati segnalati tra i giovani monaci e funzionari della sanità rendere i preservativi a disposizione scuole monastiche.
Una relazione del 2009 sui rischi e le vulnerabilità degli adolescenti ha rivelato che i monaci sono stati impegnati in "sesso coscia", in cui l'uomo utilizza le cosce serrate di un altro uomo per un rapporto, secondo la proprietà statale Kuensel quotidiana.
Un anno dopo, almeno una dozzina di monaci, tra cui alcuni che erano minorenni, sono stati diagnosticati con malattie sessualmente trasmissibili, e almeno cinque monaci erano noti per essere HIV positivo.
Il 10 aprile, tre monaci del Bhutan, di età compresa tra 21 e 24, sono stati arrestati con l'accusa di aver violentato un 14-anno-vecchia ragazza nella città Kalimpong del Bengala occidentale nella vicina India.da Vishal Arora
AUSTRALIA: In fin di vita la guida di The Family (o Grande Fratellanza Bianca), controverso Culto Nuova Era che maltrattava e drogava i bambini
22/7/2013
Leader del culto più famoso d'Australia è vicino alla morte in una casa di cura alla periferia di Melbourne come altri membri della setta si formò nel 1960 corsa per il controllo, dicono le fonti.
Anne Hamilton-Byrne, 83 anni, ha portato il famigerato culto Melbourne, The Family. Ha avuto la demenza dal 2007 e vive in una casa di cura in Wantirna South. La polizia e le fonti giuridiche e anche ex vittime del culto dicono Hamilton-Byrne è ormai inabile.
Dal 1960 è stata responsabile del culto alla proprietà nel Dandenongs e Lago Eildon dove decine di bambini, ottenuti attraverso truffe di adozione sarebbero stati mantenuti, trattati crudelmente e somministrato LSD... Continua
Londra: Condannata gang di pedofili, hanno violentato 600 bambine
LIVERPOOL - Shock in Gran Bretaqna: oltre 600 ragazzine particolarmente vulnerabili - 187 negli ultimi dieci mesi
sono state sistematicamente violentate negli ultimi cinque anni da unagang di pedofili che le prelevava da case di accoglienza per minori. La sconvolgente vicenda è venuta in luce a Liverpool, in seguito alla condanna di nove uomini di origine asiatica: avrebbe, secondo il Times, dimensioni molto più vaste di quelle emerse durante il processo. La gang finita in carcere per aver organizzato la tratta delle teen-ager era composta da britannici di origini pachistane e da un afghano in attesa di asilo. Tassisti o fattorini di take-away tra i 22 e i 59 anni sono stati condannati per stupro, traffico di minori e pedofilia per un totale di 77 anni di prigione. Le vittime erano tutte ragazzine bianche... continua
Orge con minori in Vaticano, Zanardi rivela: "Ecco dove sono i filmati.."
Parla il presidente di Rete Abuso. Un imprenditore tedesco consegna le prove in duplice copia. Ma la Procura ha molti dubbi su questa storia
Video pornografici che immortalano alte cariche del Vaticano mentre abusano di giovani minori durante alcuni, segretissimi, festini sarebbero stati depositati presso un prestigioso notaio di Lugano. Questa l'ultima rivelazione choc di Francesco Zanardi, presidente di Rete Abuso impegnato nella tutela dei diritti minorili, primo a denunciare il presunto scandalo che coinvolgerebbe una fitta rete di prelati del Vaticano. L'inchiesta, partita dalle pagine del Fatto Quotidiano, ha posto l'accento sulla probabile esistenza di prove che documenterebbero i fatti, orribili, accaduti tra le mura vaticane. Festini hard, abusi, giovani minorenni: questo ciò che sarebbe stato documentato in alcuni filmati realizzati direttamente dai giovani coinvolti e custoditi presso uno studio notarile nel centro della cittadina svizzera.
Gola profonda - A rendere nota l'indiscrezione Francesco Zanardi, paladino della crociata contro la pedofilia (e anche lui vittima di abusi da piccolo). Se l'indiscrezione dovesse essere confermata porterebbe importanti novità sul caso delle orge con minori in vaticano. La denuncia sarebbe partita da una fonte top secret, un imprenditore tedesco con rilevanti agganci in Santa Sede, che avrebbe depositato regolare denuncia presso i magistrati italiani che, a loro volta, avrebbero aperto un fascicolo di indagine. Zanardi ha raccontato a Il Caffè di essere entrato in contatto con l'imprenditore circa due anni fa quando, all'epoca, il presidente di Rete Abuso era riuscito a smascherare un prete pedofilo, don Italo Casiraghi, che nonostante la condanna per abusi continuava a svolgere le sue funzioni parrocchiali presso Pietra Ligure. Zanardi spiega come lui stesso, inizialmente, avesse dubitato delle informazioni fornite dall'uomo: "Perché venire da me e perché dirmi quelle cose orribili? Mi ha risposto d’essere rimasto disgustato da quel mondo e che voleva uscire da un giro in cui era stato introdotto da un noto manager vicino alla Santa Sede. Erano i giorni in cui si parlava del Corvo in Vaticano. Ho capito, però, che qualcosa di vero c’era". Alle prime dichiarazioni poi sono seguite le prove: nomi, cognomi, numeri di telefono. "Mi ha dato numeri di telefono, fatto nomi e cognomi, in molti casi è stato davvero dettagliato - spiega Zanardi - Mi ha messo anche in contatto con un ragazzo coinvolto in uno dei festini ai quali partecipavano, mi ha detto l’imprenditore, che peraltro è gay, alti prelati, di cui mi ha fornito pure nome e cognome". I video - Quando Zanardi ha chiesto alla sua fonte di poter visionare quei filmati i rapporti però si sono momentaneamente interrotti. Solo qualche mese dopo l'imprenditore è tornato a farsi sentire, rivelando che quelle immagini non si trovavano più sotto il suo stretto controllo ma depositati, in copia duplice, presso due studi notarili: uno a Lugano ed uno a Roma. La scelta di "nascondere" i filmati in Svizzera, spiega Zanardi, è stata fatta per rendere più sicuro il deposito di quel materiale sensibile. Zanardi rivela inoltre come sull'indagine sia stato aperto anche un fascicolo, per adescamento, da parte degli inquirenti di Savona, dato che l'eventuale abuso si sarebbe consumato in uno stato estero. Il presidente di Rete Abuso spiega come sia probabile che: "I magistrati italiani abbiano interpellato i loro colleghi ticinesi per capire chi sia questo notaio . Ed è anche possibile che si vada a fondo della faccenda. Non so se questa storia sia vera e sino a che punto; questo lo dovranno dire i giudici. Io avevo uno scrupolo di coscienza ed è per questo che sono andato in procura a raccontare tutto".
I dubbi - Sulla vicenda però ancora molte zone d'ombra soprattutto per quel che riguarda i racconti del manager tedesco. Zanardi ha però rivelato di aver ottenuto una conferma, in una chat su Facebook, da parte di un giovane - un posteggiatore con difficoltà economiche - che avrebbe partecipato ai festini in questione. Ad alimentare i dubbi che si possa trattare di un ricatto però il fatto che nessuno abbia mai visionato i famosi filmati e anche la procura di Savona, che da qualche mese indaga sulle rivelazioni di Zanardi, non esclude che si possa essere di fronte ad un mitomane. Solo poche settimane fa però lo stesso Papa Francesco, nonostante non si sia espresso in tema di pedofilia, ha parlato dell'esistenza in Vaticano di lobby gay; dichiarazioni che alcuni esperti come il teologo David Berger hanno confermato Fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/1267772/Orge-con-minori-in-Vaticano--Zanardi-rivela---Ecco-dove-sono-i-filmati---.html
Bufera su scout, migliaia di abusi su minori. Pubblicato «perversion file», vertici associazione chiedono scusa 19 ottobre 2012
Tom Stewart, una delle vittime degli abusi, mostra la sua divisa da boy-scout (Ap)
Ora tutti possono leggerlo nero su bianco. Il Perversion File della Boy Scouts of America è stato finalmente reso pubblico: contiene le prove di migliaia di abusi su minori di tutte le età. Si tratta di un dossier di oltre 14mila pagine e riguarda casi di pedofilia perpetrati dal 1959 al 1985. Un atto di accusa non solo contro i diretti responsabili degli abusi, tra cui circa 1.200 capi scout, ma anche verso i vertici dell'organizzazione e le autorità che per decenni hanno coperto quanto accaduto, depistando ogni tentativo di indagine.
La gloriosa associazione - a cui sono iscritti oltre quattro milioni di ragazzi americani - è ora nell'occhio del ciclone. E il caso scuote milioni di famiglie americane. Le indagini su possibili casi di pedofilia tra gli scout statunitensi erano in corso già da molto tempo. Ma a scatenare la bufera è stato alcune settimane fa il Los Angeles Times, venuto in possesso del riservatissimo file da cui emerge come i responsabili dell'organizzazione abbiano taciuto per oltre trent'anni sugli abusi, tenendoli nascosti ai genitori dei ragazzini coinvolti, alla giustizia e all'opinione pubblica.
I vertici di Boy Scouts of America si sarebbero solo limitati a chiedere le dimissioni delle persone macchiatesi dell'odioso comportamento, aiutandole però a far sparire ogni traccia dei reati commessi. E giustificando il licenziamento dei dipendenti o l'allontanamento dei volontari sospettati con false motivazioni. Il dossier è stato reso pubblico nel corso di una conferenza stampa: "Questi documenti - ha spiegato un legale che rappresenta le vittime - dimostrano come ai vertici dell'organizzazione c'era la consapevolezza di quanto accadeva ed era accaduto". Purtroppo, ha spiegato, molte delle vittime non diranno mai nulla. "Ci auguriamo però che altre organizzazioni per la gioventù - ha aggiunto l'avvocato - prendano lezione da questi dossier e facciano tutto il possibile per proteggere i minori". Di fronte allo scandalo, dalla Boy Scouts of America sono ora arrivate le scuse: "Ci sono state situazioni in cui alcune persone hanno approfittato della loro posizione e della loro autorità per violentare dei bambini. E in alcuni casi - hanno ammesso i vertici dell'organizzazione - la nostra risposta a questi incidenti e i nostri sforzi per proteggere i giovani sono stati chiaramente insufficienti, inadeguati o sbagliati" FONTE
In Italia così come in tutta Europa ogni anno spariscono “nel nulla” migliaia di minori. Il fenomeno è tutt'altro che marginale anche nel nostro paese. Secondo i dati forniti dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di stato, nel nostro paese solo nei soli primi tre mesi del 2012 sono 439 i minori di cui è stata denunciata la scomparsa. Lo riferisce Telefono Azzurro, nell'ambito delle iniziative europee dedicate ai bambini scomparsi. In Italia a tal proposito è istituito il numero di telefono gratuito 116.000 dedicato ai bambini scomparsi. L'associazione Telefono Azzurro ha anche presentato al Senato una guida specifica di assistenza alle famiglie dal titolo “quando tuo figlio scompare” L'opera racchiude tutte le situazioni in cui si può parlare di scomparsa di un bambino o adolescente: fuga da casa o da istituto, sottrazione internazionale e non, rapimento. La pubblicazione, si presenta come una vera guida a uso di famiglie, educatori e insegnanti per capire il fenomeno della scomparsa di minore nelle varie tipologie, conoscere la normativa giuridica italiana in materia e offrire utili consigli sulle abitudini da seguire per prevenire e affrontare tempestivamente, con le azioni più adeguate, la scomparsa di un bambino o di un adolescente.Fonte
A far partire le indagini don Patrizio Poggi, ex parrocco pedofilo. Nel mirino degli inquirenti 20 nomi: incontri sessuali con minori e sfruttamento della prostituzione
Un'inchiesta pesante, che fa paura e che porta a galla verità spaventose. Violenza sessuale aggravata e quattro nomi che, ad oggi, risultano iscritti nel registro degli indagati da parte della Procura di Roma nell'ambito dell'indagine su un giro di abusi su minori da parte di alcuni religiosi. A far partire le indagini don Patrizio Poggi, ex parrocco che ha scontato cinque anni con l'accusa di pedofilia.
L'inchiesta - Sui reati sessuali è stata aperta un'indagine che sembra confermare la versione dell'ex sacerdote che, dopo aver scontato la condanna per abusi, è stato definitivamente allontanato dalla Chiesa. L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Maria Monteleone, si dirama in due filoni principali. Da una parte gli incontri sessuali che alcuni religiosi, anche di alto livello, avrebbero avuto con giovani minorenni. Dall'altro un giro di sfruttamento della prostituzione perché, da quanto emerge, un ex militare procurava ai prelati - dietro pagamento - rapporti sessuali gay.
Il testimone - Tutto ha avuto inizio qualche mese fa quando Patrizio Poggi, 46 anni, si è presentato dai carabinieri in compgania di un giovane ragazzo, pronto a confermare la versione del sacerdote: una fitta rita di minorenni usati per appagare i desideri dei religiosi. Alla dichiarazione dell'ex prete è seguita una lista contenente circa venti nomi di ministri del culto. Poi i dettagli e i racconti dei ragazzini che avrebbero subito abusi. Gli inquirenti stanno adesso tentando di capire se quanto affermato da Poggi corrisponda a verità o sia frutto di qualche piano elaborato di vendetta personale.
Ecco i rapporti tra il Partito Radicale e i pedofili VIDEO
Luglio 2010. L’atea senatrice radicale del Pd Donatella Poretti, esponente dell’associazione Luca Coscioni e vicina al mondo omosessuale, ha chiesto l’abrogazione degli articoli 564 e 565 del Codice penale sui reati contro la morale della famiglia. L’articolo 564 del Codice penale prevede la reclusione da uno a cinque anni per chiunque commetta incesto con un discendente o un ascendente, o con un fratello o con una sorella (vedi Gli atei del Partito radicale voglono depenalizzare l’incesto).
2006.Marco Cappato, segretario dell’Associazione Luca Coscioni e deputato europeo radicale, ha difeso al TG2 il diritto dei pedofili olandesi ad avere il loro partito, esprimendo il desiderio che la pedofilia venga regolata da leggi, “così non ci sarebbe violenza ma soltanto “amore” (daRadiciCristiane).
Marzo 2002. Il pedofilio orgoglioso William Andraghetti ha scritto nel all’ateo deputato radicale Marco Cappato, sempre in prima linea nell’accusare la Chiesa di pedofilia, chiedendogli un parere sulla pedofilia. Cappato ha risposto: «Mi pare che i radicali siano stati e siano molto chiari nel denunciare i metodi da caccia alle streghe sui casi di pedofilia, così come il proibizionismo su internet e la sottovalutazione dell’impatto della pedofilia “domestica”. Al centro delle nostre varie operazioni antipedofilia c’è stata la demonizzazione di Internet, con procedimenti penali anche a carico di chi ha semplicemente visitato siti pedofili» (da Archivio del Novecento).
5 dicembre del 2000. Daniele Capezzone, che allora militava nelle file dei radicali di Marco Pannella, affermò «la pedofilia “al pari di qualunque orientamento e preferenza sessuale, non può essere considerata un reato” (vedi Wikiquote), mentre il 28 aprile 2002 scrisse, assieme a Maurizio Turco, vicepresidente vicario del Partito Radicale, una lettera a Libero, nella quale si scagliava contro i provvedimenti informatici per bloccare il traffico di materiale pedopornografico in internet: “è del tutto inaccettabile la criminalizzazione di un orientamento sessuale (??) in quanto tale. Si tratta di affermare il diritto di tutti e di ciascuno a non essere condannati e nemmeno giudicati, sulla base della riprovazione morale che altri possono provare nei confronti delle loro preferenze sessuali. Criminalizzare i pedofili in quanto tali, al contrario, non serve a tutelare i minori, ma solo a creare un clima incivile…”
30 ottobre 2000. L’associazione Famiglia Domani ha consegnato ai deputati dell’ONU un completo studio in cui dimostra lo stetto legame tra pedofilia ed esponenti del Partito Radicale (guarda il documento). Per questo il Comitato per le Organizzazioni Non Governative dell’ONU ne ha deciso la sospensione temporanea dall’assise internazionale.
Il 27 ottobre 1998 i Radicali Italiani hanno organizzato un convegno i dal titolo Pedofilia e Internet, vecchie ossessioni e nuove critiche, promosso sopratutto da Marco Pannella. Tra le motivazioni del convegno si legge: “siamo certi che gli adolescenti a cui molti paesi del mondo attribuiamo la capacità di rispondere in giudizio delle proprie azioni non abbiano invece pari consapevolezza e responsabilità nell’ambito sessuale? In ogni caso in uno Stato di diritto, essere pedofili, proclamarsi tali, o anche sostenerne la legittimità non può essere considerato reato”. Si sono quindi scagliati contro censura dei contenuti pedopornografici. La presentazione di questo convegno nelle aule del Senato recitava: “essere pedofili [...] non può essere considerato un reato; la pedofilia […] diventa reato nel momento in cui danneggia altre persone”. Sul sito Internet dell’Associazione danese per la difesa dei pedofili “www.danpedo.dk” (ora è chiuso dalla polizia informatica) si potevano facilmente consultare gli atti del convegno sul cui sfondo è impresso il simbolo dell’associazione stessa: un uomo ed un bambino e due cuori (da InterLex). Radio Radicale è stata anche l’unica radio italiana a mandare in onda il vergognoso programma danese dal titolo “Papà posso toccarti l’uccello?” (da I radicali e pedofilia).
28 aprile 1996. “Diario di un pedofilo” è stato scritto da William Andraghetti, arrestato nell’ ‘88 per aver adescato minorenni nelle piscine di Bologna. Francesco Agnoli da Libertà e Persona racconta che tale testo è stato pubblicato dall’editrice Stampa Alternativa diretta da Marcello Baraghini con un preciso fine:“Vogliamo prendere di petto gli ultimi tabù, come la pedofilia e l’ incesto” (Corriere, 28/4/1996). Baraghini è un militante radicale amico di Marco Pannella, fondatore nel ’63 della casa editrice Stampa Alternativa. Nel 1971 firmò l’appello contro Calabresi su l’Espresso e la sua pubblicazione più nota è “Contro la famiglia. Manuale di autodifesa per minorenni”. “Il Diario di un pedofilo”, quindi si pone nella scia della rivoluzione sessuale degli anni Sessanta, che ha sdoganato, insieme alla cultura psichedelica, anche quella del divorzio, dell’aborto e la pedofilia.
"Voi dite: "E' faticoso frequentare i bambini perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli".
Avete torto !
Non è questo che più stanca. E' piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all'altezza dei loro sentimenti, tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi...per non ferirli"
La lunga battaglia dell’imprenditore sambenedettese per riabbracciare il figlio, non è finito con il suo ritorno a casa. Ora si deve difendere da accuse di diffamazione presso il Tribunale de L’Aquila
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Aldo Verdecchia, industriale dolciario sambenedettese, lotta dal 1984 contro quella che definisce una setta di degenerati morali, pornografi e plagiatori, collusa con autorità giudiziarie, politiche e religiose. La moglie portò via il figlio e a seguito di una relazione intrapresa con il terapeuta Ezio Leobruni e comincio a frequentare il suo studio a Civitanova, luogo dove, per Verdecchia, veniva realizzato materiale pedopornografico.
Il figlio è tornato a casa nel 2002, ormai maggiorenne, dopo aver visto il padre disperato in televisione durante una puntata del Maurizio Costanzo show. Ora abita con lui. Per l’uomo, caduto a suo dire in disgrazia per ottenere giustizia, non è finita e dopo una serie di condanne a magistrati, un alto prelato e una suora che a suo dire sarebbero coinvolti in una vicenda di pedopornografia, attualmente deve difendersi dal reato di diffamazione a danno del giudice Fanuli, da Verdecchia più volte denunciato. L’appello si terrà il prossimo 28 giugno a L’Aquila e per l’uomo rappresenta un’ ulteriore possibilità di portare di nuovo la sua storia in Tribunale.... CONTINUA LA LETTURA DELL'ARTICOLO, QUI http://www.rivieraoggi.it/2013/06/26/167999/lodissea-giudiziaria-di-aldo-verdecchia-in-guerra-contro-una-setta-di-pedopornografi/
Estratti dell'articolo "Il negazionismo dell’abuso sui bambini, l’ascolto non suggestivo e la diagnosi possibile" di Claudio Foti(*)
"LA NEGAZIONE E' INTRINSECA ALLA VIOLENZA..
NON C'E' VIOLENZA SENZA NEGAZIONE, NON C'E' VIOLENZA SENZA NEGAZIONISMO"
[...] Che l’abuso dei più forti sui più deboli, dei più grandi sui più piccoli esista e sia diffuso - come più oltre approfondiremo - è una prima amara verità, che non è semplice accettare. Ma una seconda verità, connessa alla violenza, rischia di non essere compresa: quella in base a cui ogni violenza tende strutturalmente ad essere negata ed occultata nella sua consistenza e nelle sue conseguenze. Questa negazione e quest’occultamento si consumano a tre livelli: a) da parte degli autori della violenza che tenteranno in ogni modo di nascondere le tracce, per restare innocenti ai propri occhi ed impuniti; b) da parte del testimone che tenderà spesso a voltarsi dall’altra parte per non essere coinvolto emotivamente e per non essere chiamato in causa nel conflitto scatenato dalla violenza; c) da parte della stessa vittima, che cercherà di allontanare e di evacuare dalla propria mente il peso di ricordi penosi e sconvolgenti connessi all’esperienza traumatica subita. La prima verità attinente al trauma infantile è, dunque, che esso esiste come rischio frequente: la violenza si può scatenare facilmente, laddove si manifesta quella sproporzione di forza, di potere, di età, di esperienza che caratterizza il rapporto tra le generazioni. La seconda verità è che il trauma tende a non essere pensato da parte degli autori, da parte dei testimoni e da parte delle stesse vittime. La stessa comunità scientifica è arrivata con forte ritardo e con forti resistenze a studiare e a classificare le sindromi post-traumatiche, a riconoscere e a considerare le reazioni traumatiche nei bambini; stenta tuttora ad avvicinarsi ai bisogni di cura dei soggetti traumatizzati e a riconoscere le dimensioni massicce della violenza ai danni dell’infanzia nelle sue diverse forme (psicologica, fisica, sessuale, istituzionale).
La negazione è intrinseca alla violenza. Non esiste guerra o sterminio senza un sistema di propaganda impegnato a dimostrare l’inevitabilità e la legittimità di quegli eventi o a sostenere che non si ha a che fare con guerra e sterminio, bensì con iniziative nobili e necessarie. Non esiste storia di un genocidio senza una schiera di negazionisti o revisionisti tesi a dimostrare che a ben vedere genocidio non c’è stato. Il furto di verità accompagna sempre l’appropriazione strumentale del corpo del bambino sin dalla fase preliminare della seduzione da parte dell’adulto perverso con l’imbroglio e la manipolazione che preparano e consentono l’abuso. La negazione è costitutiva del trauma. L’abuso sui bambini in tutte le sue forme si produce in due tempi: c’è il tempo dell’azione in cui si consuma il maltrattamento fisico, il coinvolgimento sessuale, la squalifica o manipolazione psicologica ai danni del bambino; e c’è il tempo della negazione nel quale l’adulto abusante trasmette al bambino il messaggio metacomunicativo implicito od esplicito: “Non devi accorgerti che questa è violenza…”: “Non sono percosse, è che ti devo educare…”, “Non è sadismo, fa più male a me che non a te…” (per il maltrattamento fisico); “Non è abuso, sono coccole… e anche a te piace!”, “Non è abuso, ti sto facendo scoprire un gioco meraviglioso…”, “Non è abuso, tutti i padri lo fanno…” (per l’abuso sessuale); “Non è che ti sto umiliando, il fatto è che te lo meriti…”; “Non è che ti sto espropriando del tuo bisogno di autonomia, è che ti voglio troppo bene…” (per la violenza psicologica).
LA MENTE UMANA DI FRONTE ALLA VIOLENZA E' FALSIFICAZIONISTA
L’autore della violenza tende a quattro scansioni di negazione: 1. nega i fatti e - ciò che è più patogeno per la vittima - la percezione dei fatti da parte di quest’ultima (“non è vero niente”, “erano solo coccole…”, “te lo sei sognato…”); 2. nega la propria consapevolezza (“non me ne sono reso conto…”, “ero fuori di me…”); 3. nega la propria responsabilità (“era la bambina che me lo chiedeva”); 4. nega le conseguenze della propria azione (“in fondo non è successo niente di grave”). Ed ovviamente nega la negazione, ovvero nega il proprio tentativo di cancellare le tracce (“non devi accorgerti di tutto quello che ho fatto per fare silenzio attorno a questo abuso”). Peraltro l’elaborazione in sequenza di queste quattro modalità successive di negazione - sia in riferimento ai fatti di violenza compiuti, sia in riferimento ai fatti di violenza subiti nella propria infanzia - costituisce l’essenza del difficilissimo percorso psicoterapeutico degli abusanti. In ogni forma di abuso all’infanzia l’autore è spinto necessariamente a negare e ad attivare un sistema di supporters che lo aiutino a nascondere l’accaduto; il testimone, reale o potenziale che sia, è spinto a fare un passo indietro e a reagire con l’indifferenza; la vittima è spinta a rimuovere o a espellere dalla propria mente, parzialmente o interamente, i fatti accaduti e i sentimenti vissuti nel corso della sua vittimizzazione. Ai diversi livelli dunque la verità della violenza si fa largo, necessariamente, tra grandi resistenze.
Il trauma è un’esperienza che tende ad eccedere la pensabilità nella mente della vittima; è un’esperienza che tende a travalicare non solo la capacità di ammissione da parte dell’autore, ma anche la capacità di percezione del testimone e la capacità di riconoscimento culturale della comunità sociale e, spesso, della stessa comunità scientifica. [... Di fronte agli eventi traumatici la reazione fisiologica della mente tende a priori ad essere falsificazionista e negazionista. La mente umana, non potendo accettare senza dolore, conflitto e resistenza fatti e situazioni che evidenziano la radicale impotenza del soggetto umano, reagisce automaticamente rifiutando di soffermare lo sguardo sulla realtà della violenza e del male. Questa è la ragione per cui la mente umana si volta dall’altra parte di fronte alla verità della morte, della malattia, del trauma. Questa è la ragione per cui le atrocità della storia umana tendono a non essere credute, ricordate, documentate da parte degli stessi storici. Questa è la ragione per cui la pediatria ha impiegato decenni prima di poter stabilire un nesso fra le ecchimosi e le ossa fratturate dei bambini e l’ipotesi del maltrattamento fisico. Questa è la ragione per cui in genere l’ultima ipotesi che un’équipe di operatori prende in considerazione nella diagnosi del malessere di un bambino è quella della violenza ai suoi danni. Tanto più sconvolgente è l’ipotesi della violenza tanto maggiore è la reazione fisiologica dell’incredulità, la quale inevitabilmente ostacola o impedisce di trovare prove e conferme a quell’ipotesi.
TRAUMA, STORIA E SOCIETA'
La crescita di consapevolezza del fenomeno del maltrattamento all’infanzia procede attraverso diverse fasi temporali e attraverso il superamento di successivi sbarramenti di resistenza: possiamo dire che abbiamo socialmente raggiunto un certo livello di consapevolezza, anche se non pienamente soddisfacente, sul fenomeno della violenza fisica; stiamo affrontando le fortissime e riemergenti resistenze a riconoscere l’abuso sessuale; evidentemente ci vorrà ancora parecchio tempo prima che la comunità adulta sia in grado di prendere coscienza e di responsabilizzarsi in modo adeguato sul fenomeno, ancor più diffuso e coinvolgente, della violenza psicologica e su situazioni ancora sommerse quali per esempio gli abusi sessuali di gruppo. A quest’ultimo proposito, la prima verità è che gli abusi organizzati (ritualistico finalizzati al traffico di materiale pedopornografico) esistono e sono diffusi; la seconda verità è che sono destinati a restare ancora a lungo sostanzialmente impensabili e pertanto socialmente inaffrontabili dal punto di vista preventivo e repressivo. All’inizio del suo libro su trauma e guarigione, Herman afferma: “La storia del trauma psicologico soffre di amnesia ricorrente. Il conflitto intrapsichico della vittima di un trauma tra tentativo di dimenticare e il non poterlo fare, si riflette nella comunità scientifica. Si sono alternate fasi di attiva investigazione a fasi di rimozione”
Nella comunità scientifica viene a riflettersi il conflitto tra il perpetratore e la vittima. Nell’epoca attuale si contrappongono duramente tendenze e controtendenze, spinte al riconoscimento dei diritti della vittime e spinte alla difesa degli abusanti. Per la Herman il dibattito nella comunità scientifica è centrato sul fatto se questi fenomeni siano credibili e reali. Periodicamente la questione del trauma diventa culturalmente interdetta e impensabile. Sul piano sociale il perpetratore, quando appartiene alle classi dominanti, come non di rado capita, usa i propri mezzi per promuovere silenzio e oblio e, se fallisce, tenta di attaccare la credibilità della vittima. Quest’ultima chiede invece di dividere il peso del dolore. Ma se la vittima, in quanto donna, in quanto bambino è già un soggetto debole e socialmente svalutato, la squalifica e l’isolamento rendono l’esperienza incomunicabile. Se la vittima non trova un ambiente sociale supportivo, soccombe. Il trauma è un’esperienza sovrastante le possibilità di pensiero e di parola della vittima: da sola non può reagire alla propria sofferenza e prendere in mano il proprio futuro. La vittima ha bisogno di un grande sostegno - sul piano pratico, informativo, emotivo - da parte degli altri ma, in quanto soggetto particolarmente sofferente e problematico, risulta tendenzialmente perdente, emarginata nella società e spesso nella stessa famiglia, inascoltata nel proprio dolore, nella propria impotenza e nella propria domanda di giustizia. Le problematiche e le istanze del soggetto traumatizzato sono destinate dunque ad essere scarsamente valutate dalla comunità sociale, tanto più prevalgono in questa tendenze conservatrici e modelli culturali basati sulla forza e sul privilegio. Tali problematiche e tali istanze cominciano ad essere considerate quando cresce una sensibilità politica e culturale di tipo democratico, quando emergono risorse di ascolto e di attenzione nei confronti dei più deboli. Gli sviluppi dell’attenzione clinica e scientifica alle problematiche dei soggetti traumatizzati sono stati storicamente sollecitati dai movimenti per i diritti umani capaci di esprimere valori democratici e solidaristici: l’interesse al tema dell’isteria femminile, dei reduci di guerra affetti da nevrosi traumatica, delle donne vittime di stupro, dei bambini vittime di violenze si sono sviluppati in relazione, rispettivamente, al movimento anticlericale e repubblicano francese della fine dell’800, in relazione al movimento pacifista sviluppatosi negli USA durante e dopo la guerra in Vietnam, in relazione al movimento femminista e al movimento contro l’autoritarismo patriarcale degli anni ’60 del secolo scorso.
IL NEGAZIONISMO DELL'ABUSO E LE SUE TESI
Il trauma infantile conseguente all’abuso è una verità che non può essere eliminata. Il trauma è una bomba ad orologeria se non viene elaborato: può essere rimesso in scena con le più svariate modalità per l’intera esistenza ed essere ribaltato e scaricato su altri bambini a distanza di decenni dalla sua genesi. Il trauma tende inevitabilmente ad emergere e riemergere attraverso il linguaggio dei sintomi e attraverso l’insopprimibile bisogno di trasformarsi in parola e diventare oggetto di narrazione. Nel contempo il trauma infantile è destinato ad essere contrastato da forti movimenti difensivi di rimozione, negazione, razionalizzazione, dissociazione. E non è solo il soggetto traumatizzato a dissociare l’esperienza stressante dell’abuso subito. È la stessa comunità a dissociare le dimensioni di violenza che risultano socialmente e culturalmente impensabili e indigeribili. In questa cornice, caratterizzata dalla dialettica conflittuale insita nel trauma, occorre collocare l’attuale dibattito sulla valutazione della attendibilità della presunta vittima di abuso sessuale e l’emergenza crescente di tendenze culturali, scientifiche ed istituzionali negazioniste.
Non c’è violenza senza negazione. Non c’è violenza senza negazionismo ovvero senza che compaia un discorso coerente e articolato teso a sostenere la negazione con una varietà di argomenti. Il negazionismo dell’abuso sui bambini in generale e dell’abuso sessuale in specifico è una tendenza culturale e scientifica che, con apporti di diversa natura, consistenza e qualità, tende ad affermare: 1. la violenza all’infanzia non presenta dimensione massive e non rappresenta un’emergenza sociale; 2. una parte rilevante o addirittura maggioritaria delle denunce o dei ricordi di abusi sono falsi; 3. le campagne di prevenzione dell’abuso sono in qualche misura dannose, favorendo un eccesso di allarmismo in adulti, i quali poi rischiano di trasferire le loro ansie sui bambini, innescando così processi inducenti false accuse; 4. l’abuso è muto e non lascia tracce specifiche e decifrabili con certezza; 5. la suggestionabilità dei bambini è elevatissima e la competenza testimoniale del bambino presunta vittima dell’abuso è assai scarsa o nulla; 6. interviste mal poste hanno il potere di indurre falsi ricordi o addirittura di generare sintomi post-traumatici; 7. la memoria dei bambini in genere e dei bambini traumatizzati in particolare è inaffidabile; 8. dunque, anche quando esiste, l’abuso su un minore è impossibile o molto difficile da dimostrare; 9. l’ascolto del bambino in contesto forense deve escludere atteggiamenti di comprensione emotiva e di empatia;
10. non è dimostrato, né sempre certo il danno derivante ad un bambino da un rapporto sessuale con un adulto, meno che mai per un minore che ha raggiunto la pubertà.
Il negazionismo dell’abuso produce riflessioni, interpretazioni, schemi teorici o diagnostici che rappresentano una sfida culturale di grande rilievo per tutti gli operatori e gli studiosi impegnati nel contrasto alla violenza sui minori, sia perché i contributi di questa corrente hanno raggiunto una forte rilevanza nell’attuale contesto sociale ed istituzionale e sia perché spesso contengono al loro interno una mescolanza di: a) contenuti ideologici funzionali alla cancellazione della verità storica della violenza, al garantismo inteso come garanzia dell’impunità per l’abusante e alla negazione della rilevanza del trauma nella vittima e nella società; b) conoscenze adeguate e sollecitazioni realistiche, che possono essere distinte dalle finalità ideologiche e vanno apprezzate in quanto tali (per esempio, l’attenzione, ancorché strumentale, al tema della suggestione positiva ha portato alcuni autori a fornire indicazioni importanti per favorire la possibilità dei bambini di portare il proprio contributo testimoniale, riducendo l’interferenza di domande suggestive, induttive o anticipatorie; così come il tentativo negazionista di enfatizzare i deficit della memoria infantile, può sollecitare i professionisti ad una considerazione approfondita della complessità dei processi di decodifica, immagazzinamento e recupero dei ricordi infantili).
LA SCOMPARSA DEI FATTI: LA NEGAZIONE DEGLI ABUSI
La tesi basilare della cultura della negazione è la negazione della violenza sessuale sui bambini come emergenza sociale. “Accetta il mondo per quello che è veramente e non per come appare”, afferma il monaco tibetano Dugpa Rimpoce. E il mondo si pone ad un’analisi attenta e rigorosa, sgombra di pregiudizi illusori, intriso di pratiche di dominio e di perversione, che rimangono per lo più occultate, ai danni dei più piccoli. I clinici, attrezzati all’ascolto empatico dei loro pazienti, ben conoscono su un piano empirico la diffusione dell’abuso sui bambini, essendo abituati ad accogliere, magari dopo mesi o ad anni di psicoterapia, precisi ricordi di violenze, latenti o manifeste, avvenute nell’infanzia dei loro pazienti e a verificare effetti d’integrazione e benessere di straordinario rilievo a seguito della narrazione ed elaborazione terapeutica di questi ricordi. Ma è dalle interviste retrospettive che si può avere un quadro statisticamente realistico e sconvolgente di quali possono essere le dimensioni della violenza sommersa che pesa sui bambini e sugli adolescenti. In tali interviste si interroga, sollecitando la confidenzialità e garantendo l’anonimato, un campione di popolazione giovanile oppure adulta sui ricordi risalenti all’infanzia e all’adolescenza. Attraverso questo strumento si possono definire le eventuali violenze ricordate dal campione e si possono inoltre valutare quante di queste sono state rivelate e denunciate e quante invece sono state mantenute nel silenzio e nella segretezza. L’intervista retrospettiva non favorisce motivazioni a mentire negli intervistati: se anche alcuni intervistati potrebbero in casi limitati collocare nella rappresentazione del proprio passato abusi inesistenti, questo dato risulterebbe ampiamente compensato da un altro elemento che può influenzare il risultato della ricerca, nel senso di una sottostima e non già di un’amplificazione del fenomeno: molti intervistati infatti potrebbero negare abusi rimossi e dissociati dalla loro consapevolezza. La ricerca di Diane Russel (1983), condotta negli Stati Uniti ha avuto un’importanza storica per l’epoca in cui s’è svolta e per l’approfondimento delle interviste, evidenziando una percentuale del 38% di abusi avvenuti prima dei 18 anni e del 28% prima dei 14 anni. La ricerca condotta da Kelly, Regan e Burton in Gran Bretagna (1991) rilevò all’interno del campione, costituito da 1244 studenti fra i 16 e i 21 anni, che il 21% delle femmine e il 7% dei maschi dichiararono di aver subito almeno un’esperienza di abuso consumatosi con contatto fisico. Recentemente un’importante e rigorosa ricerca retrospettiva compiuta dall’Istituto degli Innocenti di Firenze su un campione di 2200 donne per valutare l’incidenza dell’abuso sessuale del maltrattamento in età minorile nella popolazione femminile adulta in età compresa dai 19 ai 60 anni ha permesso di stimare che il 5,9% di tale popolazione ha patito una qualche forma di abuso sessuale, il 18,1% ha esperito sia eventi di abuso sessuale che di maltrattamenti, mentre il 49,6% ha vissuto una qualche forma lieve, moderata e grave di maltrattamenti (qualificati come ESI: esperienze sfavorevoli infantili). Le vittime tendono inevitabilmente a rimuovere e non già a comunicare la violenza subita. Per quanto riguarda le esperienze di maltrattamento “Chi ne ha parlato l’ha fatto prevalentemente con il partner e con gli amici (25,9%): i genitori non sono punti di riferimento (con la madre parla il 5,5% e con il padre l’0,9%)”. Solo una ridottissima percentuale (2,9%) ha denunciato all’autorità giudiziaria l’abuso sessuale subito. Se ci si basa sulla percentuale emergente da questa analisi e se si tiene conto che il numero medio di vittime per gli atti sessuali ex legge n. 66/1997 ricavabile dalle segnalazioni all’autorità giudiziaria (nel triennio 2002-2044) è di 709 minori si può ipotizzare una cifra di 23.633 bambini vittime in Italia annualmente di abusi sessuali, una cifra che non si discosta molto da quella - tra i 10.500 e 21.000 - ipotizzata dal rapporto CENSIS sulla violenza sessuale in Italia (1998). [...]
Dati tanto allarmanti finiscono per passare sotto silenzio e scivolare nel dimenticatoio, invece di suscitare un’ondata di sdegno collettivo, una forte spinta alla riflessione e all’assunzione di responsabilità, ferme prese di posizione istituzionali e politiche. Possiamo dunque riprendere e ribadire la tesi di partenza. È necessario, anche se mentalmente impegnativo, prendere atto di due penose verità: a) l’abuso sessuale sui minori è un fenomeno che ha dimensione endemiche nella nostra cultura; b) nonostante le sue dimensioni massicce, il fenomeno è destinato per molti aspetti a restare sommerso ed impensabile. Può risultare ancora più arduo assumere una posizione di accettazione consapevole (e non rassegnata) della seconda verità più ancora che della prima.
LE FALSE ACCUSE: DA PROBLEMA CLINICO AD ARGOMENTO IDEOLOGICO
Nell’esame dei casi specifici, l’ipotesi della falsa accusa va sempre presa rigorosamente in considerazione ed esaminata nelle sue diverse varianti legate al possibile fraintendimento da parte del bambino o dell’adulto che sostiene la denuncia, alla possibile induzione conscia e inconscia da parte di un adulto presente nell’ambiente di vita del minore e alla possibile volontà di mentire del bambino stesso. Le false denunce di abuso rappresentano una questione clinica e diagnostica, di grande rilievo e a cui prestare la massima attenzione. Per questo ce ne siamo occupati e continueremo ad occuparcene. Le false accuse risultano nell’esperienza degli operatori piuttosto rare tra i bambini in età prescolare (tra l’1,7% e il 2, 7%), mentre tendono ad aumentare negli adolescenti (tra l’8 e il 12,7%)16. D’altra parte le false accuse costituiscono sicuramente un fenomeno fortemente enfatizzato ai fini di negare l’evidenza della diffusione degli abusi. In una ricerca realizzata in Canada sono stati analizzati 7.672 casi di maltrattamenti su bambini segnalati ai servizi sociali: solo il 4% di questi casi era costituito da false denunce. In presenza di conflitti per l’affido dei figli dopo la separazione, questa proporzione era più elevata, il 12%. L’oggetto principale delle false denunce era tuttavia la grave trascuratezza e non l’abuso sessuale.
In molte vicende di rivelazioni infantili di abusi, il mondo emotivo del bambino si deteriora e si accrescono in lui sofferenza e confusione con esiti di ritrattazione o di aggravamento della patologia. Spesso il bambino, dopo aver prodotto un’infinità di comunicazioni verbali, espressive e sintomatiche relative alla violenza subita, è lasciato solo, abbandonato al proprio conflitto interno e alle pressioni dell’abusante ed inoltre la madre o gli adulti che sostengono la sua rivelazione non sono aiutati ad elaborare le proprie dilaganti ansie e difficoltà a reggere l’impatto con il trauma del bambino. Queste situazioni diventano casistiche indecidibili dal punto di vista valutativo e falsi positivi dal punto di vista statistico: in queste situazioni al danno segue una tragica beffa! Dopo l’espropriazione del corpo e dell’anima del bambino, si registra anche un’espropriazione della verità ai suoi danni! I dati relativi alle false accuse non possono inoltre basarsi sulle archiviazioni e sulle assoluzioni giudiziarie. Non si può considerare il responso giudiziario come un fondamento di verità clinica e sociale, confondendo la verità giudiziaria con quella scientifica e dimenticando che la prima necessariamente deve tenere conto, giustamente ed inevitabilmente, del parametro delle prove ed inoltre risulta spesso condizionata vuoi da modalità d’indagine e processuali che tengono assai poco in considerazione le comunicazioni dei bambini, vuoi dalla scarsa preparazione psicologica dei giudici. “Anch’io sono un falso positivo! Sono andato da bambino davanti al giudice a denunciare l’abuso subito da mio padre, il giudice non mi ha creduto e io sono diventato un falso positivo”, ha scritto Andrea Coffari. Anche se il bambino abusato di ieri è cresciuto ed è oggi diventato adulto, avvocato e padre di famiglia, anche se ha mantenuto e ha reso più credibile la propria testimonianza infantile con la propria maturazione e la propria testimonianza autobiografica, statisticamente rimane un soggetto che ha effettuato una rivelazione classificata come falsa, in quanto non presa sul serio dalle istituzioni giudiziarie.
Non è possibile avviare nessun serio discorso scientifico e clinico sulle false accuse concernenti abusi sessuali sui bambini prescindendo da una riflessione sulla resistenza sociale, ideologica ed emotiva nei confronti del riconoscimento dell’abuso sessuale sui bambini. Tale resistenza si manifesta su piani diversi: attacca e mette in difficoltà coloro che prendono sul serio le denunce dei bambini; sollecita talvolta i giudici ad archiviare piuttosto che ad approfondire; invita spesso i periti non solo alla prudenza ma anche all’opportunismo; tiene in vita pregiudizi scientificamente obsoleti; orienta correnti di psicologia sperimentale, interessate ad evidenziare in ogni modo l’incompetenza e la suggestionabilità dei bambini. Il problema delle false accuse può e deve essere affrontato come problema clinico non solo per proteggere adulti colpiti ingiustamente da denunce infamanti e distruttive, ma anche nell’interesse dei bambini coinvolti nella falsa accusa, i quali subiscono una gravissima forma di violenza e di strumentalizzazione psicologica. Ma questo compito può essere svolto se contestualmente vengono mentalizzate e contrastate le pressioni sociali e ideologiche che puntano ad enfatizzare il fenomeno dei falsi positivi, impedendo un approccio attento e rispettoso ad ogni vicenda individuale.
La nuova resistenza sociale e culturale al riconoscimento dell’abuso sessuale ai danni dell’infanzia viene ad esercitare la propria influenza negativa sugli operatori, aggiungendosi ai condizionamenti psicologici di sempre, che rendono difficile l’accostamento emotivo e cognitivo alla sofferenza infantile. Così, nonostante l’indubbia crescita negli ultimi decenni di una capacità sociale di percepire il fenomeno dell’abuso sessuale sui minori, permangono nelle istituzioni e nella comunità adulta atteggiamenti di cecità e di sordità diffusa nei confronti di quei segnali di malessere infantile, che possono rinviare a situazioni di violenza sessuale; aumentano spesso la paura e la tendenza alla delega degli operatori di fronte a casi di presunta violenza su bambini; si rinnovano tendenze a rifiutare attenzione ed ascolto a processi di rivelazione, soltanto perché non appaiono immediatamente sostenuti da riscontri evidenti. “È evidente - scrivono Malacrea e Lorenzini - che se un falso credito dato a un sospetto abuso darà inizio ad un iter che passerà la situazione a più setacci, a maglie sempre più fini (sia attraverso percorsi clinici che giudiziari), con alte probabilità di correttivi in itinere che arriveranno a determinare un giudizio finale corretto, quando un presunto abuso suscita istintivo discredito succederà l’opposto. Esso verrà infatti lasciato cadere prima di ogni vaglio approfondito e quindi non potrà trovare quei correttivi che potrebbero orientare realisticamente il giudizio. Sappiamo del resto come sia tutt’altro che raro che situazioni di abuso abbiano alle spalle, prima di imporsi all’attenzione degli operatori, storie di mesi o anche anni in cui segnali più deboli erano stati lasciati cadere con processi decisionali basati su valutazioni approssimative o istintive. Date queste condizioni, la corrente scientifica che avvalora una giusta prudenza in vista del rischio di creare falsi positivi rischia di trasformarsi in cortocircuito che spinge a “diffidare” comunque, senza possederne analiticamente le ragioni. E quindi, in definitiva, si arriva ad incrementare il numero di falsi negativi, pur nello sforzo in buona fede di evitare i falsi positivi”.
RADICI EMOTIVE E RIFERIMENTI IDEOLOGICI DEL NEGAZIONISMO
“Gli abusi non possono esistere o non sono così diffusi perché il mondo non può essere così cattivo ed incontrollabile”, “Quell’indagato non può essere colpevole, perché è troppo simile a noi … la sua immagine positiva è per noi consolidata”, “Non può essere che tanta violenza possa colpire bambini così piccoli”: le radici emotive del negazionismo sono legate al bisogno, presente in maggiore o minore misura nella mente di ogni membro della società, di mantenere una rappresentazione idealizzata della comunità e della mente umana, negando le dinamiche di sadismo, perversione e follia circolanti sul piano sociale e psichico. Il negazionismo si fonda inoltre sull’esigenza emotiva diffusissima di togliere lo sguardo dalla realtà di impotenza e di potenziale rischiosità che caratterizza la condizione infantile e più in generale la condizione umana. Il dolore dei bambini abusati non è un bello spettacolo! Il soggetto traumatizzato rappresenta, personifica, evoca la fragilità e la debolezza della condizione umana, ricordandoci quanto possa incombere sulla nostra esistenza il cambiamento imprevedibile, estremo e distruttivo. Esistono poi radici psicologiche ed emotive di altra natura: nella nostra cultura la sessualità tende ad essere esaltata in quanto tale (soprattutto nell’immaginario maschile), indipendentemente da una riflessione sulle sue conseguenze ed indipendentemente dagli aspetti relazionali ed affettivi, connessi al rapporto sessuale. La cultura e l’etica della mortificazione della carne sono state accantonate e sopravanzate dalla cultura e dall’etica della glorificazione del corpo. Su questo terreno si possono sviluppare simpatie emotive, consce ed inconsce, verso la ricerca del piacere sessuale come valore sempre e comunque positivo e tendenze a negarne le conseguenze deleterie. Il negazionismo dispone di supporti ideologici espliciti ed impliciti. Tra i primi il più evidenziato è quello del garantismo per gli indagati e gli imputati. Su questo principio indiscutibile ci può essere soltanto piena condivisione e richiesta di coerenza: il garantismo deve essere esteso al rispetto dei diritti formali e sostanziali dei bambini coinvolti nel processo. Come si può per esempio pretendere di privare completamente il cittadino bambino del suo diritto di essere informato sul significato dell’audizione protetta che lo coinvolge? Come può essere ancora negato, come avviene nella stragrande parte dei casi, il diritto all’assistenza e alla cura dei bambini chiamati a rendere testimonianza?
Ma l’ideologia più profonda del negazionismo è implicita: sotto la copertura di teorie scientifiche o presunte tali viene rilanciato l’antico stereotipo del bambino tendenzialmente bugiardo e babbeo, cognitivamente incompetente anche per ciò che concerne le esperienze e le sensazioni corporee (“Per un bambino - afferma Gulotta - il fastidio dato da una supposta piuttosto che da un dito nel sedere è difficile da decodificare nell’un caso come fatto di tipo terapeutico, nell’altro di altro significato”. Viene proposta, al di là di una valutazione psicologica specifica, l’immagine di un bambino, completamente privo di una soggettività autonoma, incapace di interazioni attive e pronto ad introiettare acriticamente le informazioni, anche quelle implicite, contenute nelle più innocenti domande di qualsiasi adulto lo intervisti, dal momento che “ogni adulto è per un bambino un soggetto autorevole”. Questo bambino, anche in assenza di una patologia specifica della propria psiche o del proprio ambiente relazionale, risulta sempre e comunque compiacente, al punto tale da manipolare senza rendersene conto la propria narrazione e di conseguenza la propria memoria e la propria idea di se stesso, al punto tale da costruire e mettersi a raccontare violenze mai avvenute, convincendosi nel tempo di fatti precisi e circostanziati, in realtà inesistenti. Si delinea la rappresentazione di un bambino esattamente contrario al bambino competente ed attivo che viene descritto dalla psicopedagogia contemporanea...
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Direttore scientifico del Centro Studi Hansel e Gretel di Torino
Psicologo, psicoterapeuta, psicodrammatista. Supervisore equipe psicosociali interventi sul maltrattamento
Corso di perfezionamento per operatori di contrasto alla violenza ai minori. Fondazione Maria Regina (Teramo) - Università Pontificia Auxilium Roma. Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza
CTU e perito presso Uffici giudiziari Torino, Pinerolo, Biella, Milano, Roma,Tivoli, Napoli, Salerno, Palermo, Cagliari, Brindisi, Pesaro
Autore di diverse pubblicazioni sui temi dell’ascolto, della cura, della prevenzione del disagio dei minori, della valutazione psicologica forense.