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II^ Guerra Mondiale

 

La Seconda Guerra Mondiale
Tratto da “Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia
Dalla prima guerra mondiale nasce la Società delle Nazioni, tappa provvisoria verso una maggiore integrazione mondiale; gli imperi tipo teocratico sono cancellati, mentre all'Est il comunismo, -prefigurazione possibile della futura Repubblica Universale, corona l’opera delle società segrete. In Occidente, i vincitori di Versailles suscitano tutta una serie di staterelli senza storia in cui si esasperano nazionalismi e particolarismi, venendo a mancare quell'unità nella diversità che caratterizzava l'Impero Asburgico. Una situazione instabile, potenzialmente esplosiva, nella quale la Germania fungerà  da detonatore. Ma perché essa potesse svolgere questa funzione serviva un poderoso riarmo, e a tal fine si richiedevano anzitutto mezzi economici e strutture industriali, poi fabbriche specializzate e truppe addestrate. Ebbene, il rilancio economico venne reso possibile da un massiccio afflusso di capitali, a seguito di un'abile svalutazione del marco: capitali dell'Alta Finanza, naturalmente. I banchieri della Morgan Bank e il direttore della Banca d'Inghilterra Montagu Norman fin dal 1924 avevano, infatti, escogitato il Piano Dawes per porre l'economia tedesca sotto l'amministrazione controllata delle banche anglosassoni.
In tale contesto nel solo periodo 1924-26 Wall Street e la Citv di Londra, vale a dire National City Bank, Chase Manhattan Bank, Morgan Bank, Kuhn & Loeb Bank, Standard Oil dei Rockefeller, General Motors, Paul Warburg, trasferirono all'economia tedesca ben 975 milioni di dollari, dei quali 170 vennero destinati alla creazione di tre grandi cartelli:

- Vereinigte Stahlwerke (acciaio);
- IG-Farben, (chimica) guidata dalla potente famiglia ebraica dei Warburg, che da sola, nel 1938 controllava in Germania ben 380 imprese;
- AEG (settore elettrico).
Nel 1939 le prime due assicureranno dal 50 al 95% della produzione bellica tedesca nei rispettivi settori di produzione, mentre l'A-EG (omologa tedesca della General Electric americana) fornirà parte elettromeccanica. Adolf Hitler, per la sua ascesa al potere riceverà dalla Pilgrims' Society, solamente tra il 1929 e il 1933, 32 milioni di dollari.
Non sarà superfluo inoltre ricordare l'accreditamento concesso dalla Gran Bretagna alla Germania dei 6 milioni di sterline in riserve d'oro ceche depositate a Londra al momento dell'invasione Cecoslovacchia nel marzo 1939. La motivazione addotta dal governo britannico (maggio 1939) fu “di non potere dare ordini alla Banca di Inghilterra".
Più complesso il problema delle fabbriche di armi e dell'addestramento delle truppe: non tutto poteva essere fatto alla luce del giorno; il gioco, per riuscire, non doveva essere troppo scoperto e solo a pochissimi era dato di conoscerlo fino in fondo. Ora, sul suolo tedesco vi erano commissioni interalleate per il controllo del rispetto delle clausole contro il riarmo contenute nel trattato di Versailles. Per eluderle si ricorse, fin dal 1922, e cioè ben prima dell'ascesa al potere di Hitler, alla complicità della Russia comunista.
La collaborazione fra imprese americane e tedesche si fece strettissima al punto che Standard Oil e General Motors - ad esempio - misero a disposizione dell'IG-Farben nel 1917 i loro laboratori del New Jersey e del Texas per la fabbricazione di gas ad uso militare.
La Bendix Aviation , controllata dalla Banca Morgan, fornì attraverso la Siemens tutti i sistemi di pilotaggio e quadri di bordo degli aerei tedeschi, e ciò fino al 19407. Londra dal canto suo, nel solo periodo 1934-35, inviò in Germania 12.000 motori d'aereo ultramoderni, mentre la Luftwaffe riceveva mensilmente da Washington equipaggiamenti e accessori sufficienti per 100 aerei. Le due principali fabbriche di blindati e di carri vennero realizzate dalla Opel, filiale della General Motors, mentre l'ITT, che attraverso il cartello AEG controllava tutte le telecomunicazioni tedesche, cesserà di lavorare per gli armamenti del Reich solo nel 1944. La geografia dei bombardamenti angloamericani che, nel 1944-45 rasero al suolo Dresda e Colonia, è istruttiva a più di un titolo: in quasi nessun caso i settori dove sorgevano le fabbriche a capitale angloamericano subirono rilevanti danni. Uno studio interalleato stabilirà che le perdite in macchinari dell'industria tedesca non superavano, all'inizio del 1946, il 12% del potenziale del Reich.
Le commissioni di controllo del trattato di Versailles non vedevano nulla: e come potevano vedere il principale poligono di tiro in cui si addestravano gli artiglieri tedeschi, se esso era sito a Luga, nei pressi di Leningrado? 0 se i carristi delle “Panzer-Divisionen” imparavano a pilotare i loro blindati, fabbricati dalla Krupp e dalla Rheinmetall, in territorio russo, a Katorg presso Mosca. Tutti gli aviatori tedeschi che combatterono sul fronti di guerra fra il 1939 e il 1942 vennero formati sui campi di Lipetsk, Saratov e della Crimea.
Il trattato di Rapallo in fondo sancì questa semplice verità: senza Stalin, Hitler non sarebbe stato possibile, né Stalin senza Hitler. Washington e Londra dirigevano...
Il denaro, i finanziamenti, provenivano infatti da un'unica fonte, come scrisse uno storico delle società superiori del POTERE, il professor Carroll Quigley, trattando di quel periodo:
(si trattava) "nientemeno che di creare un sistema mondiale di controllo finanziario in mani private, in grado di dominare il sistema politico di ciascun paese e l'economia mondiale".
Perno delle manovre dell'Alta Finanza in Germania non fu Hitler, ma il banchiere protestante e frammassone Hjalmar Horace Greeley Schacht la cui famiglia originava dalla Danimarca. Nato a New York alla fine della prima guerra mondiale, Schacht sì associò ad una delle tre maggiori banche tedesche, la Darmstádter Bank , guidata da quel Jakob Goldschmidt che avrebbe successivamente favorito la sua nomina, avvenuta il 17 marzo 1933, alla guida della Reichsbank.
Il capo della Reichsbank, il massone Hjalmar Horace Greeley Schacht(1877-1970). 
Passò indenne dal Processo di Norimberga e proseguì la sua attività nel settore del petrolio come agente dei Rockefeller
Ministro delle Finanze del Reich, legato al Movimento Paneuropeo di Coudenhove-Kalergi e agli ambienti di Wall Street e della City, in particolare al banchiere Norman Montagu, governatore della Banca d'Inghilterra, discendente da una famiglia di banchieri e membro della Pilgrims, nel settembre 1930 Schacht si imbarca per gli Stati Uniti, dove in forma privata incontra i capi dell'Alta Finanza anglosassone.
Schacht ritornerà quindi negli Stati Uniti nel 1933 per ottenere da Roosevelt la garanzia della neutralità americana in caso di riarmo della Germania.
Ma allora, ci si potrebbe chiedere, come fu possibile il successivo rovesciamento delle posizioni? Avvenne lo stesso gioco del 1914, quando le élites angloamericane erano germanofile, ma contemporaneamente firmavano un accordo segreto con la Francia in senso contrario. Infatti, solo nel 1938 le principali concentrazioni della City (dirette dagli ebrei tedeschi Baring, Schroeder, Goschen, Kleinwort, Erlanger, Seligman, Japhet, Rothschild) diventeranno avversarie di Hitler, quando egli farà arrestare uno di loro, chiedendo un forte riscatto per la sua liberazione (Louis de Rothschild).
I tempi erano evidentemente maturi per il 33 Roosevelt e il suo entourage di consiglieri, tutti membri della Pilgrim’s Society e della Round Table (vedi Appendice 2), che affrettarono i preparativi per la guerra.
Essa infatti si può dire che inizi il 7 novembre 1938, quando a Parigi il giovane ebreo Grynspan assassina il terzo segretario dell'ambasciata tedesca. Il 9 e il 10 novembre scatta la rappresaglia in Germania; Roosevelt richiama il suo ambasciatore a Berlino, annuncia la costruzione di 24.000 aerei da combattimento, chiede agli americani di boicottare i prodotti tedeschi e fa pressione sull'Inghilterra, attraverso il Pilgrims Joseph Kennedy, affinché rinunci alla politica di conciliazione con la Germania.
Ultima operazione: poiché la popolazione americana è ostile all'ingresso in guerra a fianco degli alleati, si dovrà attendere il 7 dicembre 1941, l 'attacco aeronavale nipponico alla base americana di Pearl Harbor, che, per il gioco di alleanze tra le potenze dell'Asse consentirà agli Alleati di dichiarare guerra alla Germania.
Quando nel 1939 scoppiò la seconda guerra mondiale il CFR (Consiglio per le Relazioni con l’Estero) valutò attentamente le possibili conseguenze per gli interessi economici americani di una vittoria dell'Asse.
"Nell'estate del 1940 il CFR, sotto la guida del Gruppo Economico-Finanziario, cominciò una vasta ricerca per rispondere a questa domanda, Il mondo fu diviso in blocchi, e per ogni area si calcolò la locazione, la produzione e il trasporto di ogni materia prima e di ogni bene industriale importante. Poi, usando le cifre dell'import-export, si calcolò il grado di autosufficienza dì ognuna delle aree considerate: l'Emisfero occidentale (cioè le due Americhe, N.d.A.), l'Impero Britannico, l'Europa Continentale, l'Area del Pacifico... "Risultò che l'autosufficienza di un'Europa Continentale dominata dalla Germania sarebbe stata molto più alta di quella delle due Americhe insieme."
Similmente, il CFR comprese che, con l'occupazione della Cina, "il Giappone era una potenza espansiva che minacciava i piani del CFR".
Mentre già nel 1937 il Pilgrims arcivescovo anglicano di York, William Temple, figlio dell'arcivescovo di Canterbury, dichiarava:
Potrebbe essere necessario che si addivenga ad una nuova terribile guerra per ristabilire l'autorità della Società delle Nazioni; potrebbe accadere che la generazione attuale e le future siano decimate, sacrificate, affinché la lega di Ginevra ne esca riaffermata, come l'ultima guerra fu indispensabile alla sua creazione”.
L’ambasciatore polacco a Washington, conte George Potocki, riferendo su un colloquio avuto col Pilgrims William Bullitt, allora ambasciatore americano a Parigi, ma soprattutto agente della potente banca ebraica di New York Kuhn & Loeb, nonché 32° grado del Rito Scozzese e membro del CFR, scriveva il 19 novembre 1939:
"[…] La guerra durerà almeno sei anni e terminerà con un disastro completo in Europa e col trionfo del comunismo”. E la guerra inizia coll'aggressione alla Polonia cristiana, da parte dei due socialismi, tedesco e russo. Era l'ultimo bastione cristiano del vecchio ordine, che doveva soccombere e seguire le vicende del resto dell'Occidente.
Di Bullitt parla anche James Vincent Forrestal, banchiere di Wall Street, sottosegretario al Ministero della Marina sotto Roosevelt e successivamente ministro della Difesa americano con Truman, che, nel suo diario, in data 27 dicembre 1945, riferisce sul colloquio avuto con Joseph Kennedy (padre del futuro Presidente degli Stati Uniti), ex ambasciatore americano a Londra fra il 1937 e il 1940 e membro della Pilgrims' Society:
"Giocavo ieri a golf con Joe Kennedy. Gli chiedevo dei suoi colloqui con Roosevelt e Neville Chamberlain del 1938. Mi diceva che la posizione britannica del 1938 era di non rischiare una guerra con Hitler giacché non aveva nessun mezzo per combatterla. Il punto di vista di Kennedy: Hitler avrebbe combattuto contro la Russia senza entrare poi in conflitto con l'Inghilterra se Bullitt non avesse spinto Roosevelt a umiliare i tedeschi per via della Polonia; né i francesi, né i britannici avrebbero fatto della Polonia un casus belli, se non fossero stati continuamente incitati da Washington. Bullitt, così diceva, faceva continuamente credere a Roosevelt che i tedeschi non avrebbero combattuto, Kermedy stesso sosteneva la tesi che avrebbero combattuto e sopraffatto l'Europa. Chamberlain, così diceva, dichiarò che l'America e Febraismo mondiale avevano obbligato l'Inghilterra alla guerra".
Il massone Winston Churchill - affiliato alla Pilgrims, e perciò stesso perfettamente allineato alle posizioni interventiste di Bullitt - forniva nelle sue memorie sulla seconda guerra mondiale la ragione “storica" della necessità della guerra contro la Germania da parte dei popoli anglosassoni:
Per quattrocento anni la politica estera dell'Inghilterra è stata quella di opporsi alla più forte, più aggressiva Potenza del continente, e di evitare che i Paesi Bassi cadessero in suo potere [ ... ]. Occorre osservare come la politica inglese non consideri affatto l'identità della nazione che aspira al dominio dell'Europa, non faccia questione se si tratti della Spagna, della Francia monarchica, della Francia imperiale, dell'Impero alemanno o della Germania di Hitler. Questa linea di condotta non è in rapporto coi governanti delle nazioni, ma è soltanto diretta contro il tiranno più forte o capace di prepotenze maggiori".
Altre forze, tuttavia, attive a fianco della Pilgrims, già nel 1938 avevano preavvertito sul possibile esito della guerra:
“[...] E il trio dei non ariani intonerà, come un Requiem, un miscuglio della Marsigliese, del God save the King e dell'Internazionale, terminando con un gran finale, aggressivo, animoso e militante, con l'inno ebraico 'EILI, EILI»23.
Alla fine del 1940 si radunarono a New York 18 personalità, tutte appartenenti alla Pilgrims' Society, per stendere un programma di "istruzione" degli americani in vista della guerra; i vari banchieri - tutti membri della detta società - Morgan, Warburg, Lamont e il B'nai B'rith Lehman, finanziarono con milioni di dollari la propaganda al fine di convincere il popolo americano ad abbandonare la neutralità.
Infine il 14 agosto 1941, prima che gli Stati Uniti entrassero in guerra, venne firmata da Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill la "Carta Atlantica", prefigurazione dell'ONU, in cui si stabilivano gli scopi della guerra. E poiché Hitler evitava accuratamente tutto ciò che potesse urtare o provocare gli americani, la Pilgrims agì attraverso il Giappone, mediante una provocazione ben orchestrata. Nel 1940 disconosceva il trattato di commercio col Giappone, ponendo l'embargo su benzina avio, ferramenta, macchine utensili e sui prodotti provenienti dalle Filippine. Il 25 luglio 1941 i beni nipponici negli Stati Uniti, come misura di ritorsione per l'occupazione dell'Indocina, venivano congelati. Il Giappone provò a trattare. Gli Stati Uniti risposero di voler sgelare i beni a condizione che il Giappone si ritirasse dall'Asia e rinnegasse il Tripartito: o battersi o capitolare, in buona sostanza.
Scriveva il "Falco" H. L. Stimson nel suo diario il 25 novembre 1941, il giorno che precedette l'ultimatum americano al Giappone:
"La domanda era come noi avremmo dovuto manovrarli (i giapponesi, N.d.A.) in modo che sparassero il primo colpo".
Henry Lewis Stimson (1867-1950), Segretario americano alla Guerra sia nella prima che nella seconda guerra mondiale, affiliato fin dal 1888 alla società superiore dell'area del potere de L’ORDINE (nota anche come "Skull and Bones"), membro di spicco del CFR, fu attivo in alti incarichi governativi nel mandato di ben sei presidenti americani. Egli si servì di tali incarichi per promuovere gli scopi de L’ORDINE e assicurarne la presenza nel governi americani successivi attraverso personaggi che egli provvide ad introdurre in quel ristretto cenacolo, come Harvey Hollister Bundy, uomo chiave del “Progetto Manhattan" per la fabbricazione dell'arma nucleare, suo figlio McGeorge Bundy (CFR) e, nel 1948, George Herbert Walker Bush Sr. - iniziato all'ORDINE dallo stesso Stimson - che fissarono la politica americana fino praticamente ai nostri giorni.
Nelle sue memorie Stimson riferisce che si accusava Roosevelt e ì suoi consiglieri di avere “Complottato quest'affare" (Pearl Harbor, N.d.A.) per qualche "ragione impenetrabile ma abominevole". E prosegue:
L’importanza dell'attacco a Pearl Harbor non risiedeva nella vittoria tattica riportata dai giapponesi, ma nel semplice fatto che l'esitazione e l'inazione americane diventavano impossibili. Non si sarebbe meglio potuto agire per stimolare gli americani. Allorché giungevano le prime notizie dell'attacco del Giappone contro di noi, provavo un primo sentimento di sollievo al pensiero che l'indecisione si era dissolta e che la crisi, come si era prodotta, avrebbe unito tutto il nostro popolo”.
Dopo Pearl Harbor la stampa pone strane domande: come si è fatta sorprendere a Pearl Harbor la flotta americana se i servizi segreti americani leggevano a libro aperto i messaggi in codice giapponesi? E non solo il codice di comunicazione diplomatico fra Tokyo e le ambasciate era noto agli americani, ma anche quello adottato nel dispacci della Marina da guerra giapponese. Ciò è stato recentemente portato a conoscenza da Robert B. Stinnett, un veterano della Marina americana che combatté nella seconda guerra mondiale, sulla base di numerosi documenti ufficiali declassificati in virtù di una legge americana sulla libertà di informazione.
Le prove oggi sono abbondanti: un attacco a sorpresa a Pearl Harbor era impossibile.
La guerra, lunga e atroce, si conclude negli immani bagliori della bomba all'uranio di Hiroshima del 6 agosto 1945 e di quella al plutonio di Nagasaki del successivo 9 agosto.
Era stato ancora Stimson a raccomandare lo sgancio della bomba atomica sul Giappone. Il 25 luglio di quell'anno l'israelita Harry Truman, presidente degli Stati Uniti, che nell'ottobre successivo sarebbe stato elevato al 33' grado del Rito Scozzese, nel suo diario riportava:
"Abbiamo scoperto la bomba più terribile della storia umana. Può essere la distruzione di fuoco profetizzata nell'epoca della Valle dell'Eufrate, dopo Noè e la sua arca favolosa. Quest'arma va usata contro il Giappone fra oggi e il 10 agosto...E’ certamente cosa buona per il mondo che la cricca di Hitler o di Stalin non abbia scoperto la bomba atomica. Pare essere la cosa più terribile mai scoperta, ma se ne può fare un ottimo USO".
Diciotto mesi più tardi Truman, ritornando sull’argomento, conveniva: “Ai giapponesi venne fatto pervenire un leale avvertimento e furono offerti dei termini, che alla fine essi accettarono, ben prima della caduta della bomba”.
Little Boy e Fat Man, questi i nomi dei due ordigni, piovvero così fatalmente sul Giappone.
(...)

A sinistra la Bomba atomica Fat Man sganciata su Nagasaki, a destra il bombardiere Enola-Gay
Tratto da “Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia

In Israele vietato boicottare, vietato protestare, vietato pensare

13/07/2011
Per Tel Aviv nessuno può chiedere il boicotto di prodotti israeliani. Sparare ai bambini che tirano sassi, agli occupanti non basta più. Da un paio di giorni è stata infatti approvata una legge che commina pesanti multe e colpisce economicamente chi chiede di non comprare i succulenti pompelmi Jaffa e tutti i prodotti “made in Israel”.

Due giorni fa il parlamento israeliano ha approvato la "Boycott Bill". Una legge che sanziona individui, gruppi, associazioni e partiti che invitano a boicottare Israele e le sue colonie illegali nei Territori palestinesi occupati, chiedendo di non acquistare tutto quello che è marchiato col codice a barre 7290 (che contraddistingue i prodotti "made in Israel").

La nuova pensata partorita dal Parlamento di questo Paese noto per il rispetto dei diritti umani, la tolleranza religiosa e gli sforzi per la pace tra i popoli, prevede ad esempio un risarcimento di 50 mila shekel (circa 14 mila franchi) per i presunti danni finanziari provocati dal boicottaggio economico, culturale e accademico ai danni di Tel Aviv.

Sì, la scure si abbatte anche contro coloro che invitano al boicotto accademico perché chi pensa, deve pensare solo in un certo modo. Se devia, è antisemita, quindi da mettere in galera o, in questo caso, da chiamare alla cassa (che per gli israeliani anche meglio).

La legge appena partorita da chi non tollera di essere criticato, perché criticare Israele è di per sé un peccato (mortale), prevede persino la revoca delle esenzioni dalle tasse e dei benefici legali ed economici a tutti coloro che sostengono il boicottaggio.

Saranno multate anche le compagnie e le società economiche israeliane che intendono collaborare con l’Autorità palestinese, e che accetteranno di lavorare con compagnie palestinesi.

La “Boycott Bill”, a esser sinceri, è passata per 47 voti a 38, perché persino parecchi deputati israeliani si sono resi conto che una legge simile significa un attacco frontale alla libertà d’espressione. Tant'è vero che uno dei più importanti esponenti del partito Kadima ha dichiarato che “Netanyahu ha passato la linea rossa della stupidità e dell’irresponsabilità nazionale. Il suo governo crea problemi a Israele e dovrebbe essere il primo a pagarne il prezzo”. Invece il prezzo lo pagherà, come al solito, qualcun altro.

Anche se la legge, per il momento, non potrà essere applicata all’estero, sarà bene che la grande distribuzione, in Svizzera, chieda subito delucidazioni a Tel Aviv, onde evitare di finire sulla lista degli antisemiti. Meglio prevenire che curare, no?

Quindi, si installino telecamere in tutti i supermercati, si assuma personale (anche i frontalieri in questo caso vanno bene) e se un cliente oserà preferire i pompelmi turchi a quelli israeliani, si intervenga, si multi, si combattano questi pericolosi nemici del bene e della pace in Medio Oriente.http://www.mattinonline.ch/4949/israele-vietato-boicottare-vietato-protestare-vietato-pensare
CG


 

 
 




 


 

Vi invito a leggere con la passione del ricercatore queste testimonianze del razzismo ebraico nella germania degli anni 20/30.


Douglas Reed, prima della 2.a guerra mondiale capo corrispondente dal Centro Europa per il londinese
"The Times", era sentitamente anti-tedesco ed anti-Hitler. Tuttavia riporto': "Guardavo le Camicie Brune andare di negozio in negozio con barattoli di pittura e dipingere sulle vetrine la parola "Giudeo", in gocciolanti lettere rosse.
Il Kurfürstendamm (un grande viale di Berlino, Ndt) fu per me una rivelazione. Sapevo che i Giudei occupavano un ruolo di rilievo nel mondo degli affari, ma ignoravo che avessero quasi monopolizzato importanti settori di esso. La Germania contava un ebreo per ogni cento non ebrei, asserivano i censimenti; ma l'elegante Kurfürstendamm, in base alle scritte rosse gocciolanti, aveva circa 1 negozio gentile per 99 negozi ebrei." (Reed, "Insanity Fair (Fiera della follia)", 1938, pagg. 152-3). Nel libro di Reed "Disgrace Abounding (Abbondanza di disonore)" dell'anno seguente egli scrive: "A Berlino (negli anni precedenti ad Hitler) la maggior parte dei teatri erano posseduti da Giudei o affittati a Giudei, la maggior parte dei piu' noti attori di cinema e di teatro erano giudei, le opere rappresentate erano spesso di autori ebrei tedeschi, austriaci o ungheresi, ed erano realizzate da giudei produttori di film, applaudite da critici drammatici giudei su giornali giudei.. I Giudei non sono piu' ingegnosi dei Gentili, se per ingegnoso intendete capace nel proprio lavoro. Essi spietatamente sfruttano il comune sentire degli Ebrei, dapprima per conquistare un punto d'appoggio in un particolare commercio o occupazione, poi per spingere di forza i non-Ebrei fuori di esso.. Non e' vero che i Giudei siano migliori giornalisti che i Gentili. Semplicemente occupavano tutti i posti in quei giornali di Berlino, perche' i proprietari e gli editori erano giudei", (pagg. 238-9).




In un libro inaspettatamente pubblicato dalla Universita' di Princeton nel 1984, denominato "Hitler, Germans and the "Jewish Question" (Hitler, i Tedeschi e la questione ebraica)", Sarah Gordon essenzialmente conferma quello che Bryant asserisce. Secondo lei "I Giudei non hanno mai costituito una larga percentuale della popolazione tedesca totale; mai hanno superato l'1% della popolazione durante gli anni che vanno dal 1871 al 1933." Ma ella aggiunge "Gli Ebrei erano sovrarappresentati negli affari, nel commercio, e nei servizi pubblici e privati.. Erano particolarmente visibili nelle banche private a Berlino, che nel 1923 aveva 150 banche private giudee, in confronto a solo 11 banche private non-ebree.. Possedevano il 41% delle aziende che trattavano ferro e residui ferrosi ed il 57% di quelle che commerciavano gli altri metalli.. I Giudei erano molto attivi nel mercato azionario, soprattutto a Berlino, dove nel 1928 contavano l' 80% dei membri dirigenti della Borsa dei titoli azionari. Durante il 1933, quando i Nazisti cominciarono ad eliminare i Giudei dalle posizioni preminenti, l' 85% degli intermediari della Borsa dei titoli azionari di Berlino furono rimossi a causa della loro "razza".. Almeno un quarto dei professori e degli istruttori a tempo pieno (nelle universita' tedesche) aveva origini ebraiche.. Nel 1905-6 gli studenti ebrei costituivano il 25% degli iscritti a Legge e a Medicina.. Nel 1931 il 50% dei 234 direttori di teatro in Germania erano giudei, e a Berlino il numero assurgeva all' 80%.. Nel 1929 si stimava che il reddito pro capite degli Ebrei a Berlino fosse due volte quello
degli altri residenti di Berlino.."


Lo scrittore ebreo Edwin Black nota: "Per esempio, nella sola Berlino, circa il 75% dei procuratori e pressappoco altrettanti dei medici erano giudei." (Black, "The Transfer Agreement (L'accordo per il Trasferimento)", 1984, pag. 58).



Mowrer riporta che "Nessuno che abbia vissuto il periodo dal 1919 al 1926 verosimilmente puo' dimenticare la promiscuita' sessuale che imperava.. Da un capo all'altro di una citta' come Berlino, hotel e pensioni guadagnarono vaste fortune noleggiando stanze a tariffa oraria o giornaliera ad ospiti senza bagaglio e non registrati. Centinaia di cabaret, ritrovi di piacere e consimili si prestavano allo scopo di conoscere gente e sollevare l'umore".. (pagg. 153-4).
Bryant descrive folle di prostitute bambine all'esterno delle porte di hotel e ristoranti della grande Berlino. Egli aggiunge che "La maggior parte di essi (night-club e ritrovi del vizio) erano posseduti e gestiti da Giudei. E furono gli Ebrei.. ad essere ricordati tra i promotori di questo commercio negli anni successivi." (pagg. 144-5).




altre testimonianze:

1. Joseph P. Kennedy, Ambasciatore Usa in Gran Bretagna durante gli anni immediatamente precedenti la 2.a guerra mondiale, fu il capostipite della famosa dinastia americana dei Kennedy. James Forrestal, primo Segretario Usa alla Difesa (1947-1949), riferisce che Kennedy disse: "Chamberlain (primo ministro inglese) dichiaro' che i Giudei americani e del mondo avevano forzato l'Inghilterra alla guerra". ("The Forrestal Diaries (I Diari di Forrestal)", ed. Millis, Cassell 1952, pag. 129).


2. Il conte Jerzy Potocki, Ambasciatore polacco a Washington, invio' un rapporto al ministero degli esteri polacco nel gennaio 1939, autenticato dal prestigioso storico militare inglese e maggior generale JFC Fuller. A proposito della pubblica opinione in America l'ambasciatore riferisce: "Prima di tutto la propaganda qui e' interamente in mani ebree. Tenendo a mente la ignoranza del pubblico, la propaganda giudea e' così efficace, che la gente non ha alcuna reale conoscenza del vero stato della situazione politica in Europa. E' interessante osservare che, in questa campagna propagandistica elaborata con grande cura, del tutto nessun riferimento viene fatto alla Russia sovietica. Se la Russia viene menzionata, il riferimento avviene in una maniera amichevole e la gente riceve l'impressione che la Russia sovietica appartenga al gruppo delle nazioni democratiche. I Giudei sono stati capaci non solo di impiantare nel Nuovo Mondo un centro pericoloso di disseminazione di odio e di inimicizia, ma hanno anche avuto successo nel dividere il mondo in due campi avversi ed inclini alla guerra. Al Presidente Roosevelt e' stato conferito il potere.. di creare enormi riserve di armamenti per una guerra futura, verso cui i Giudei si stanno deliberatamente dirigendo." (Fuller, JFC: "The Decisive Battles of the Western World (Le decisive battaglie del mondo occidentale)", vol. 3, pagg. 372-374).

3. Hugh Wilson, Ambasciatore Usa a Berlino sino al 1938, ossia l'anno precedente lo scoppio della guerra, trovava che l'anti-Semitismo in Germania fosse "comprensibile". Cio' perche', prima dell'avvento dei nazisti, "il teatro, la stampa, la medicina e l'esercizio della avvocatura mostravano una prevalenza numerica di Giudei. Tra i pochi che avessero denaro da sfoggiare, una alta percentuale erano ebrei. I capi del movimento Bolscevico in Russia, movimento disperatamente temuto in Germania, erano giudei. Si poteva avvertire il diffondersi di risentimento e di odio."
(Hugh Wilson: "Diplomat between the Wars (Un diplomatico tra le guerre)", Longmans 1941, citato in Leonard Mosley, Lindbergh, Hodder 1976).

4. Sir Nevile Henderson, Ambasciatore inglese a Berlino aggiunse “che l'orientamento ostile in Gran Bretagna (verso la Germania, Ndt) era l'effetto dell'opera dei Giudei e dei nemici dei nazisti, che era poi quello che lo stesso Hitler di suo gia' pensava" (Taylor, AJP: "The Origins of the Second World War (Le origini della 2.a guerra mondiale)", Penguin 1965, 1987, ecc., pag. 324).

Al termine della 1.a guerra mondiale la Germania fu essenzialmente truffata [vedi Paul Johnson, "A History of the Modern World (Una Storia del mondo moderno)", 1983, pag. 24, e H. Nicholson, "Peacemaking 1919 (Trattative di pace del 1919)",1933, pagg. 13-16] con la imposizione di massive riparazioni di guerra alla Francia e ad altri competitori economici ed in precedenza nazioni belligeranti, secondo i termini del cosiddetto Trattato di Versailles, dovuto al liberale Presidente Usa Woodrow Wilson. La Germania fu dichiarata unica responsabile della guerra, nonostante il fatto che "la Germania non cospiro' per una guerra in Europa, non la voleva e fece genuini sforzi, sebbene troppo tardivi, per scongiurarla." (Professor Sydney B. Fay, "The Origins of the World War (Le origini della guerra mondiale)", vol. 2, pag. 552).

Come risultato di queste massive forzose riparazioni finanziarie, entro il 1923 la situazione in Germania divenne disperata ed una inflazione su scala astronomica divenne la sola via di uscita per il governo. Le presse tipografiche furono impegnate a stampare denaro giorno e notte. Nel 1921 il rapporto di cambio era 75 marchi contro 1 dollaro. Nel 1924 era divenuto circa 5 trilioni (5 mila miliardi, Ndt) di marchi per 1 dollaro. Questo evento virtualmente distrusse la classe media tedesca (Koestler, "The God that Failed (Il dio che cadde)", pag. 28), riducendo tutti i depositi bancari praticamente a zero.



Secondo Sir Arthur Bryant, storico inglese ("Unfinished Victory (La vittoria incompleta)", 1940, pagg. 136-144):
"Furono i Giudei, con le loro affiliazioni internazionali e la loro ereditaria inclinazione per la finanza, i piu' abili ad afferrare tali opportunita'.. Trassero profitto dalle occasioni con effetto tale che, ancora nel novembre 1938, dopo 5 anni di legislazione e di persecuzione anti-Semitica, tuttora possedevano, secondo il corrispondente a Berlino di "The Times", qualcosa come un terzo delle proprieta' immobiliari nel Reich. La gran parte di esse era caduta nelle loro mani durante la megainflazione.. Ma a coloro che avevano perso tutti i loro averi tale poco comprensibile trasferimento di proprieta' sembrava una mostruosa ingiustizia. Dopo prolungate sofferenze, essi ora erano stati privati degli ultimi averi. Li videro passare nelle mani di stranieri, molti dei quali non avevano condiviso i loro sacrifici ed ai quali poco o nulla importava dei loro modelli e tradizioni nazionali..





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© 2009 Avventismo Profetico - Giuseppa La Mantia