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Persecuzione cristiani


Per assurdo in questa vicenda la 'vittima' è Gheddafi

Gheddafi cerca - sembra con scarsi risultati - semplicemente di reagire a un tentativo di colpo di stato.

D'accordo che Gheddafi è un dittatore, etc, etc, ma per 40 anni nessuno ha mai messo in discussione il suo governo (salvo qualche 'scaramuccia' con gli americani) e tutti hanno fatto affari con la Libia.

Oggi invece la stampa internazionale e le varie 'cancellerie' fanno passare Gheddafi come l'aggressore e i golpisti come gli aggrediti.

In altre situazioni (immagino in paesi non strategici , senza petrolio o altre ricchezze) le varie 'cancellerie' internazionali , cominciando da quella americana , si sarebbero pilatescamente lavate le mani dicendo che non era affar loro essendo una questione interna di uno stato indipendente e sovrano.

"Continueremo a esercitare pressioni su Gheddafi affinchè si faccia da parte e permetta al popolo libico di esprimersi in modo libero e di forgiare il proprio futuro", ha detto in un'intervista a ABC l'ambasciatore americano degli Stati Uniti all'Onu Susan Rice.
ULTIMISSIME Costa d'Avorio/ Scontri sanguinosi, esodo civiliSabato, 26 Febbraio 2011 - 20:56
È in preda al caos gran parte della Costa D'Avorio, con decine di migliaia di civili in fuga dai combattimenti sempre più sanguinosi che - in una settimana - da Abidjan hanno ormai raggiunto la capitale politica Yamoussoukro, il nord del Paese e gran parte delle regioni centrali. Le rivolte che stanno sconvolgendo il NordAfrica hanno distolto l'attenzione internazionale dalla crisi ivoriana, apertasi lo scorso 27 novembre con le elezioni vinte da Alassane Ouattara, sfidante del presidente uscente Laurent Gbagbo che, però, non ha mai accettato la sconfitta. Con il risultato che da allora la Costa D'Avorio ha due presidenti e due governi e, mentre la mediazione internazionale tentava strade che si sono rivelate impraticabili, la contrapposizione tra le opposte fazioni si sono radicalizzate. Fino a sfociare, da una settimana a questa parte, in guerra aperta che ha riportato a combattere anche ex miliziani ed ex ribelli che avevano deposto le armi nel 2002. Anche stasera, al termine di una giornata definita dai residenti «di fuoco e di sangue», si spara con armi pesanti ad Abidjan, soprattutto nel quartiere settentrionale di Abobo, favorevole a Ouattara, l'uomo nuovo riconosciuto presidente dalla comunità internazionale. «Ci sono corpi abbandonati nelle strade - ha raccontato un fuggiasco - donne e bambini stanno cercando di scappare con ogni mezzo ... Il quartiere si sta svuotando». Secondo l'Onu, i profughi che hanno lasciato o stanno cercando di lasciare il Paese per la Liberia sono migliaia e già 45.000 sono ammassati oltre la frontiera, nel Paese confinate. Tra le milizie pesantemente armate tornate a combattere è poco chiara la composizione della principale formazione ribelle, le Forze Nuove (FN), che hanno scelto il campo di Ouattara ma neanche loro sembrano risparmiare la popolazione civile. Sempre secondo l'Onu solo negli ultimi sette giorni negli scontri sono morti più di 300 combattenti. Intanto la mediazione dei quattro presidenti di Mauritania (Mohamed Ould Abdel Aziz), Sudafrica (Jacob Zuma), Ciad (Idriss Debry Itno) e Tanzania (Jakaya Kikwete) resta in campo. Ma secondo gli osservatori ha ben scarse possibilità di impedire che la situazione degeneri ulteriormente.

http://affaritaliani.libero.it/ulti...260211205625


 
 
 
  • (Credits: Epa/Abedin Taherkenareh) Lunedì 21 Febbraio 2011
(Credits: Epa/Abedin Taherkenareh)Un gran numero di forze anti-sommossa e di miliziani Basiji è stato schierato nel centro di Teheran, dopo l’annuncio dell’opposizione a tornare in piazza nel settimo giorno della morte di due giovani uccisi negli scontri. Le mobilitazioni sono iniziate al grido di Dio è grande utilizzato dall’opposizione dell’Onda verde.Nonostante la pioggia, centinaia di persone si sono radunate davanti alla sede della rete televisiva Irib, considerata una delle principali voci della propaganda del regime. Secondo diverse fonti ci sarebbe stato un morto.Ai media stranieri presenti a Teheran è proibito riferire delle proteste. Secondo Human Rights Watch per disperdere la folla le forze di sicurezza hanno usato armi da fuoco e lacrimogeni.
E a scendere in strada non sono solo gli abitanti di Teheran ma anche quelli di Mashhad, Shiraz, Isfahan e Tabriz.
Intanto i due principali leader dell’opposizione, Moussavi e Karrubi sono ancora agli arresti domiciliari.
E oggi pomeriggio è stata arrestata Faezeh Hashemi, figlia del potente Rafsanjani. Faezeh ha preso parte alle dimostrazioni, è stata rilasciata nel giro di qualche ora ma il suo arresto è segno di una crescente tensione ai vertici della Repubblica islamica...http://blog.panorama.it/mondo/2011/02/21/iran-ancora-manifestazioni-anti-regime-arrestata-la-figlia-di-rafsanjani/

LA CRISI, DOPO, TOCCHERA' ALL'EUROPA?

Raid Nato in Libia per stroncare la resistenza di Gheddafi?

portaerei WashingtonLa Nato si prepara a intervenire in Libia per dare manforte ai ribelli anti-Gheddafi che stanno liberando il paese. Missione militare umanitaria: questa la formula dell’intervento armato che sembra si stia preparando in tutta fretta. Forse anche un raid aereo sui bunker di Tripoli per liquidare il Colonnello e stroncarne la sanguinosa resistenza a oltranza. La notizia trapela il 25 febbraio, di prima mattina: il segretario generale dell’Alleanza Altantica, Anders Fogh Rasmussen, ha convocato una riunione d’emergenza. In prima linea, inglesi e francesi: il premier britannico Cameron si è detto pronto anche all’impiego di forze speciali: per una possibile missione “chirurgica”?

In attesa che giungano le necessarie conferme, nell’inevitabile concitazione delle ore più tragiche della storia libica, l’Occidente sembra orientato a scendere in campo direttamente, per metter fine alla mattanza di civili e di ribelli disposta dal tiranno assediato, e per schierarsi nettamente dalla parte della “nuova Libia”, che ha preso le armi contro Gheddafi sfoderando le antiche bandiere monarchiche, senza però che sia finora emersa una leadership politica in grado di dire qualcosa di preciso sul possibile futuro di uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio. Questo spiegherebbe la determinazione con cui – al di là della laconica prudenza delle dichiarazioni ufficiali – Barack Obama e i suoi alleati potrebbero “sbarcare” in Libia, magari sotto copertura Onu e col “pretesto giustificato” dell’assistenza umanitaria...http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=395100bc89a3abd8


Istanbul, 25/02/2011 - ore 19:58
5E22HLCA7PFO8ACAP17MKKCABNQHE9CAGSFRX9CA7925L2CAV5DEVBCAWAM0SYCAB45APMCAVFIECECA4SUBF1CAYU8OM6CABK75CDCAKVEVHRCAKG06BBCA37OVSTCA6ALF72CAAHVKIHCAO2J6BO.jpgLibia: Sarkozy, gheddafi deve lasciare (Adnkronos/Dpa) - "Gheddafi se ne deve andare. La violenza non e' accettabile. Questi paesi devono diventare liberi". A dichiararlo e' stato il presidente francese, Nicolas Sarkozy, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il capo dello stato turco, Abdullah Gul, durante la sua prima visita in Turchia.

http://notizie.interfree.it/ultimora/495273/libia_sarkozy_gheddafi_deve_lasciare.shtml

Libia, Santa Sede: dolore per le vittime, porre fine alle violenze

ultimo aggiornamento: 25 febbraio, ore 19:19
Città del Vaticano - (Adnkronos) - Mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio Onu: ''Si ritorni ad un dialogo per vedere se si può trovare una soluzione''... Mons. Tomasi ha preso parte questa mattina a Ginevra a una riunione urgente del Consiglio per i diritti umani dell'Onu per valutare le misure da prendere in relazione alle violazioni che si stanno verificando in Libia. ''La Santa Sede - ha spiegato mons. Tomasi ai microfoni della Radio Vaticana - afferma che bisogna anzitutto porre fine a questa violenza e fare in modo che si ritorni ad un dialogo per vedere se si può trovare una soluzione''. ''Queste manifestazioni - ha aggiunto - esprimono la volontà popolare di una partecipazione attiva e democratica nella gestione del Paese''...
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Libia-Santa-Sede-dolore-per-le-vittime-porre-fine-alle-violenze_311728116118.html

 

EST - Libia, Gheddafi: Complotto di Bin Laden, droga i nostri figli
Al telefono il Colonnello sdogana i Fratelli Musulmani e si paragona a Elisabetta II: "Io sono solo un simbolo"
 
Libia, Gheddafi: Complotto di Bin Laden, droga i nostri figli

Roma, 24 feb (Il Velino) - Nel giorno in cui altre città libiche sono passate con gli oppositori del regime, Muammar Gheddafi fa sentire la sua voce alla tv di Stato per accusare Osama bin Laden [?] e "quelli che drogano i nostri figli per distruggere il Paese". La sollevazione, nelle parole del leader libico, sarebbe dovuta agli allucinogeni che gli uomini di al Qaeda somministrerebbero ai giovani libici. Più volte, nel corso del suo intervento, il Colonnello ha ricordato che fino a ieri la Libia era un Paese "dove si poteva condurre una vita decorosa". Quindi si è paragonato alla regina d'Inghilterra e al re della Thailandia alludendo al loro ruolo "solo simbolico" e, indirettamente, alla propria disponibilità a lasciare i pieni poteri... In queste ore si starebbero dirigendo verso Tripoli migliaia di mercenari e miliziani africani in appoggio del Colonnello. Intanto dagli Stati Uniti arriva il richiamo di Barack Obama. “Condanniamo fortemente l’uso della violenza in Libia. Il bagno di sangue è mostruoso, ed è inaccettabile. Queste azioni violano le norme internazionali e ogni standard di normale decenza: i diritti umani non sono negoziabili”, ha detto dal presidente degli Stati Uniti nella prima uscita ufficiale sulla crisi in Libia. “I cambiamenti in corso nella regione sono opera dal popolo. I responsabili delle violenze dovranno risponderne. È imperativo che le nazioni e i popoli parlino con una sola voce:” ha detto il capo della Casa Bianca...
http://www.ilvelino.it/articolo.phpId=1303536&t=Libia_Gheddafi_Complotto_di_Bin_Laden_droga_i_nostri_figli

Libia: ex diplomatica a blog di Articolo21, timore per uso armi chimiche 

23/02/2011 19:58

Roma, 23 feb. - (Adnkronos) - Timore per l'uso di armi chimiche: e' quanto ha espresso una ex diplomatica libica in una testimonianza raccolta via Skype dal "Mondo di Annibale", blog sugli Esteri di Articolo21. "Il grande timore espresso e' che Gheddafi usi le armi chimiche che non ha mai distrutto" spiega Articolo 21 e la ex diplomatica "racconta del suo massiccio ricorso a mercenari africani".



21/02/2011 - PAESE IN FIAMME

Bombe sulla folla, strage a Tripoli
Ue, Usa e Onu: "Stop alle violenze"

 

La sede del comitato di Gheddafi a Tripoli dopo le bombe

Al Jazeera: centinaia di vittime
nei raid aerei sui manifestanti.
Dimissioni in massa di ministri
e diplomatici: "E' un genocidio".
Ghaddafi in tv: "Sono ancora qui"
Tripoli bombardata e centinaia di morti. Gronda sangue oggi la repressione del regime libico contro la rivolta, ad una settimana esatta dall’inizio delle manifestazioni di protesta con una drammatica svolta che tradisce però lo sgretolarsi del regime sotto il peso dell’insurrezione popolare, con voci di militari che passano dalla parte dei rivoltosi e le defezioni dei diplomatici a macchia d’olio. 
http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/389895/
 

La diplomazia Usa punta sul web

Hillary Clinton

Hillary Clinton

 

Washington, 15-02-2011

Stati Uniti di nuovo in prima linea nella difesa della libertà del web. Anche e soprattutto in una fase che testimonia il ruolo della rete nelle rivolte del Maghreb e nella mobilitazione delle opposizioni in Iran.
Ecco allora Hillary Clinton attesissima alla George Washington University, in quello che sara' il secondo importante appello del segretario di Stato per la liberta' sulla Rete, dopo quello con cui lo scorso anno condannò la censura di Pechino.
"Non c'è una soluzione magica nella lotta contro la repressione su internet, un'applicazione", per mettere fine alla censura ed impedire i black out come quello per esempio attuato dal governo egiziano nei primi giorni della rivolta, dirà la Clinton. Il segretario di Stato ribadirà l'impegno dell'amministrazione Obama per cercare di impedire questi black out ed aiutare i giovani dissidenti, che hanno fatto della Rete e dei social network la loro principale arma, ad aggirare questi impedimenti. "Noi stiamo adottando un approccio ampio ed innovativo che faccia corrispondere la nostra diplomazia con la tecnologia, per assicurare una rete di distribuzione di strumenti ed una diretta assistenza a chi sta in prima linea", dira' ancora la Clinton, facendo capire che vi sara' un impegno da parte dei Washington nell'aiutare i leader delle proteste ad aggirare i controlli del governo per far circolare il loro messaggio. Negli ultimi giorni il Dipartimento di Stato Usa ha cominciato a inviare messaggi su Twitter agli iraniani. Il flusso è iniziato domenica, quando gli Usa hanno accusato il regime di Teheran di ipocrisia perché, mentre a parole ha appoggiato le rivolte anti-governative in Egitto, ha poi cercato di soffocare le manifestazioni organizzate in Iran. Sull'account, USAdarFarsi, Washington ha invitato Teheran a permettere "alle persone che godono degli stessi diritti universali di riunirsi pacificamente e di manifestare come al Cairo". http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=150114

 

Gheddafi ancora una volta in tv
«Non lascio, morirò da martire»

Nuovo proclama dopo la fugace apparizione della notte: «Non sono un presidente, ma un leader rivoluzionario»
MILANO - La situazione in Libia è critica. Il bilancio dei bombardamenti sulla folla di manifestanti si aggrava e Muammar Gheddafi torna in tv, dopo la brevissima apparizione, appena 22 secondi, della scorsa notte. Questa volta è un lungo messaggio quello che il raìs rivolge alla nazione, per dire, soprattutto, che non ha alcuna intenzione di lasciare la guida del Paese. «Non sono un presidente e non posso dimettermi» ha detto il Colonnello, sottolineando di essere invece il leader della rivoluzione e di voler rimanere, «fino all'eternità, un combattente». «Resterò a capo della rivoluzione fino alla morte, morirò come un martire, come mio nonno» ha aggiunto il raìs, lanciando una sorta di guanto di sfida al popolo che da una settimana contesta il suo potere e che ne chiede le dimissioni dopo più di 40 anni. «Io - ha ricordato - sono un rivoluzionario. Ho portato la vittoria in passato di questa vittoria si è potuto godere per generazioni».
ACCUSE A ITALIA E USA - Gheddafi ha assicurato che il suo Paese non è in guerra e ha aggiunto di aver lasciato sempre il potere al popolo. «Voi avete deciso che il petrolio sia gestito dallo Stato, lo hanno deciso i comitati popolari» ha sottolineato. Riferendosi a quanto accaduto negli ultimi giorni a Tripoli, il Colonnello ha negato di aver fatto ricorso all'uso della forza. «Ma lo faremo» ha promesso pure, invitando i suoi sostenitori a scendere in piazza e a formare «comitati di sicurezza popolare». Quanto agli oppositori che hanno protestato in questi giorni, il leader libico non ha usato mezzi termini. «Hanno dato le armi ai ragazzini, li hanno drogati. Andate ad attaccare questi ratti. Le famiglie dovrebbero raccogliere i propri figli dalle strade» ha esortato Gheddafi, accusando anche gli Stati Uniti e l'Italia di aver «distribuito ai ragazzi a Bengasi» razzi rpg. «Se fossero confermate le parole di Gheddafi - ha replicato il ministro degli Esteri Franco Frattini - si tratterebbe di una purissima falsità che lascia sgomenti e sbigottiti». L'invito del Colonnello al popolo libico è comunque quello di «uscire dalle case» e di «attaccare i manifestanti» in quella che definisce una «marcia santa». Alla polizia e all'esercito il Colonnello ha chiesto invece di «schiacciare la rivolta»...
http://www.corriere.it/esteri/11_febbraio_22/gheddafi-insinuazioni-maliziose-tv-stato-discorso_27a0f322-3e16-11e0-8c41-24e78bec137b.shtml

Onu: cessino violenze in Libia

Ban Ki-moon: rispettare libertà popolo

Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha fatto appello oggi a "non ricorrere all'uso della forza e a rispettare le libertà fondamentali" nei paesi dell'Africa del Nord e del Medio Oriente, in preda a una contestazione popolare senza precedenti. "Il segretario generale ripete il suo appello a non ricorrere alla forza e a rispettare le liberta fondamentali. E' il momento del dialogo e delle riforme politiche e sociali".  http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo503740.shtml

ARMI, GIRO D'AFFARI

LIBIA, USA VALUTANO

CINA

Pechino, protesta tra web e gelsomini
Soffocate le prove di rivolta "tunisina"

Ispirati dalle ribellioni in Africa e Medio Oriente, nella capitale e altre città alcuni attivisti hanno lanciato i simbolici fiori come forma di protesta. Rapido l'intervento della polizia, sul territorio e con blocco di cellulari e web. Centinaia di arresti

PECHINO - Le rivolte in Nordafrica e Medio Oriente ispirano i giovani cinesi che provano a scendere in piazza contro il regime. E delle manifestazioni tunisine, i cinesi prendono in prestito i simboli, in questo caso il gelsomino. La tensione è arrivata fino a Wangfujing, la via dello shopping di Pechino a poca distanza da Piazza Tienanmen, con un assembramento e lancio di gelsomini. Un atto che segue un messaggio apparso sul web, che invitava alla protesta...
http://www.repubblica.it/esteri/2011/02/20/news/pechino_protesta_tra_web_e_gelsomini_in_cina_prove_di_rivolta_tunisina-12697431/?ref=HREC2-4

IL FIGLIO DI GHEDDAFI: "C'E' UN COMPLOTTO"

La Libia è vittima di un complotto esterno, corre il rischio di una guerra civile, di essere divisa in diversi emirati islamici, di perdere il petrolio che assicura unità e benessere al Paese, di tornare preda del colonialismo occidentale. Così si è espresso in nottata, mentre circolano voci incontrollate di una possibile fuga del rais, Muammar Gheddafi, il figlio di quest'ultimo, Seif al-Islam, che, mentre i disordini arrivavano a Tripoli e per le strade della capitale si spara, in un discorso alla tv alla nazione ha promesso al Paese riforme, una nuova costituzione, e posto due opzioni: «Siamo a un bivio: o usiamo i nostri cervelli, stiamo uniti e facciamo le riforme insieme, altrimenti dimentichiamoci delle riforme e per decenni avremmo la guerra in casa». E ha assicurato che il padre-rais «dirige la battaglia a Tripoli» e che «vinceremo» contro il nemico e «non cederemo un pollice del territorio libico»... Ma la direzione della rivolta, ha detto a chiare lettere, viene da fuori... http://www.leggo.it/articolo.php?id=107772

 

Dopo le cadute di Mubarak in Egitto e Ben Ali in Tunisia

In fiamme tutto il mondo islamico
30 morti in Libia, scontri in Bahrein

Le reazioni di Ue e Usa

Mentre l'Italia si appresta a presentare la proposta di un 'piano Marshall' per aiutare i paesi del Nordafrica, altri sei Stati membri dell’Ue - in un documento comune - chiedono di rivedere la politica di vicinato dei 27, rafforzando i mezzi a disposizione per aiutare i Paesi del Nordafrica e del Medio Oriente. Il documento - firmato da Francia, Spagna, Grecia, Cipro, Malta e Slovenia - è stato redatto in vista della cena dei ministri degli Esteri della Ue che domenica sera a Bruxelles faranno il punto sulla situazione in Egitto, in Tunisia e in tutti i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, non ultima la Libia.

Nel frattempo, il presidente Usa Obama ha condannato oggi gli atti di violenza contro i manifestanti in Bahrein, nello Yemen e in Libia ed ha lanciato un appello al rispetto della libertà di espressione. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney, parlando ai media a bordo dell'Air Force One, ha detto che il presidente Obama è 'profondamente preoccupato' dalle notizie di atti di violenza contro i manifestanti. Obama ha esortato tali governi ad astenersi da atti di violenza.

Fonte: http://www.grr.rai.it/dl/grr/notizie/ContentItem-548853ad-22ce-4688-bd81-e07e768e9760.html?refresh_ce

Obama: “Anp rinunci a risoluzione Onu”

 

18 febbraio 2011  

L’Autorità palestinese deve rinunciare a presentare all’Onu una risoluzione che condanni l’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Ne è convinto il presidente americano, Obama, secondo il quale la mossa di Abu Mazen avrebbe “ripercussioni sulle relazioni tra Usa e Anp”. I palestinesi, sostiene, dovrebbero affidarsi alle “proposte alternative” di Washington. Il mancato blocco delle colonie ebraiche da parte di Israele congela da mesi il dialogo per la pace in Medioriente.
Mondo
 
 

Teheran nel caos, migliaia in strada scontri fra manifestanti e polizia

 lunedì 14 febbraio 2011
Continua ...
 

Gli agenti disperdono il corteo a sostegno della rivolta nei paesi arabi, non autorizzato. Lacrimogeni e vernice contro la folla, diversi arresti. Secondo i siti di opposizione una persona è rimasta uccisa, 250 fermate. Dal dipartimento di Stato Usa messaggi via twitter: "Permettere che la gente si riunisca"

TEHERAN - Pesanti scontri si sono verificati oggi nel centro di Teheran. "Regna il caos totale", riferisce un producer della Bbc secondo il sito online dell'emittente britannica. "Migliaia di persone - secondo altri testimoni - stanno marciando nel centro città". Nella capitale dell'Iran gli incidenti fra polizia e manifestanti sono scoppiati durante un marcia di protesta organizzata dall'opposizione, per esprimere sostegno alle rivolte in atto nel paesi arabi: lo hanno reso noto testimonianze locali, secondo le quali gli agenti hanno fatto uso di lacrimogeni e hanno sparato vernice contro la folla per disperderla e per poi poter identificare chi ha partecipato all'agitazione. I siti di opposizione riferiscono che nei disordini un manifestante è morto e diversi sono rimasti feriti e 250 persone sono state arrestate a Teheran.

17/02/2011 12:12 
     Rai         
USA: LIBIA RISPONDA AD ASPIRAZIONI POPOLO

Gli Stati Uniti, dopo gli scontri tra manifestanti e polizia in varie città avvenuti in Libia,incoraggiano il Paese "a rispondere alle aspirazioni del suo  popolo".                             
Philip Crowley, portavoce del Dipartimento di Stato,ha ricordato che i Paesi "della regione stanno affrontando le stesse difficoltà in fatto di demografia, aspirazioni popolari e bisogno di riforme. Noi incoraggiamo questi Paesi ad adottare misure specifiche che rispondano alle aspirazioni, ai bisogni alle speranze dei loro popoli".       
L'Unione europea ha chiesto di "evitare qualsiasi violenza". 

 

 

Yemen, battaglia tra dimostranti e filogovernativi, 40 feriti

giovedì 17 febbraio 2011 16:53
 

SANAA (Reuters) - Duri scontri sono scoppiati oggi tra dimostranti e militanti filogovernativi in Yemen con almeno 40 feriti, nel settimo giorno di manifestazioni contro il presidente Ali Abdullah Saleh, al potere da 32 anni.
Nella capitale Sanaa circa 800 fedelissimi del presidente armati di pugnali e bastoni si sono scontrati con 1500 dimostranti, che hanno risposto con il lancio di pietre.
Almeno 40 persone sono rimaste ferite, ha stimato un giornalista di Reuters, basandosi sui numeri forniti da entrambe le parti.
Saleh, un alleato degli Usa contro l'ala yemenita di al Qaeda che ha già colpito obiettivi stranieri nel paese, sta cercando di placare le proteste che si susseguono da un mese.
"Non ci fermeremo, fino alla caduta del regime. Abbiamo sufficiente pazienza", ha detto un studente, Salah Abdullah. I giovani in piazza dicono di essere arrabbiati per la corruzione e la crescente disoccupazione. Un terzo della popolazione yemenita soffre la fame e il 40% vive con meno di 2 dollari al giorno. Dopo alcune ore di scontri in via Sitteen a Sanaa, i marciapiedi erano macchiati di sangue e i passanti si erano rifugiati nei negozi con le serrande abbassate. Un giornalista Reuters ha visto decine di poliziotti che assistevano ai tafferugli senza intervenire, tranne qualche colpo sparato in aria. I filogovernativi hanno picchiato diversi fotografi e rubato i loro apparecchi. Nel tentativo di riportare la calma, Saleh ha fatto alcune concessioni e ha promesso che si farà da parte al termine del suo mandato nel 2013, senza cercare di cedere il potere al figlio.

17/02/2011 11:24
RAI - LIBIA, SCONTRI BENGASI E AL BEIDA: 11 MORTI 
Secondo siti dell'opposizione, almeno 9 persone sono morte ieri negli scontri fra manifestanti e forze dell'ordine ad Al Beida, nella Libia orientale. Altre  fonti parlano di 13 morti. Sempre ieri, a Bengasi, nei tumulti scoppiati dopo l'arresto di un noto avvocato che milita tra gli oppositori di Gheddafi, la polizia aveva sparato sui manifestanti uccidendo 2 persone e ferendone altre 38. Oggi l'opposizione ha indetto nuove manifestazioni per la cosiddetta "giornata della collera" contro la corruzione e il malgoverno del regime.

 

Iran, Barhein, Libia: non si arresta l'ondata di proteste
giovedì 17 febbraio 2011 
 
 Si diffonde la febbre della rivolta nei paesi del mondo arabo. Dopo Egitto e Tunisia le ultime vittime del contagio in ordine di tempo sono Libia, Iran e Barhein. E a poche ore dall'inizio degli scontri già si contano i primi caduti.

 Il via a questa nuova ondata di rimostranze lo ha dato Teheran dove questo lunedì una marcia non autorizzata, inizialmente silenziosa, è presto degenerata nella “consueta” violenza. “Migliaia di persone – affermano alcuni testimoni – hanno marciato per Teheran”. E presto è stato il caos generale, tra i lacrimogeni della polizia ed i cassonetti incendiati dai manifestanti. Il bilancio della giornata: un morto, due feriti e numerosi arresti tra cui spiccano alcuni leader dell'Onda Verde, movimento di opposizione al regime...      
VALENTINA VITALETTI  Iran, Barhein, Libia: non si arresta l'ondata di proteste

 

28 Gennaio 2011 23:58 ESTERI

(ANSA) - IL CAIRO - ''Le violenze di queste ore sono un complotto per destabilizzare la societa'. Sono estremamente dispiaciuto per le vittime': il presidente egiziano Mubarak parla in tv alla Nazione e accusa 'infiltrati' di aver provocato il caos. Intanto, imprenditori e personalita' influenti vicine al regime egiziano - dice Al Jazira con una scritta in sovrimpressione - stanno lasciando il Paese con aerei privati. La tv panaraba cita il suo corrispondente dall'aeroporto del Cairo. http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Esteri/Egitto-Mubarak-violenze-sono-complotto/28-01-2011/1-A_000171152.shtml

 

Esteri
Foto Strage di Alessandria d'Egitto, Papa parla di 'cristianofobia'

L'attentato condannato anche dai musulmani egiziani. Mubarak: "Mani straniere sull'accaduto"

Strage di Alessandria d'Egitto, Papa parla di 'cristianofobia'

Il pontefice interviene sull'assassinio dei 21 copti ortodossi la notte del primo dell'anno

Roma - Una strage di cristiani, all’uscita da una delle più importanti chiese di Alessandria d’Egitto nella notte del nuovo anno, ha portato il Papa ha fare una importante riflessione. Sono stati ventuno i cristiani assassinati in Egitto, dopo il sangue dei cristiani in Nigeria a Natale e dopo le bombe sui cristiani di Baghdad a San Silvestro. In un discorso pubblico Benedetto XVI ha parlato di 'cristianofobia' e ha intensificato gli appelli per la tutela delle minoranze cristiane nel mondo. Sull'argomento è intervenuto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: 'basta persecuzioni contro i cristiani nel mondo', in un messaggio inviato proprio al Papa.
Sulla tragedia avvenuta in Egitto non ci sono più dubbi. Una autobomba esplode all'esterno di una chiesa durante la messa, muoiono almeno 21 copti ortodossi.  In Egitto vive la più importante comunità cristiana del Medio oriente e una delle più antiche: i copti, in maggioranza ortodossi. Sull'attentato il presidente Mubarak ha parlato di 'mani straniere' ed è stato condannato anche dai musulmani egiziani. Il Papa, ha detto il suo portavoce padre Federico Lombardi, 'è stato informato ed è profondamente colpito e addolorato da questi avvenimenti. Si vede che il disegno dell'odio non vuole dar tregua nella sua lotta omicida contro la vita delle persone e la pace. Si stanno versando fiumi di sangue innocente. E' necessario l'impegno di tutti per opporsi efficacemente all'odio'.

f.c.
2/1/2011

IL CASO

Sarkozy: "Piano epurazione cristiani d'Oriente"
Lettera di ministri europei per vertice Ue

Il presidente francese interviene dopo l'attacco alla chiesa copta d'Alessandria d'Egitto. "Garantire sempre libertà religiosa". Frattini, insieme ai colleghi di Francia, Ungheria e Polonia, scrive all'Alto rappresentante Ashton perché la questione sia discussa nel prossimo incontro a Bruxelles

PARIGI - Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, si schiera a difesa delle comunità cristiane in Medio Oriente, scosse dai recenti attentati ad Alessandria d'Egitto e a Bagdad, mentre la Francia sottoscrive insieme a Italia, Polonia e Ungheria una lettera all'Alto rappresentante Ue per chiedere che la questione entri nell'ordine del giorno del prossimo vertice dell'Unione.

"Non possiamo accettare quello che appare sempre di più come un piano particolarmente perverso di epurazione in Medio Oriente, epurazione religiosa", ha affermato Sarkozy in un discorso di inizio anno davanti ai leader religiosi del Paese, ai quali si erano uniti eccezionalmente il rappresentante dei copti in Francia, Girguis Lucas. ll presidente francese si è riferito esplicitamente agli
attentati contro le comunità cristiane 1. "In Iraq e in Egitto i cristiani sono a casa loro e lo sono da più di 2000 anni - ha proseguito il presidente francese - Non possiamo tollerare che questa diversità culturale e religiosa, che è la norma nella maggior parte dei paesi occidentali, scompaia in questa parte del mondo".

Commentando, poi, un sondaggio Ifo-Le Monde, secondo cui il 42% dei francesi considera gli islamici come "una minaccia", Sarkozy si è detto "preoccupato", evidenziando la necessità di "combattere questa reazione irrazionale con la mutua conoscenza e la comprensione dell'altro".
"L'Islam non ha nulla a che vedere con questo folle odio contro ebrei e i cristiani", ha rimarcato il presidente, chiedendo di "essere fermi" nella condanna contro i recenti attentati. Parlando poi del suo Paese, Sarkozy ha affermato che "ciascuno in Francia deve poter pregare il Dio che vuole nella pace e nella sicurezza. La preghiera non fa rumore, non dà fastidio e non aggredisce nessuno. Nel momento in cui viene minacciata la libertà di culto - ha ammonito - è lo stesso edificio della democrazia ad essere minacciato".

La lettera alla Ashton. Il ministro degli esteri Franco Frattini ha inviato all'Alto rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton la lettera co-firmata dai ministri degli Esteri francese, Alliot-Marie, polacco Sikorski, e ungherese Martonyi per chiedere che la questione della persecuzione dei cristiani sia iscritta all'ordine del giorno della riunione del 31 gennaio prossimo a Bruxelles e si dibattano misure concrete da mettere in atto per promuovere il rispetto della libertà di religione e di espressione. Lo si è appreso da fonti della Farnesina.

(07 gennaio 2011)


Se l'Islam non c'entra, come afferma Sarkosy, e  Mubarak sostiene che sono  "Mani straniere sull'accaduto"  chi c'entra in questa guerra di religione?
Una guerra aumenta l'incertezza... Quindi richiede la necessità di porre freno a questi soprusi con leggi  dello Stato (in questo caso dell'Unione Europea) per tutelare la libertà religiosa! Si potrebbe arrivare ad una Legge Domenicale obbligatoria per difenderci da queste rappresaglie! Chi è il vero responsabile che ha interessi  di "potere" per fomentare questi disordini?

 

martedì, 04 gennaio 2011

Il Papa e Frattini fanno i martiri con i morti degli altri

163695_172594676110079_100000786441223_313705_4537600_n1-300x300C'è stato recentemente un gran parlare di una persecuzione dei cristiani in corso, ne ha parlato il Papa e il Ministro degli Esteri Frattini si è spinto ad ipotizzare sanzioni per i paesi che non proteggono i cristiani.

Al Papa hanno fatto caso solo i politici italiani e pochi altri, a Frattini anche meno, è andato infatti del tutto a vuoto anche il suo tentativo di investire l'Unione Europea de






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