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SILLA


Quando fu raggiunto dalla notizia della morte di Cinna, nell'84 a.C., lasciò l'Oriente e si mise in marcia verso Roma, ottenendo l'appoggio, tra gli altri, del giovane Gneo Pompeo Magno. Dopo un periodo iniziale di stasi delle operazioni militari, nel novembre dell'82 a.C. Silla ottenne la vittoria decisiva sconfiggendo nella Battaglia di Porta Collina un grande esercito costituito dalle legioni della fazione democratica e dalle agguerrite truppe sannite al comando di Ponzio Telesino. L'esito di questa battaglia fu determinato in modo risolutivo dall'azione del futuro triumviro Marco Licinio Crasso che al comando dell'ala destra sbaragliò le forze nemiche, mentre Silla era in grave difficoltà sull'ala sinistra.

Subito dopo la battaglia, essendo morti entrambi i consoli, Silla fu nominato dittatore a tempo indeterminato: i suoi poteri comprendevano il diritto di vita e di morte, la possibilità di presentare leggi, di effettuare confische, di fondare città e colonie, di scegliere i magistrati.

Fu sulla base di questi poteri che Silla realizzò un'articolata serie di riforme, che, nelle sue intenzioni, dovevano risolvere la crisi in cui si dibatteva da decenni lo Stato romano. Silla depose poi la dittatura nel corso dell'81. Divenuto padrone assoluto della città, Silla instaurò un vero e proprio regno del terrore, mettendo al bando e dichiarando fuori legge (prima proscrizione) tutti gli oppositori politici, offrendo ricompense a chi li avesse uccisi. I più colpiti furono i cavalieri, che erano sempre stati ostili a Silla e che presero potere grazie alla riforma del proletariato: ne furono uccisi 2.600 e i loro beni, messi all'asta a prezzi irrisori, finirono nelle tasche dei Sillani.

Il giovane Gaio Giulio Cesare, come genero di Cinna, fu costretto ad abbandonare precipitosamente la città, ma ebbe salva la vita grazie all'intercessione di alcuni amici influenti, soprattutto della cugina Cornelia, figlia di Silla, e del marito di lei Mamerco Emilio Lepido, princeps senatus. Silla annotò poi nelle proprie memorie di essersi pentito di averlo risparmiato ("e sia, lo risparmierò, ma vi avverto, in lui vedo mille volte Mario", frase citata in Svetonio, Vita di Cesare, edizioni Laterza), viste le ben note ambizioni politiche del giovane. Una vittima delle sue proscrizioni, con una morte particolarmente violenta e crudele[27], fu Marco Mario Gratidiano, del quale si racconta che fosse stato torturato e smembrato da suo cognato Catilina in un modo che evoca il sacrificio umano[28].

Il "nuovo ordine"[modifica | modifica wikitesto]

Ormai virtualmente senza opposizioni, Silla attuò una serie di riforme tese a mettere il controllo dello Stato saldamente nelle mani del Senato, allargato per l'occasione da 300 a 600 senatori. La nomina a senatore fu resa, inoltre, automatica al raggiungimento della carica di questore, mentre prima era demandata alla scelta dei censori. Per evitare l'accumulo di poteri si stabilì un limite minimo di età per le varie magistrature: trent'anni per i questori, quaranta per i pretori, ecc. Il potere dei tribuni della plebe fu inoltre fortemente ridimensionato: le loro proposte dovevano essere approvate preventivamente dal Senato e il loro diritto di veto limitato. Il potere giudiziario fu restituito al Senato, sia per i reati più gravi sia per le cause di corruzione che la riforma graccana aveva demandato ai cavalieri. In definitiva tutte le sue azioni erano animate dall'intento di restituire al partito aristocratico il controllo della città. Introdusse inoltre la legge per cui i vincitori di corone militari di grado pari o superiore alla civica sarebbero stati ammessi di diritto in senato indipendentemente dall'età, questo fu il motivo per cui Gaio Giulio Cesare all'età di vent'anni ebbe accesso al Senato.

Il ritiro dalla vita politica[modifica | modifica wikitesto]

Cronologia
  Vita di Lucio Cornelio Silla
Circa 138 a.C. nasce a Roma
107 a.C. nominato questore di Gaio Mario
106 a.C. fine della Guerra Giugurtina
104 - 103 a.C. legatus di Mario nella Gallia Ulteriore
103 a.C. legatus di Quinto Lutazio Catulo nella Gallia Ulteriore
101 a.C. sconfigge i Cimbri nella Battaglia dei Campi Raudii (Vercelli)
93 a.C. eletto pretore urbano
92 a.C. governatore della Cilicia[3][4]
91 - 88 a.C. comandante nelle Guerre Sociali
88 a.C. consolato insieme a Quinto Pompeo Rufo e successiva occupazione di Roma e messa fuori legge di Mario
87 a.C. spedizione in Medio Oriente contro Mitridate VI del Ponto
86 a.C. messo fuori legge da Mario
82 a.C. ritorna a Roma e la occupa con la forza per la seconda volta
82 a.C. nominato dittatore
80 a.C. consolato insieme a Quinto Cecilio Metello Pio
79 a.C. si dimette dal consolato e si ritira a vita privata
78 a.C. muore per cause naturali in Campania nella sua villa di Cuma

Nella sua veste di dittatore a vita Silla venne eletto console per la seconda volta nell'80 a.C. Cresceva intanto l'insofferenza verso gli eccessi compiuti dai suoi uomini. Un suo liberto fu denunciato in un processo, e sconfitto grazie alle arringhe del giovane Cicerone. Silla, sorprendendo tutti, l'anno successivo decise di abbandonare la politica per rifugiarsi nella propria villa di campagna, con l'intento di accingersi a scrivere le proprie memorie e riflessioni.

Quando si ritirò a vita privata, pare che attraversando la folla sbigottita uno dei passanti si mise a ingiuriarlo. Silla, si limitò a rispondergli beffardo: "Avresti avuto lo stesso coraggio a dirmi queste cose quando ero al potere?". E alla fine, personaggio dall'indole spietata e ironica allo stesso tempo, confidò, di se stesso, ad uno dei suoi amici:

« Imbecille! Dopo questo gesto, non ci sarà più alcun dittatore al mondo disposto ad abbandonare il potere[29] »

Si narra che fosse circondato da una variopinta corte di attori, ballerini e prostitute, fra cui un certo Metrobio, famoso attore conosciuto in gioventù. Nel suo ultimo appassionato discorso indirizzato al Senato, Silla dichiarò che costui era stato suo amante per tutta la vita, lasciando così l'assemblea scandalizzata e sgomenta. In compagnia di questa allegra brigata, Sulla Felix fino all'ultimo respiro, morì nel 78 a.C., probabilmente di cancro. Com'era allora d'uso presso i potenti di Roma, lui stesso dettò l'epitaffio che aveva voluto s'incidesse sul suo monumento funebre:

« Nessun amico mi ha reso servigio, nessun nemico mi ha recato offesa, che io non abbia ripagati in pieno »

Conseguenze dell'operato politico di Silla[modifica | modifica wikitesto]

I problemi politici e sociali che avevano portato alla guerra civile non erano però affatto risolti. Silla aveva ristabilito l'ordine oligarchico in virtù della forza derivatagli dagli eserciti, al cui appoggio ricorreranno sia i sostenitori sia gli avversari del nuovo corso da lui instaurato. Da Silla in poi la vita politica e civile dello Stato sarà condizionata dall'elemento militare: disporre di un esercito da usare contro gli avversari, e se il caso contro le istituzioni, divenne l'obiettivo principale dei più ambiziosi capi politici che aspiravano al potere. Il sistema costituzionale romano uscì distrutto dalla guerra civile. E l'esempio di Silla trovò presto un imitatore d'eccezione proprio in un uomo che aveva idee opposte alle sue: Giulio Cesare.






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