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"Ecco le carte che condannano il Papa"


"Ecco le carte che condannano il Papa"

Il giornalista Horacio Verbitsky le pubblica sul quotidiano Pagina12
  
Riportiamo quanto si legge su Huffington Post:

Horacio Verbitsky conferma e rilancia: il giornalista argentino che ha denunciato la presunta complicità dell'allora provinciale gesuita Jorge Bergoglio con la dittatura militare pubblica oggi sul quotidiano Pagina12 documenti che secondo lui "chiudono la discussione sul ruolo di Bergoglio nel caso di Yorio e Jalics", i due sacerdoti arrestati e torturati per 6 mesi nel 1976.

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Il documento è una scheda compilata nel 1979 dall'allora Direttore del Culto Cattolico del dicastero, Anselmo Orcoyen, nella quale si dettagliano i motivi per i quali raccomanda di non consegnare un nuovo passaporto a padre Francisco Jalics, che era partito dall'Argentina verso la Germania.


La breve scheda riassume il curriculum "sovversivo" del sacerdote includendo il fatto che è stato detenuto insieme al suo collega Yorio nella Scuola di Meccanica dell'Esercito perché "sospettato di contatti con i guerriglieri" - e aggiunge alla fine che "questi dati sono stati trasmessi a Orcoyen dallo stesso padre Bergoglio", che lo aveva fatto "con la speciale raccomandazione di non concedere quello che richiede", ossia un passaporto nuovo per Jalics.

Questo, insiste Verbitsky, dimostra che Bergoglio non solo aveva ritirato la sua protezione ai due sacerdoti dopo che, nel febbraio del 1976, avevano rifiutato di sciogliere la comunità che avevano creato nella bidonville di Bajo Flores, ma che inoltre ne aveva denunciato "le attività sovversive" alle autorità militari.

"E' logico che questo fatto del 1979 non basta per una condanna legale su un sequestro del 1976", sottolinea Verbitsky, aggiungendo tuttavia che il documento "traccia il profilo di una linea di condotta". Siccome "denunciare il Direttore del Culto Cattolico della dittatura come parte di una cospirazione contro la Chiesa sarebbe troppo", conclude il giornalista, "Bergoglio e il suo portavoce (riferimento a padre Lombardi, ndr) tacciono su questi documenti e preferiscono insultare chi li ha trovati, preservati e pubblicati". http://www.cadoinpiedi.it/2013/03/17/ecco_le_carte_che_condannano_il_papa.html

Il 16 aprile del 2005 le agenzie stampa batterono questa news:A due giorni dall’inizio del Conclave, una notizia scuote l’Argentina perché tocca proprio il cardinale di Buenos Aires, Jorge Bergoglio, uno dei più quotati tra i 115 elettori per diventare il nuovo Papa. Il quotidiano messicano ”La Cronica de Hoy” riferisce che contro Bergoglio è stata presentata una denuncia per presunta complicità nel sequestro di due missionari gesuiti il 23 maggio del 1976, durante la dittatura. La denuncia è stata presentata dall’avvocato e portavoce delle organizzazioni di difesa dei diritti umani in Argentina, Marcelo Parilli, che ha chiesto al giudice Norberto Oyarbide di indagare sul ruolo di Bergoglio nella sparizione dei due religiosi a opera della marina militare”.

Prima de L’Isola del Silenzio fu un libro di Emilio Mignone del 1976 – intitolato Chiesa e dittatura – a descrivere Francesco I come un esempio della “sinistra complicità ecclesiastica con i militari che si incaricarono di compiere lo sporco compito di lavare il cortile interno della Chiesa con la accondiscendenza dei prelati.”

Considerazioni finali sul caso Bergoglio/Verbitsky/Esquivel

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Vorrei dire una parola (per me finale) sul caso Bergoglio/Verbitsky/Esquivel.

In Argentina, durante la dittatura, vi furono padri che denunciarono i figli, convinti che una lavata di capo avrebbe fatto loro bene. È successo decine di volte. Oggi i figli sono desaparecidos e molti padri sono morti suicidi, disperati per non aver compreso in tempo la perversione di quel regime che torturava, assassinava, stuprava, faceva sparire i corpi, rapiva i bambini, li privava d’identità in nome dell’Occidente cristiano. Torturava in nome della croce e spesso erano i preti stessi a torturare, uccidere o assolvere con la loro partecipazione chi torturava e uccideva.

Ho sostenuto dall’inizio: se la Chiesa argentina nel suo insieme non può non essere condannata, non può bastare un singolo episodio poco chiaro per condannare il giovane Padre Bergoglio al marchio del complice. In un’ipotetica inchiesta sul caso dei due gesuiti Yorio e Jalics, il provinciale dei gesuiti dell’epoca sarebbe probabilmente rinviato a giudizio, ma poi uscirebbe assolto dal processo.

Ha gioco facile quindi Padre Lombardi a difenderlo, anche se liquidare i critici come “sinistra anticlericale” non gli fa onore. In particolare appare puerile l’ennesimo tentativo di occultare il fatto che troppi, non solo nella curia porteña ma anche Oltretevere, sapevano del genocidio e se non approvarono, di sicuro non mossero un dito. Ci sono le carte. Horacio Verbitsky resta uno dei più scrupolosi giornalisti investigativi al mondo. Emilio Mignone, che è morto e non può difendersi, meriterebbe di essere fatto santo per il ruolo che ha svolto in difesa dei diritti umani in Argentina. Il comunicato dei gesuiti tedeschi firmato Jalics poi, pubblicato in tedesco da un 86enne che non compare in pubblico, dice solo che non commenta il ruolo di Bergoglio, col quale si è poi riconciliato, nel suo sequestro. Anche la dichiarazione di Adolfo Pérez Esquivel (foto), da ieri riportata ovunque (spesso per metà) è chiara e, al di là dei taglia e cuci dei virgolettati di comodo, è espressa qui. Nel passaggio chiave Pérez Esquivel sostiene: «Non considero che Jorge Bergoglio sia stato complice della dittatura ma sostengo che non ebbe il coraggio di accompagnare la lotta per i diritti umani nei momenti più difficili».

Qualcuno può contentarsi dell’assoluzione dal peccato (la complicità), ma vi sono anche le omissioni (il non aver difeso i diritti umani) e ognuno può farsi la propria opinione, sapendo che poi il nuovo papa andrà giudicato per come si porrà rispetto all’America latina di oggi. Per la prima volta nella storia dell’umanità la regione può non essere più vista come periferia anche da chi, per ignoranza o malafede, non ha mai ascoltato i segnali che in questo sito testimoniamo da oltre un decennio. Additare fin d’ora Francesco come un avversario per l’America latina integrazionista non è né utile, né corretto, né saggio. Se poi vi aspettavate un papa favorevole ai matrimoni gay o un Camilo Torres…

Ai dibattiti (o guerre) di religione non si addicono le sfumature di grigio che emergono dalla realtà. Da una parte si cerca di far passare Bergoglio come un Pio Laghi, il nunzio complice che giocava a tennis col dittatore, dall’altra si elimina con un atto di fede, che spesso è convenienza, ogni legittimo dubbio su quello che all’epoca era un quadro medio delle gerarchie cattoliche più compromesse d’America. A quest’ultima parrocchia appartiene il complesso disinformativo industriale che schiera le cannoniere per creare un mood positivo per il mercato dell’opinione pubblica. Fa specie, ma fa perfino piacere, che in questi giorni siano stati restituiti onori al grande premio Nobel argentino Adolfo Pérez Esquivel, trattato finalmente con la deferenza che merita.

Abbiamo memoria: fino a ieri Adolfo era trattato come un vecchio pazzo, indegno di quel premio Nobel inopinato. Nessun giornale mainstream lo avrebbe cercato nel suo umile, polveroso, piccolo studio della Calle Piedras, in pieno San Telmo, con una finestra a una sola anta che dà su un brutto patio interno, per domandargli cosa pensava per esempio del demonio Hugo Chávez (qui la sua lettera dello scorso ottobre) o della lotta per l’integrazione latinoamericana o dei loro monopoli mediatici, quando sostiene che solo “sradicando” tali monopoli mediatici si può avere vera libertà d’espressione. Adesso usano Adolfo, i grandi media: quelli che appoggiarono le dittatura e poi l’impunità (dal Clarín al Corriere della Sera, l’internazionale della disinformazione), umiliandone la statura del lottatore sociale di una vita. Lo usano e lo gettano.

Il fantasma dei desaparecidos che aleggia sulla Chiesa

Padre Lombardi, il direttore della sala stampa del Vaticano, cita il Nobel Perez Esquivel, e tutti a citarlo. Le parole di Esquivel vanno dunque lette con grande attenzione. Ne viene usato solo uno stralcio, ma logica vuole che il discorso sia stato assunto integralmente dal Vaticano, e questo comporta una notizia di straordinaria importanza: l’ammissione, ben oltre le generiche scuse, delle gravissime complicità della chiesa con la dittatura di Videla, Massera e Agosti: ciò che le Madres, le Abuelas e gli organismi per i diritti umani argentini chiedono inutilmente da anni.

Scrive Esquivel: “Celebriamo la nomina del primo Papa latinoamericano nella storia della Chiesa cattolica e la sua scelta del nome portatore di speranza Francesco […]. Speriamo che abbia il coraggio di difendere i diritti dei popoli davanti ai potenti, senza ripetere i gravi errori, e anche peccati, che fece la Chiesa. Durante l’ultima dittatura argentina, i membri della Chiesa cattolica non ebbero comportamenti omogenei. É indiscutibile che ci furono complicità di buona parte della gerarchia ecclesiastica nel genocidio perpetrato contro il popolo argentino, e se anche molti, con “eccesso di prudenza”, fecero gesti silenziosi per liberare i perseguitati, furono pochi i pastori che con coraggio e decisione assunsero la nostra lotta per i diritti umani contro la dittatura militare. Non credo che Jorge Bergoglio sia stato complice della dittatura, ma credo che gli mancò il coraggio di essere vicino alla nostra lotta per i diritti umani nei momenti più difficili […]. Per questo speriamo che non dimentichi le parole del vescovo martire argentino, Monsignor Enrique Angelelli, quando diceva che “dobbiamo dare ascolto con un orecchio al Vangelo e con l’altro al popolo, per sapere cosa ci sta dicendo Dio”.

É strano che un testo di questa potenza venga metabolizzato come nulla fosse. Che ne venga tratto un giudizio di discolpa nei confronti di Jorge Bergoglio, di cui nessuno ha mai detto che sia stato attivamente complice nelle torture e nelle sparizioni. É stato detto, invece, che ha fatto parte di quella condizione di possibilità delle dittature, dove alcuni stanno nei palazzi del potere e altri con la resistenza, con gli ultimi, con i torturati, con gli scomparsi. I cappellani militari confessavano e assolvevano i militari che tornavano dai voli della morte, dopo aver gettato i prigionieri in mare. Bergoglio non è stato condannato da nessun tribunale, ma secondo alcune testimonianze gli si imputa di aver segnalato come sovversivi i sacerdoti Yorio e Jalics, e di aver risposto ai parenti di una ragazza alla quale era stato portato via il figlio di non preoccuparsi, che il bambino stava bene, era in una famiglia per bene. In Argentina, le prigioniere incinta venivano fatte partorire in una sala dell’Esma, e poi gettate in mare. I bambini venivano dati in gran segreto ai militari e ai complici della dittatura: molti di loro ancora oggi non sanno nulla delle loro vere origini.

Quando andai in Argentina per scrivere un libro sulla storia delle Madri, Hebe de Bonafini mi raccontò la storia di un gruppo di donne profondamente cattoliche, che all’inizio della loro tragedia avevano chiesto aiuto alla Chiesa nella ricerca dei propri figli. E mi raccontò il dolore per il ripetuto rifiuto di una parola di conforto da parte dell’allora papa Woytila.

“Dal Papa fummo ricevute per la prima volta nel 1979, ma rimanemmo deluse. Gli portammo le fotografie delle nostre madri scomparse e lui non alzò neanche la mano per prenderle. Poi, nel 1980, andammo in venti madri a Porto Alegre per incontrarlo. Lì ci ricevette di nuovo e disse una frase che ci colpì al cuore: qualcuno dei vostri figli lo tornerete a vedere. Un’affermazione del genere creò in noi tutte un’aspettativa impressionante ma, siccome non tornava nessuno, nel 1983 gli chiedemmo un altro incontro. Andammo io e un’altra madre, e io gli chiesi, Santo padre, perché, con la stessa forza con cui chiede giustizia per la strage di Bologna, non chiede giustizia per i desaparecidos argentini? Lui, anziché risponderci, ci regalò un rosario, uno a me e uno all’altra madre. Santità, gli dissi, di croci ne ho già abbastanza, non ne voglio un’altra, e glielo restituii. Per noi fu un punto di svolta, perché capimmo in modo definitivo che dalle alte gerarchie della Chiesa non avremmo mai avuto nulla. […] Noi Madri abbiamo presentato una denuncia molto dura, in Italia, contro Pio Laghi, ancora senza risposta. Sappiamo che non avremo mai giustizia dal potere, ma vogliamo che la gente capisca che la chiesa non può essere partecipe dell’orrore, della dittatura e del genocidio, perché così diventa una chiesa genocida”. (Le pazze. Un incontro con le Madres di Plaza de Mayo, Bompiani 2005, p.135)

Hebe de Bonafini ha sempre detto, e lo ripete in una nota di oggi sulla home page del sito delle Madres, che la Chiesa è l’unica madre a non chiedere giustizia per i propri figli desaparecidos, poiché a tutt’oggi non si sa nulla della fine di 150 sacerdoti scomparsi durante la dittatura.

Non si tratta di accusare o discolpare Papa Bergoglio di comportamenti criminosi, ma di vedere come le dittature comportino l’istituzione di una “zona grigia”, una complicità fatta di silenzio, indifferenza, piccole e grandi viltà. 

Quello che è successo in Argentina è impossibile da archiviare, ci sono prove ben documentate che le alte gerarchie ecclesiastiche discussero fino a che punto fosse lecito torturare un “sovversivo”, e il limite oltre il quale la tortura costituisse peccato. Chi era lì porta una responsabilità per il proprio silenzio e, una volta ripristinata la democrazia, per il non aver levato inequivocabili e circostanziate parole di denuncia. E’ questo che è in discussione, se ci si presenta nel nome di Francesco ad affermare di voler allargare le braccia ad accogliere gli ultimi. Ma forse, chissà, sarà proprio Papa Bergoglio a invitare le Madres, dopo tanto silenzio; sarà lui il papa che saprà dire parole di umanità e di vera assunzione di responsabilità su quegli anni. Fino ad allora, il fantasma rimosso dei desaparecidos aleggerà sul soglio pontificio.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/19/il-fantasma-dei-desaparecidos-che-aleggia-sulla-chiesa/534879/

 OMICIDI RITUALI OGGI: Gli imputati Papa Francesco Bergoglio, il Superiore Generale dei Gesuiti Adolfo Pachon e l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, sono stati giudicati colpevolistralcio-tradotto-del-post_thumb.jpg di stupro, tortura, omicidio e traffico di bambini. Cinque giudici del Tribunale di Giustizia Internazionale di Bruxelles (ITCCS) hanno stabilito che, i suddetti crimini, si sono verificati di recente e precisamente nel 2010. Dallo scorso marzo, oltre 48 testimoni oculari si sono fatti avanti per testimoniare davanti alla Corte dell’ICLCJ sulle attività degli imputati come membri del culto satanico, "Nono Cerchio"... hanno identificato come autori dei crimini descritti: papa Francesco Bergoglio, Giovanni Paolo II , Joseph Ratzinger la chiesa anglicana la chiesa unita del Canada funzionari della Chiesa cattolica tra cui molti Cardinali il superiore generale dei gesuiti Adolfo Pachon la regina Elisabetta il principe Filippo l’arcivescovo anglicano di Canterbury Justin Welby il Giudice Fulford dell’Alta Corte inglese cardinali e reali olandesi e belga l’olandese principe ereditario Alfrink Bernhard il re Hendrick la regina Guglielmina d’Olanda la regina Beatrice il principe Johan Friso e sua moglie Mabel Wisse Smit funzionari dei governi canadese, australiano, inglese militari della CIA ministri di spicco, giudici, politici e uomini d’affari degli Stati Uniti, Belgio, Olanda, Canada, Australia, Francia, Irlanda e Regno Unito... (da notare che la prima "Massoneria" formata 2000 anni fa dal re ebreo Erode Agrippa e chiamata "Forze Misteriose" fino alla Rivoluzione Francese, quando fu chiamata Massoneria, fu fondata da NOVE soci. Nove furono i soci fondatori dei Cavalieri Templari; nove furono i fondatori dei Gesuiti... il culto satanico ebreo-cattolico è dedicato al "nono cerchio"... https://www.avventismoprofetico.it/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=710#sthash.Rsa567cM.khPLXdFh.dpbs
Fonte http://22faces.com/ - http://itccs.org/ - http://www.morasta.it/testimoni-oculari-confermano-che-papa-francesco-ha-violentato-e-ucciso-bambini/#comment-9634

Argentina, ex dittatore Videla: “Chiesa fornì consulenza per uccisione dei desaparecidos”

L’ex dit­ta­to­re ar­gen­ti­no, Jorge Videla, rivela le pe­san­ti com­pli­ci­tà delle ge­rar­chie ec­cle­sia­sti­che con il regime mi­li­ta­re. In­ter­vi­sta­to in car­ce­re, ha fatto pre­sen­te come l’al­lo­ra nunzio apo­sto­li­co Pio Laghi e l’ex pre­si­den­te della Con­fe­ren­za epi­sco­pa­le di Ar­gen­ti­na Raul Pri­ma­te­sta, as­sie­me ad altri ve­sco­vi, ab­bia­no con­cre­ta­men­te dato al go­ver­no dei gol­pi­sti con­si­gli su come ge­sti­re l’uc­ci­sio­ne dei de­sa­pa­re­ci­dos.

Come già emerso, la Chiesa cat­to­li­ca fin dai primi anni del regime sapeva delle bru­ta­li re­pres­sio­ni di dis­si­den­ti. E man­ten­ne rap­por­ti stret­ti con i mi­li­ta­ri al potere. Ma Videla con­fer­ma non solo questo, ma che la Chiesa offrì i suoi “buoni uffici” al go­ver­no per in­for­ma­re della sorte atroce dei de­sa­pa­re­ci­dos esclu­si­va­men­te quelle fa­mi­glie che aves­se­ro scelto poi di non di­vul­ga­re pub­bli­ca­men­te i cri­mi­ni e di in­ter­rom­pe­re le pro­te­ste.

Negli in­con­tri con i pre­la­ti, anche in epi­sco­pa­to, re­li­gio­si e mi­li­ta­ri si ac­cor­da­va­no per­si­no per ge­sti­re le uc­ci­sio­ni dei de­sa­pa­re­ci­dos, in modo da mi­ni­miz­za­re fughe di no­ti­zie. Tutti nuovi ele­men­ti che con­fer­ma­no ul­te­rior­men­te il lavoro di gior­na­li­sti come Ho­ra­cio Ver­bi­tsky, sulle con­ni­ven­ze pe­san­ti tra Chiesa cat­to­li­ca e regime mi­li­ta­re.

Papa Bergoglio, un surrogato

di  Horacio Verbitsky*

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Sul Trono Apostolico non siederà un vero francescano, ma un gesuita che si farà chiamare Francesco, come il poverello di Assisi. Un’amica argentina mi scrive turbata da Berlino, perché secondo i tedeschi, che non conoscono il suo passato, il nuovo papa è un terzomondista. Che grande confusione.Delle centinaia di chiamate ed email che ho ricevuto, ne scelgo una sola. «Non riesco a crederci. Sono così angustiata e carica di rabbia che non so che cosa fare. Ha ottenuto ciò che voleva. Mi sembra di vedere Orlando nel salotto di casa nostra, qualche anno fa, che diceva: ‘Lui vuole essere Papa’. È la persona più adatta a nascondere il marcio. Lui è un esperto in insabbiamenti. Il mio telefono non smette di suonare, Fito mi ha chiamato in lacrime». La firma è quella di Graciela Yorio, sorella del sacerdote Orlando Yorio, che denunciò Bergoglio come responsabile del suo sequestro e delle torture che ha subito per 5 mesi nell’anno 1976. Il Fito di cui parla. e che l’ha chiamata sconsolato, è Adolfo Yorio, suo fratello. Entrambi hanno dedicato buona parte della loro vita a portare avanti le denunce fatte da Orlando, un teologo e sacerdote terzomondista, morto nel 2000 con l’incubo che ieri è divenuto realtà. Tre anni prima, il suo mostro era stato eletto arcivescovo di Buenos Aires, un avvenimento che preannunciava il resto.

Orlando Yorio non ha mai avuto modo di sentire la deposizione di Bergoglio davanti al Tribunale Orale Federale n. 5. Quella fu la prima volta in cui riconobbe che, dopo la fine della dittatura, seppe che i militari rapivano i bambini. Tuttavia, il Tribunale Orale Federale n. 6, in cui si è svolto il processo per il programma sistematico di sequestro dei figli dei prigionieri-desaparecidos, ha ricevuto documenti in cui si indica che già nell’anno 1979 Bergoglio era perfettamente al corrente della situazione, non solo, ma che addirittura intervenne personalmente, eseguendo un ordine del suo superiore generale, Pedro Arrupe.

Dopo aver ascoltato il racconto dei familiari di Elena de la Cuadra, sequestrata nel 1977, quando si trovava al quinto mese di gravidanza, Bergoglio consegnò loro una lettera per il vescovo ausiliare di La Plata, Mario Picchi, chiedendogli di intercedere davanti al governo militare. Picchi riuscì a scoprire che Elena aveva messo al mondo una bambina, poi regalata a un’altra famiglia.

«Ce l’ha una coppia per bene e non c’è modo di tornare indietro», disse alla famiglia. Dichiarando per iscritto nella causa dell’Esma (la Scuola di Meccanica della Marina), per il sequestro di Yorio e di Franscisco Jalics, che era gesuita come lui, Bergoglio disse che nell’archivio episcopale non c’erano documenti sui desaparecidos.

Tuttavia, il suo successore e attuale presidente della Conferenza episcopale, Josè Arancedo, inviò alla giudice Martina Forns una copia del documento che io stesso ho pubblicato, sulla riunione avvenuta tra il dittatore Videla e i vescovi Raul Primatesta, Juan Aramburu y Vicente Zazpe, in cui parlarono in modo straordinariamente franco del fatto che fosse conveniente o no dire che i desaparecidos erano stati uccisi, perché Videla voleva proteggere chi li aveva assassinati.

Nel suo libro ormai divenuto un classico, Iglesia y dictadura (Chiesa e dittatura), Emilio Miglione citò l’episodio come un paradigma di «pastori che consegnano le loro pecore al nemico, senza difenderle o tentare di recuperarle». Bergoglio mi ha raccontato che, in una delle sue prime messe come arcivescovo, riconobbe Mignone e tentò di raggiungerlo per dargli delle spiegazioni, ma che il presidente e fondatore del Cels alzò la mano facendogli segno di non avvicinarsi.

Non sono sicuro che Bergoglio sia stato eletto per nascondere il marcio che ha ridotto all’impotenza Joseph Ratzinger. Le lotte interne alla curia romana seguono una logica cosi imperscrutabile che i fatti più oscuri possono essere attribuiti allo spirito santo, sia che si tratti delle gestioni finanziarie per cui la Banca Vaticana è stata espulsa dal clearing internazionale, visto che non rispetta le regole anti-riciclaggio di denaro sporco, o le pratiche di pedofilia, in quasi tutti i paesi del mondo, che Ratzinger ha insabbiato attraverso il Santo Uffizio e per le quali ha chiesto perdono come Papa. Nemmeno mi sorprenderebbe che, con il pennello in mano e con le scarpe rotte, Bergoglio iniziasse una crociata moralizzante per imbiancare i sepolcri apostolici.

Quello di cui invece sono sicuro è che il nuovo vescovo di Roma sarà un ersatz, una parola tedesca che è impossibile tradurre e che significa un surrogato di qualità minore, come l’acqua mescolata con la farina che le madri povere usano per ingannare la fame dei loro figli. Il teologo della liberazione brasiliano, Leonardo Boff, allontanato da Ratzinger dall’insegnamento e dal sacerdozio, aveva il sogno che a essere eletto Papa fosse il francescano di origine irlandese Sean O’Malley, responsabile della diocesi di Boston, arrivata al fallimento per i tanti indennizzi che ha pagato ai bambini vessati dai suoi sacerdoti.

«È una persona molto legata ai poveri, perché ha lavorato a lungo in America Latina e ai Caraibi, sempre in mezzo agli indigenti. Questo significa che potrebbe essere un papa diverso, un papa che inizi una nuova tradizione», ha scritto l’ex sacerdote. Sul Trono Apostolico non siederà un vero francescano, ma un gesuita che si farà chiamare Francesco, come il poverello di Assisi. Un’amica argentina mi scrive turbata da Berlino, perché secondo i tedeschi, che non conoscono il suo passato, il nuovo papa è un terzomondista. Che grande confusione.

La sua biografia è quella di un populista conservatore, come lo sono stati Pio XII e Giovanni Paolo II: inflessibili su questioni dottrinali, ma con una certa apertura nei confronti del mondo, soprattutto, verso le masse povere. Quando recita la prima messa in una via di Trastevere o nella stazione Termini a Roma e parla di persone sfruttate e prostituite dagli insensibili potenti che chiudono il loro cuore a Cristo; quando i giornalisti amici raccontano che ha viaggiato in metropolitana o in autobus; quando i fedeli sentono le sue omelie recitate coi gesti di un attore, dove le parabole bibliche coesistono con il parlar franco del popolo, ci sarà chi delirerà per il tanto desiderato rinnovamento della Chiesa. Nei tre lustri che ha trascorso alla testa dell’Arcidiocesi di Buenos Aires ha fatto questo e altro. Ma al tempo stesso ha tentato di unire l’opposizione contro il primo governo che, dopo molti anni, ha adottato una politica favorevole ai settori meno abbienti. Addirittura lo ha accusato di essere aggressivo e di cercare provocazioni, perché per farlo è dovuto scendere a patti con quei potenti attaccati nel discorso.

Adesso potrà farlo su scala più grande, ma non significa che si dimenticherà dell’Argentina. Se Pacelli ricevette il finanziamento dell’Intelligence Usa per sostenere la Democrazia Cristiana e impedire la vittoria comunista nelle prime elezioni del Dopoguerra e se Wojtyla è stato l’ariete capace di aprire il primo buco nel muro europeo, allora il Papa argentino potrà svolgere lo stesso ruolo su scala latinoamericana. La sua passata militanza nella Guardia de Hierro, il discorso populista che non ha dimenticato e con cui addirittura ha abbracciato cause storiche come quella delle Malvinas, gli permetteranno di imporre la direzione a questo processo, per apostrofare gli sfruttatori e predicare la bontà degli sfruttati.

*Per gentile concessione del quotidiano argentino Pagina12.

L’autore, Horacio Verbitsky, è giornalista, scrittore e intellettuale, responsabile della sezione americana di Human Rights Watch. Nel 2005 ha scritto «L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina», nel quale ha raccolto le testimonianze di sopravvissuti e parenti dei desaparecidos. Nel 1995 aveva già pubblicato «Il Volo – Le rivelazioni di un militare pentito sulla fine dei desaparecidos», le confessioni di Scilingo.

Ecco la foto che mostra il futuro Papa con Jorge Rafael Videla, non proprio un santo ma uno sterminatore di popoli.

Videla y Laghi

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Cardinale argentino chiamato in causa per rapimento








DA ASSOCIATED PRESS


 


Un avvocato per i diritti umani ha sporto denuncia penale contro un cardinale argentino citato come possibile contendente a diventare papa, accusandolo di coinvolgimento nel rapimento di due sacerdoti del 1976.


Sabato il portavoce del cardinale Jorge Mario Bergoglio ha definito l'accusa "vecchia calunnia".
La denuncia presentata venerdì in un tribunale della capitale argentina ha accusato Bergoglio, l'arcivescovo di Buenos Aires, di coinvolgimento nel rapimento di due sacerdoti gesuiti da parte della dittatura militare, riporta il quotidiano Clarin. La denuncia non specifica la natura del presunto coinvolgimento di Bergoglio.
Secondo la legge argentina, un'accusa può essere presentata con una soglia di prove molto bassa. Un tribunale decide quindi se c'è motivo di indagare e presentare le accuse.
Le accuse contro Bergoglio, 68 anni, sono dettagliate in un recente libro del giornalista argentino Horacio Verbitsky.
Nel maggio 1976, i sacerdoti Orlando Yorio e Francisco Jalics furono rapiti dalla marina. Sono emersi cinque mesi dopo, drogati e seminudi, in un campo.


All'epoca Bergoglio era il superiore della Compagnia di Gesù dell'Argentina.
http://articles.latimes.com/2005/apr/17/world/fg-cardinal17





Per dare un’idea del personaggio, è sufficiente riportare la testimonianza di Julio Alberto Emmed durante il processo che giudicò il prete colpevole: “Scendemmo verso i tre corpi degli ex sovversivi che in quel momento erano vivi. Li tirano tutti e tre sull’erba, il medico applica due iniezioni cadauno, direttamente nel cuore, con un liquido rossiccio che era veleno. Due muoiono ma il medico dà tutti e tre per morti. Se li carica in una camionetta della Brigada e li porta a Avellaneda. Andammo a lavarci e cambiarci i vestiti perché eravamo macchiati di sangue. Padre Von Wernich si ritirò in un altro veicolo. Immediatamente ci trasferimmo al commissariato di polizia dove ci aspettava il Comisario General Etchecolatz, il padre Christian Von Wernich e tutti i componenti dei gruppi che avevano partecipato all’operazione. Lì padre Von Wernich si rivolge a me in particolare per l’impressione che mi aveva recato il fatto; mi dice che quello che avevamo fatto era necessario, che era un atto patriottico e che Dio sapeva che era per bene del paese. Queste furono sue parole testuali… “.


Cosa c’entra Bergoglio? Nella comunicazione tra l’Ambasciatore e il Segretario di Stato USA – risalente all’11 ottobre del 2007 (sotto) – emerge come la carcerazione di Von Wernich mini “l’autorità morale della Chiesa (in Argentina, nda) – e per estensione del cardinale Bergoglio -“.



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All’epoca della condanna l’attuale Papa era a capo della Conferenza Episcopale Argentina, e proprio in quel periodo l’opinione pubblica fu informata dello scandalo del “cappellano assassino”. A padre Von Wernich fu tuttavia permesso di continuare a dire messa in prigione, suscitando la comprensibile rabbia dei parenti delle sue vittime ai quali Bergoglio non rilasciò mai le scuse formali.



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