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Lettera di Jean-Baptiste Simonini a Barruel

 

L’abate Augustin de Barruel, fu il primo a parlare dei pericoli di una cospirazione giudea mondiale. Nel 1806, egli ricevette da Firenze una lettera da un suo ammiratore, Jean Baptiste Simonini, che parlava di diaboliche sette che stavano preparando la strada dell’Anticristo e richiamava la sua attenzione sulla setta giudaica che per le ricchezze e le protezione di cui godeva in tutti i paesi europei era certamente la più potente. Simonini racconta di molti italiani ebrei e che gli stessi sono infiltrati ovunque in Europa accennando alla relazione tra Massoneria ed ebraismo, esempio ne è l’assemblea convocata da Napoleone nel 1086 tra gli eruditi rabbini che Napoleone aveva chiamato “Grande Sinedrio”.
Barruel fu preoccupato dalle rivelazioni di Simonini e pare avesse affermato privatamente che a pubblicarla si sarebbe corso il rischio di un massacro. Di fatto egli scrisse un testo dove accettava l’idea di Simonini, poi lo distrusse, ma la voce si era ormai diffusa.
Fra le carte lasciate da Barruel si trova la copia fatta da lui d'una lettera a lui indirizzata da Firenze il 5 agosto 1806 e giunta il 20 a Parigi. L'originale come si vedrà fu mandato a Pio VII. Altre copie autentiche ne furono tratte ed inviate a parecchi vescovi. Un corrispondente della Verità trovò una di esse, sono già quindici anni, negli archivi d'un vescovo e ne mandò copia alla redazione il 2 ottobre 1893.
Il vescovo di questa diocesi avea comunicato quel documento nel 1822 ad un celebre convertito e gli aveva scritto nella testata: "N. - Non è necessario di ritornarmi questa copia che M*** m'ha pregato di trasmettervi".
Colui al quale era fatta questa comunicazione, rimise il documento al vescovo il 9 maggio 1822 con una lettera che si trova in originale negli stessi archivi e dove si leggono queste righe: "Ho l'onore di rimettere a V. Altezza le carte che Ella ha voluto comunicarmi, da parte di M***. La lettera di Firenze, riguardante gli ebrei m'era già nota; il Marchese di Montmorency me l'avea mostrata a Parigi...".
Ecco detto documento, esso porta questo Nota bene di Barruel. "Io copio anche i falli di grammatica."
Lettera di Jean-Baptiste Simonini a Barruel, M. Firenze, 5 Agosto 1806.
"Signore, sono pochi mesi che, fortuitamente, fui tanto avventurato d'aver conosciuta la vostra eccellente opera intitolata: Mémoires des Jacobins. L'ho letta; o piuttosto l'ho divorata con indicibile piacere, e ne ho tratto grandissimo profitto e lumi anche maggiori per la mia povera condotta, tanto più che vi ho trovato esattamente dipinte moltissime cose, di cui io fui, nel corso della mia vita, testimonio oculare, ma però senza bene comprenderle. Ricevete dunque, Signore, da un ignorante militare, come sono, le più sincere felicitazioni sulla vostra opera, che si può a buon diritto chiamare l'opera per eccellenza dell'ultimo secolo. Oh! quanto bene avete smascherato queste sette infami che preparano le vie all'Anticristo, e sono i nemici implacabili, non solamente della religione cristiana, ma di ogni culto, di ogni società, di ogni ordine. Ve ne ha una però che voi non avete toccato che leggermente. Forse l'avete fatto a posta, perché ess'è la più conosciuta, e per conseguenza la meno a temere. Ma, secondo me, essa è oggi la potenza più formidabile, se si considera le sue grandi ricchezze e la protezione che gode in quasi tutti gli Stati d'Europa. Voi ben capite, Signore, che io parlo della setta giudaica. Essa sembra del tutto separata e nemica delle altre sette; ma realmente non l'è. In fatti, basta che una di queste si mostri nemica del nome cristiano perché essa la favorisca, la stipendi, la protegga. E non l'abbiamo noi vista, e non la vediamo prodigare il suo oro ed il suo argento per sostenere e guidare i moderni sofisti, i Framassoni, i Giacobini, gl'Illuminati? Gli ebrei, dunque, con tutti gli altri settari, non formano che una sola frazione, per distruggere, se è possibile, il nome cristiano. E non crediate, Signore, che tutto questo sia una mia esagerazione. Io non espongo alcuna cosa che non mi sia stata detta dagli ebrei stessi, ed ecco come: mentre il Piemonte, mia patria, era in rivoluzione, io ebbi campo di frequentare e di trattare confidenzialmente con loro. Essi furono tuttavia i primi a ricercarmi, ed io, siccome allora non ero tanto scrupoloso, finsi di legarmi con loro in una stretta amicizia, ed arrivai a dir loro, pregandoli del più rigoroso segreto, che io era nato a Livorno, da una famiglia ebrea, ma che giovinetto ancora era stato allevato da non so chi; ch'io non sapeva s'io fossi battezzato, e che, quantunque all'esteriore io vivessi e facessi come i cattolici, nel mio interno però, io pensavo come quelli della mia nazione, per la quale sempre avea conservato un tenero e segreto amore. Allora essi mi fecero le più grandi offerte e mi donarono tutta la loro, confidenza; mi promisero di farmi divenir generale, se volea entrare nella setta dei framassoni; mi mostrarono somme d'oro e d'argento, ch'essi distribuivano, egli mi disse, per coloro che abbracciavano il loro partito, e vollero assolutamente farmi il regalo di tre armi decorate dei segni della framassoneria, ch'io accettai per non disgustarli e per impegnarli sempre più a dirmi i loro segreti. Ecco dunque ciò che i principali e più ricchi Ebrei mi comunicarono in varie circostanze:
" Che Manès e l'infame vegliardo della montagna erano usciti dalla loro nazione;
- 2° che i Framassoni e gl'Illuminati erano stati istituiti da due ebrei, dei quali mi dissero i nomi, ma, per disgrazia, mi sono sfuggiti dalla memoria;
-3° che, in una parola, da loro traevano origine tutte le sette anticristiane, che attualmente erano sì numerose nel mondo ch'esse arrivavano a più milioni di persone di ogni sesso, di ogni stato, di ogni rango e di ogni condizione;
- che nella nostra sola Italia esse aveano per partigiani più di 800 ecclesiastici, tanto secolari che regolari, fra i quali molti Parrochi, pubblici Professori, Prelati, qualche Vescovo, qualche Cardinale, e che, fra breve, cui non disperavano di aver un Papa del loro partito; (supponendo che questo fosse uno scismatico, la cosa diviene possibile);
- 5° che parimenti, in Ispagna, essi aveano un gran numero di partigiani, anche nel Clero, benché in questo Reame fosse ancora in vigore la maledetta Inquisizione;
- 6° che la famiglia dei Borboni era la loro più grande nemica; che, fra qualche anno, speravano di distruggerla;
- 7° che per meglio ingannare i cristiani essi stessi si fingono cristiani, viaggiando e passando da un paese all'altro con falsi certificati di battesimo, che acquistavano da certi Curati avari e corrotti;
- 8° ch'essi sperano a forza di danaro e di raggiri ottener da tutti i governi uno stato civile, come lo hanno ottenuto in molti paesi;
- 9° che possedendo i diritti di cittadini come tutti gli altri, essi acquisteranno le case e le terre per quanto sta in loro, e che per mezzo dell'usura giungeranno ben presto a spogliare i cristiani dei loro beni fondiarii e dei loro tesori. Questo comincia ad effettuarsi in Toscana ove gli Ebrei esercitano impunemente l'usura la più esorbitante e fanno immensi e continui acquisti tanto in campagna che nelle città;
- 10° che per conseguenza,
essi si promettevano in meno di un secolo di essere i padroni del mondo, di abolire tutte le altre sette per far regnare la loro, di far altrettante sinagoghe delle Chiese dei Cristiani, e di ridurre il resto di essi ad una vera schiavitù.
"Ecco, Signore, i perfidi progetti della Nazione Ebrea, che io ho inteso colle mie proprie orecchie. Senza dubbio, è impossibile che tutti li possano effettuare, perché sono contrari alle infallibili promesse da Gesù Cristo fatte alla sua Chiesa, ed alle diverse profezie che annunziano chiaramente che questo popolo, ingrato ed ostinato, deve restar errante e vagabondo, nel disprezzo e nella schiavitù, finché arrivi a conoscere il vero Messia ch'egli ha crocifisso, e faccia, nell'ultimo tempo, la consolazione della Chiesa, abbracciandone la fede. Tuttavia essi possono far molto male se i Governi continuano a favorirli, come l'han fatto da molti anni. Sarebbe dunque molto desiderabile che una penna energica e superiore come la vostra facesse aprire gli occhi ai suddetti Governi, e li istruisse a far ritornare questo popolo nell'abbiezione che gli è dovuta, e nella quale i nostri padri più politici e più giudiziosi di noi ebbero sempre cura di tenerli. Per questo, Signore, io v'invito in mio nome particolare, pregandovi di perdonare ad un Italiano, ad un soldato, gli errori di ogni genere che troverete in questa lettera. Io vi auguro dalla mano di Dio la più ampia ricompensa pegli scritti luminosi di cui avete arricchito la sua Chiesa, e ch'Egli ispiri per voi, a chi li legge, la più alta stima ed il più profondo rispetto nei quali ho l'onore di essere, Signore, vostro umilissimo ed obbedientissimo servo. "Giovanni Battista Simonini".
"PS. "Se in questo paese vi posso servire in qualche cosa, e se voi avete bisogno di nuovi schiarimenti sul contenuto della presente, fatemelo sapere, e sarete obbedito".
Note aggiunte da Barruel alla copia di questa lettera:
NB. I. - "Riflettendo, l'oggetto di questa lettera parrebbe incredibile, e, almeno in sana critica, quante prove esigerebbe impossibili ad acquistarsi! Mi son ben guardato dal pubblicare niente di simile. Tuttavia io credetti mio dovere di comunicarla al cardinal Fesch, affinché egli ne facesse presso l'Imperatore l'uso che ne giudicasse a proposito. Altrettanto feci presso Desmaretz perch'egli ne parlasse al capo di polizia se lo credesse utile.
Credo di aver fatto meglio di non pubblicare alcuna cosa di simile.
Comunicando a quelle persone questa lettera, il mio fine era d'impedire l'effetto che poteva avere il Sinedrio convocato a Parigi dall'Imperatore. Essa fece tanto maggiore impressione su Desmaretz in quanto che allora era occupato nelle ricerche sulla condotta degli ebrei, i quali, mi disse, erano in Alsazia assai peggiori che non in Toscana. Egli avrebbe voluto tenere l'originale, io glielo ho rifiutato, riservandomi d'inviarlo al Papa, come feci, pregandolo di fare su Simonini le convenienti investigazioni per saper il grado di fiducia che meritava questa lettera. Qualche mese più tardi S. Santità mi fece scrivere dall'abate Testa, suo segretario, che tutto annunciava la veracità e la probità di colui che m'avea scoperto tutto quello di cui diceva d'essere stato testimonio. In seguito, le circostanze non avendomi permesso di comunicare con Simonini, io ho creduto dover mantenere sull'oggetto della lettera un profondo silenzio, ben assicurato che, se non mi si credeva, tanto meglio era il non aver detto niente.
NB. 2. - All'arrivo del re, gli ho fatto pervenire una copia della lettera.
Per capire quest'odio degli ebrei contro i Re di Francia, bisogna rimontare fino a Filippo il Bello, il quale, nell'anno 1306 aveva scacciato dalla Francia tutti gli ebrei e s'era impossessato di tutti i loro beni. Di qui, in progresso di tempo, causa comune coi Templarii. - Origine del grado di Kadoc.
NB. 3. - Io seppi, per mezzo d'un framassone iniziato ai grandi misteri della setta, che vi sono molti ebrei, sopratutto negli alti gradi.
Tutto ciò che è indicato in questa lettera scritta ai primi giorni dei secolo XIX, non s'è egli avverato, e non è sotto i nostri occhi al principio del secolo XX?
Chi dirà in qual misura si sono cresciute le ricchezze degli ebrei, e qual'influenza esercitano essi oggi in tutti gli Stati d'Europa?
Di più, non è egli evidente ch'essi proteggono, favoriscono, stipendiano tutto quanto è contrario al nome cristiano?
Lo stato civile che loro permette di appartenere nello stesso tempo a due nazionalità, alla loro ed a quella in cui sono entrati, essi l'hanno ottenuto da tutti i governi che hanno accolto presso di loro i principii dell'89.
Noi vediamo anche troppo l'uso che fanno di questa situazione. Se lo sono proposto e lo compiono: spogliare quelli che, sì benevolmente, hanno loro aperte le braccia.
E come lo predicevano, in meno di un secolo, sono divenuti i nostri padroni; essi intraveggono il giorno che saranno i padroni del mondo.
Come volevano, la famiglia dei Borboni è scacciata da tutti gli Stati dov'essa regnava.
Nell'ordine religioso non hanno ottenuto tutto quello che desideravano; ma che non hanno essi mai fatto?
Infine non è sinistramente interessante di raffrontare ciò ch'è detto in questo documento: "fra poco non disperano di aver un papa del loro partito", giacché per questo principalmente è stata costituita l'Alta Vendita, circa venticinque anni dopo l'invio di questa lettera? Si rileggano i sopra citati scritti di Nubius e degli altri congiurati.
Per approfondire:
 
http://utenti.multimania.it/armeria/del_Ap06_PI.html






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